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SITO DI IMPORTANZA COMUNITARIA DEL MONTE SANGIANO

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Di fronte alla dorsale del Monte Nudo [https://ebike-alpexperience.eu/it/b/382/copia-di-i-monti-della-valcuvia], il solco della bassa Valcuvia è definito verso meridione dal Monte Sangiano, ultima propaggine delle Prealpi Varesine a ridosso del Verbano.

La sua forma allungata da NE verso SW riflette direttamente la struttura geologica dell'area, che è caratterizzata da una successione di rocce prevalentemente calcaree, articolata in una cascata di ampie pieghe che si susseguono da NW verso SE.

La geologia

La cresta principale, estesa dal Monte Sangiano vero e proprio sino a San Clemente, è costituita dal dorso di una grande piega convessa verso l'alto - cioè un'anticlinale - mentre la valle del torrente Boito e la dorsale sudorientale che culmina nel Monte Poiano è strutturata su di una parallela piega concava verso l'alto - cioè una sinclinale - che prosegue a oriente strutturando il solco della Valcuvia medio-alta.

Rupi calcaree e cornici scoscese caratterizzano il paesaggio geologico, modellato su bancate di calcari e calcari marnosi con liste e noduli di selce, che risalgono alla fine del Giurassico e al Cretaceo inferiore; bianchi e a grana finissima, si rompono lungo superfici concoidi come una ceramica, giustificando il nome tradizionale di Maiolica con cui sono indicati nelle carte geologiche.

Il cuore della sinclinale, lungo il torrente, racchiude invece marne verdastre del Cretaceo superiore, denominate Scaglia per la loro tendenza appunto a frantumarsi fittamente in scaglie.

Le attività produttive

Sito al margine della pianura varesina fittamente antropizzata, il Monte Sangiano è il luogo degli equilibri e della difficile convivenza fra le attività produttive e una natura ancora in gran parte intatta.

Il fianco destro della valle del Boito e il Monte Poiano sono stati infatti in parte smantellati dalla cava per marne da cemento presente a monte di San Biagio: coltivata con un sistema "per fette orizzontali discendenti", essa si è approfondita negli ultimi decenni contemporaneamente al recupero e rimboschimento dei gradoni più alti, ormai inutilizzati, mentre il ridotto uso di esplosivi, i sistemi di abbattimento delle polveri e un continuo monitoraggio hanno permesso all'attività estrattiva di convivere con l'altra faccia del Sangiano, la sua anima naturalistica, salvaguardata e tutelata dall'omonimo Sito di Importanza Comunitaria (SIC), che abbraccia da tre lati il vallone della cava stessa.

Gli habitat protetti

Anche la vegetazione presente evidenzia un complesso equilibrio fra comunità naturali e associazioni floristiche legate all'azione antropica, queste ultime addirittura di maggior pregio rispetto alle prime.

Date le quote ridotte dell'intero monte, di poco superiori ai 530 m s.l.m., e la sua posizione di fronte alla pianura, le sue condizioni climatiche sono tali da permettere l'insediamento di articolati habitat ricchi di specie termofile, mentre la ridotta idrografia superficiale, tipica dei massicci calcarei, favorisce la presenza di specie xerofile, cioè amanti dei luoghi aridi.

Il bosco di latifoglie, dominato da castagno, orniello e frassino, ha ormai avuto il sopravvento sugli antichi pascoli e prati da sfalcio artificialmente mantenuti; nonostante la loro origine antropica però, i lembi residuali di questi ultimi, arroccati lungo i  sassosi e acclivi versanti sudorientali, costituiscono oggi uno degli elementi di pregio naturalistico dell'area (habitat 6210: formazioni erbose secche): si tratta infatti di praterie a elevata biodiversità, costituite prevalentemente da graminacee (Bromus erectus) e ciperacee (Carex humilis), ma ricche di specie erbacee spesso rare, che danno rifugio a una gran varietà di insetti impollinatori.

Questi prati magri sono a loro volta contornati da una rada boscaglia xerofila dominata da una quercia rara nelle Alpi, il cerro (Quercus cerris); essa presenta caratteristiche tali da proporne la tutela, assimilandola a un altro habitat di importanza comunitaria, la boscaglia a roverella (habitat 91H0: boschi pannonici di Quercus pubescens).

Gli antichi insediamenti

Come molte culminazioni isolate e di particolare fascino, anche il Monte Sangiano apparve sin dall'antichità come "luogo del Sacro": fra le tracce di frequentazione, una delle più antiche è infatti un ossuario in serizzo di età romana ritrovato presso San Clemente. E' invece altomedievale la piccola chiesa omonima, oggi restituita all'originaria forma dopo scavi archeologici approfonditi. Ad aula unica e con abside semicircolare, essa conserva frammenti di pavimento a mosaico forse di età Carolingia, o al massimo del X secolo; resti di affreschi di poco più tardi sono stati inoltre recuperati all'interno.

Custodita da un "romito" sino alla fine del XVIII secolo, essa cadde poi in abbandono, sino ai restauri degli anni '70 del secolo scorso.

Assieme al piccolo villaggio attorno, essa testimonia di un tempo in cui l'Uomo abitava le montagne, sottraendo alle boscaglie magri spazi da coltivare, e traendo dalle pendici sassose le bianche pietre per costruire.

MAPPA