Il Parco delle Incisioni Rupestri di Grosio permette di osservare uno dei gruppi più significativi fra le migliaia di figurette incise - in più fasi successive e con stili diversi - dagli antichi abitatori della Valtellina sulle rocce affioranti lungo tutto il promontorio che si estende dal Dosso Giroldo sino ai castelli Visconti Venosta, a sudest di Grosio: uno sperone roccioso allungato parallelamente al versante, che si innalza per quasi 130 m, costringendo il Torrente Roasco a piegare bruscamente a angolo retto al suo sbocco nella valle dell'Adda.
L'intero dosso è stato modellato nelle filladi - una roccia metamorfica grigia striata da vene quarzose bianche - dall'azione erosiva del Ghiacciaio dell'Adda, che durante il Quaternario ha più volte invaso la Valtellina scendendo sino alla Pianura Padana: non solo le sue forme appaiono arrotondate e allungate secondo il flusso della lingua glaciale, ma le superfici ripulite della cotica erbosa dagli archeologi mostrano lunghi solchi e ondulazioni a fondo arrotondato, ampie sino a parecchi decimetri, a cui si sovrappone una fitta striatura solo localmente interrotta dai livelli quarzosi, più resistenti. E' questo l'aspetto tipico delle cosiddette rocce montonate, risultato del lavorio di incisione operato dai detriti trascinati alla base del ghiacciaio, e premuti contro la roccia da una massa di oltre 1500 m di ghiaccio.
Il percorso museale all'aperto è incentrato sulla grande roccia a dosso di balena che spicca, ben visibile anche dal fondovalle, a lato della sella sopra la Centrale Elettrica di Roasco: nota come Rupe Magna per le sue notevoli dimensioni - 84 m di lunghezza e un'altezza di circa 35 m - essa rappresenta una delle più grandi superfici incise delle Alpi.
Oltre a un gran numero di coppelle - incavi emisferici di pochi centimetri, dal significato ancora dibattuto - e altri elementi simbolici, spiccano qui le numerose figure antropomorfe, singole o in gruppi, e spesso sovrapposte e intersecantesi, a testimonianza di più fasi successive; questo elemento è indicativo del fatto che, come gran parte delle incisioni rupestri note, anche queste dovevano avere una funzione non tanto "artistica" o "decorativa", bensì cultuale: il sito, alto sulla valle e isolato, doveva essere nei primi millenni avanti Cristo una sorta di santuario riconosciuto dalle genti di un ampio circondario, e forse anche dai viandanti che lungo la Valle Poschiavina attraversavano le Alpi sino a qui.
Sulla base degli stili che si succedono nel sito, e per confronto con analoghe incisioni della Valle Camonica, le figure antropomorfe vengono oggi datate a un periodo compreso fra l'Età del Bronzo Medio (metà del II millennio a.C.) - periodo a cui risale anche l'insediamento individuato entro il vicino castello - e l'Età del Ferro (VI secolo a.C.); oltre a scene di caccia, spiccano le tipiche figure di "oranti", con le braccia levate verso l'alto, fra cui di particolare interesse il gruppo dei sei cosiddetti "oranti saltici" - cioè danzanti - con in mano un piccolo scudo e un'arma corta, e di maggiori dimensioni rispetto agli altri, nonché una figura antropomorfa con gambe e braccia collegate direttamente, senza il busto, definita "antropio", presente sia qui che sul soprastante Dosso Giroldo.
Le incisioni di Grosio sono state scoperte a partire dal 1966 da un ricercatore locale, Davide Pace, asportando via via la crosta di muschi e licheni che nascondeva la roccia; ripulite ripetutamente da coperture simili, le superfici mostrano tutt'oggi la tendenza a ricoprirsi di patine nerastre costituite da batteri, alghe, funghi e licheni, e necessitano quindi di una continua cura e tutela.
Il Parco delle Incisioni è raggiungibile salendo a piedi lungo una breve mulattiera che si stacca sulla sinistra subito oltre la Centrale Elettrica, andando vero il centro del paese, e comprende un'esposizione museale dei reperti rinvenuti negli scavi; da esso sono inoltre raggiungibili i due castelli, la cui visita è libera.
Di seguito il pannello illustrativo con i riferimenti del presente punto di interesse che troverete lungo il percorso e allegato in seguito.
Contatti:
Indirizzo: Via San Faustino – 23033 Grosio (SO)
Cellulare: +39 (0) 346 333 1405
E-mail: info@parcoincisionigrosio.it
Il Parco delle Incisioni Rupestri di Grosio permette di osservare uno dei gruppi più significativi fra le migliaia di figurette incise - in più fasi successive e con stili diversi - dagli antichi abitatori della Valtellina sulle rocce affioranti lungo tutto il promontorio che si estende dal Dosso Giroldo sino ai castelli Visconti Venosta, a sudest di Grosio: uno sperone roccioso allungato parallelamente al versante, che si innalza per quasi 130 m, costringendo il Torrente Roasco a piegare bruscamente a angolo retto al suo sbocco nella valle dell'Adda.
L'intero dosso è stato modellato nelle filladi - una roccia metamorfica grigia striata da vene quarzose bianche - dall'azione erosiva del Ghiacciaio dell'Adda, che durante il Quaternario ha più volte invaso la Valtellina scendendo sino alla Pianura Padana: non solo le sue forme appaiono arrotondate e allungate secondo il flusso della lingua glaciale, ma le superfici ripulite della cotica erbosa dagli archeologi mostrano lunghi solchi e ondulazioni a fondo arrotondato, ampie sino a parecchi decimetri, a cui si sovrappone una fitta striatura solo localmente interrotta dai livelli quarzosi, più resistenti. E' questo l'aspetto tipico delle cosiddette rocce montonate, risultato del lavorio di incisione operato dai detriti trascinati alla base del ghiacciaio, e premuti contro la roccia da una massa di oltre 1500 m di ghiaccio.
Il percorso museale all'aperto è incentrato sulla grande roccia a dosso di balena che spicca, ben visibile anche dal fondovalle, a lato della sella sopra la Centrale Elettrica di Roasco: nota come Rupe Magna per le sue notevoli dimensioni - 84 m di lunghezza e un'altezza di circa 35 m - essa rappresenta una delle più grandi superfici incise delle Alpi.
Oltre a un gran numero di coppelle - incavi emisferici di pochi centimetri, dal significato ancora dibattuto - e altri elementi simbolici, spiccano qui le numerose figure antropomorfe, singole o in gruppi, e spesso sovrapposte e intersecantesi, a testimonianza di più fasi successive; questo elemento è indicativo del fatto che, come gran parte delle incisioni rupestri note, anche queste dovevano avere una funzione non tanto "artistica" o "decorativa", bensì cultuale: il sito, alto sulla valle e isolato, doveva essere nei primi millenni avanti Cristo una sorta di santuario riconosciuto dalle genti di un ampio circondario, e forse anche dai viandanti che lungo la Valle Poschiavina attraversavano le Alpi sino a qui.
Sulla base degli stili che si succedono nel sito, e per confronto con analoghe incisioni della Valle Camonica, le figure antropomorfe vengono oggi datate a un periodo compreso fra l'Età del Bronzo Medio (metà del II millennio a.C.) - periodo a cui risale anche l'insediamento individuato entro il vicino castello - e l'Età del Ferro (VI secolo a.C.); oltre a scene di caccia, spiccano le tipiche figure di "oranti", con le braccia levate verso l'alto, fra cui di particolare interesse il gruppo dei sei cosiddetti "oranti saltici" - cioè danzanti - con in mano un piccolo scudo e un'arma corta, e di maggiori dimensioni rispetto agli altri, nonché una figura antropomorfa con gambe e braccia collegate direttamente, senza il busto, definita "antropio", presente sia qui che sul soprastante Dosso Giroldo.
Le incisioni di Grosio sono state scoperte a partire dal 1966 da un ricercatore locale, Davide Pace, asportando via via la crosta di muschi e licheni che nascondeva la roccia; ripulite ripetutamente da coperture simili, le superfici mostrano tutt'oggi la tendenza a ricoprirsi di patine nerastre costituite da batteri, alghe, funghi e licheni, e necessitano quindi di una continua cura e tutela.
Il Parco delle Incisioni è raggiungibile salendo a piedi lungo una breve mulattiera che si stacca sulla sinistra subito oltre la Centrale Elettrica, andando vero il centro del paese, e comprende un'esposizione museale dei reperti rinvenuti negli scavi; da esso sono inoltre raggiungibili i due castelli, la cui visita è libera.
Di seguito il pannello illustrativo con i riferimenti del presente punto di interesse che troverete lungo il percorso e allegato in seguito.
Contatti:
Indirizzo: Via San Faustino – 23033 Grosio (SO)
Cellulare: +39 (0) 346 333 1405
E-mail: info@parcoincisionigrosio.it