La famiglia Antonelli era una delle principali di Maggiora, da molte generazioni impegnata soprattutto nell’attività notarile e nell’avvocatura. Con il periodo napoleonico il padre dell’architetto, fedele sostenitore dei Savoia, fu costretto a lasciare il posto di segretario comunale a Ghemme e rientrò nella nativa Maggiora, per poi spostarsi nel 1809 a Milano dove far studiare i figli. La posizione sociale della famiglia e le importanti parentele nel Novarese, venutesi a creare con i matrimoni delle numerose sorelle di Alessandro, permisero all’architetto di ottenere importanti incarichi (ad esempio a Ghemme e Fontaneto).Il primogenito maschio Antonio (1792-1876) fu avvocato, abile commerciante, e creò una fabbrica di stoviglie; Alessandro (1798-1888) divenne architetto; Ercole (1802-), chirurgo, fu assai stimato professionista e chirurgo dell’Ospedale Civile e Militare di Novara; Giovanni (1805-) divenne geometra ed agronomo; infine Francesco (1815-92) fu impegnato nell’avvocatura.Nonostante la professione portò i fratelli ad abitare altrove, tornavano sovente a Maggiora. Prima di partire per Roma, dove aveva vinto un “pensionato” di sei anni, Alessandro Antonelli progettò nel paese della famiglia la scala d’accesso alla scurolo di S. Agapito, una costruzione lungo il fianco di levante della chiesa parrocchiale, edificata a partire dal 1817 su disegno dell’abate Giuseppe Zanoja. La cripta sottostante aveva portato il pavimento dello scurolo ad altezza superiore al piano della chiesa e la morte aveva impedito alla Zanoja di predisporre la soluzione al problema. Negli anni ’30 intervenne anche nella decorazione interna progettando anche la monumentale arca del Santo.Nel 1832 fu incaricato di predisporre alcuni lavori di manutenzione alle strade ma dopo due anni non aveva fatto ancora nulla. Di fronte al rischio della perdita dell’incarico redasse in fretta un progetto che non si limitava a quanto richiesto ma prospettava una riforma generale della viabilità interna con l’intento soprattutto di migliorarne la percorribilità, resa difficile dalle pendenze molto forti. Nonostante le aspre polemiche l’Antonelli riuscì a condurre a termine i lavori fra il 1835 ed il 1836 con un intervento principalmente sulla piazza principale, che, sono parole sue, «dà maestà alla chiesa, alla piazza ed alle case dei confrontanti, e si porta la massima comodità a tutto il paese».Nel 1888 Crescentino Caselli scriveva: «per dar campo alla sua continua operosità nei mesi estivi di vacanza, e anche per beneficare col lavoro operai e manuali suoi compaesani, tutti gli anni fece lavori intorno alla sua casa paterna, che riformò nella parte vecchia, ingrandì con una manica nuova di pianta, e rese più amena con grandi movimenti di terra nel giardino». Questi importanti lavori alla casa di famiglia, che ben esprime il «raffinamento quintessenziale della forma, elevata a pura poesia» (F. Rosso), pur non completati nel grandioso progetto antonelliano, furono condotti in più anni ma la manica centrale presumibilmente dagli anni ’70. Questa si presenta doppia, di quattro piani fuori terra, affacciata sul giardino e sul viale alberato, con un portico a pian terreno ed una loggia panoramica sulla sommità, di fattura raffinatissima. Ai lati si dipartono altri due edifici più bassi, di differente foggia, che si concludono con due altre costruzioni più piccole, destinate probabilmente a legnaia e deposito attrezzi.Tutto l’edificio a quattro piani, verso il giardino, è caratterizzato da colonne e semicolonne che si concludono con soffitti a volta a botte molto ribassata. Le porte e finestre al piano terra hanno una struttura telescopica con la quale Antonelli ovviò genialmente alla rotazione dei serramenti, impossibile all’interno per le sottilissime pareti. La scala, con i gradini formati da lastre di pietra incastrate nel muro laterale, da accesso ai vari piani attraverso pianerottoli a doppia altezza. Anche la disposizione degli ambienti, delle volte di differente fattura, ed ogni particolare interno ed esterno sono caratterizzati da una estrema pulizia delle linee, così che forma e struttura tendono a quella perfezione che Antonelli ha sempre ricercato in tutte le sue opere.Il figlio di Alessandro, Costanzo (1844-1923), fu ingegnere e collaboratore del padre. A lui si deve la progettazione del cimitero, della quale fu incaricato nel 1882. Sicuramente ebbe dal padre preziosi consigli ed aiuto e formò nel 1887 i disegni definitivi. I lavori terminarono nel 1910, sebbene con modifiche e variazioni.Per inziativa dell’Amministrazione comunale il 7 agosto 1898 venne inaugurato il monumento che ricorda l’illustre architetto, opera dello scultore Giulio Milanoli.