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CIMITERO DI MAGGIORA

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La città di Antonelli

Maggiora, cittadina pedemontana fra il corso del Sesia e quello dell'Agogna, deve la sua fama ad Alessandro Antonelli (1798-1888), architetto figlio di una famiglia notabile del luogo, anche se nato nella vicina Ghemme.

Formatosi a Roma e Milano, la sua opera più innovativa è ormai uno di quegli edifici-simbolo che identificano una città, e che quasi tutti sanno riconoscere: la Mole Antonelliana di Torino, ardita costruzione a pianta quadra e slanciatissima cupola in travi di acciaio e cemento, in origine progettata come tempio ebraico, e successivamente acquistata e completata dal Comune di Torino.

Le opere

Fra gli interessi principali dell'Antonelli vi era però lo studio dell'assetto urbanistico delle città che si affacciavano alla modernità, e che richiedevano la risistemazione di quartieri e centri storici secondo nuovi criteri di linearità e funzionalità: nacquero così i grandi progetti per il cento storico e per il quartiere Vanchiglia di Torino, ma anche la meno appariscente proposta per la piazza principale della stessa Maggiora.

Qui inoltre progettò la scalinata lungo il fianco della parrocchiale che immette allo scurolo di Sant'Agapito, e provvide ad ampliare la grande casa di famiglia, edificio a quattro piani caratterizzato dall'estrema pulizia di linee che è caratteristica di tutta la sua opera, ispirata ad uno stile neoclassico con accenti eclettici.

Il cimitero, eredità del suo stile

La stessa essenziale ricerca di funzionalità, in cui anche i tradizionali ornamenti - colonne, lesene, timpani e archi - divengono parti integranti della struttura dell'edificio, si ritrova nel cimitero di Maggiora, progettato dal figlio Costanzo, anche lui architetto, e completato fra il 1887 e il 1910, traendo frutto dal consiglio e da un'iniziale aiuto da parte del padre Alessandro.

L'ingresso dalle linee neoclassiche rende inconfondibile la liscia facciata, immettendo direttamente davanti alla equilibrata cappella circolare con lanterna che domina l'intero spazio; lateralmente lungo il perimetro, scandito dal ritmo di pilastri e colonne del porticato, spicca invece la tomba di famiglia degli Antonelli, dalle cui superfici murarie in marmo chiaro si staccano i busti in bronzo dell'architetto e dei suoi avi.

L'intero complesso è stato oggetto di un recente restauro, che ha ridato l'originaria nitidezza di linee alla struttura; essa si propone oggi come un esempio di quell'architettura civile di fine '800 che cercava di rispondere ai bisogni comuni della popolazione applicando alle infrastrutture le medesime regole e il medesimo senso dell'equilibrio messo a punto in decenni di ricerca sugli edifici di maggior rappresentanza e spicco.

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