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SIC DEL PASSO DEL FOSCAGNO

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Posto lungo il grande spartiacque fra i bacini del Danubio e del Po, il Passo del Foscagno appare come un'ampia sella arrotondata dall'azione delle lingue glaciali pleistoceniche, posta fra il vallone che scende verso il fiume Spöl, a nord, e quello che confluisce nel torrente Viola Bormina a sudest; ambedue presentano sulle carte topografiche il medesimo nome di "valle di Foscagno", cosa non insolita nella zona - si pensi alle vicine valli "dell'Alpisella" - retaggio di un tempo in cui erano i passaggi, le vie percorribili a destare l'interesse dell'Uomo: ecco quindi che il valico e i suoi accessi divengono un elemento geografico unico, un avvallamento continuo che  interrompe l'impervia linea delle creste.

Lateralmente, il pianoro è racchiuso dalle monotone bastionate rocciose del Monte Rocca (m 2810) a oriente, e del Monte Foscagno (m 2927) a occidente; solo a meridione il versante è profondamente inciso dalla Vallaccia, che dapprima infossata, si apre verso l'alto in un'ampia conca ai piedi del Monte Forcellina (m 3087).

Ad esclusione del fondovalle percorso dalla Statale 301, tutta l'area è fra le più impenetrabili e selvagge della zona, ricca di habitat naturali incontaminati che offrono rifugio a faune ormai rare; per tale motivo è tutelata - a partire dai 2100 m circa sino alle vette più alte - come Sito di Importanza Comunitaria (SIC), caratterizzato da ambienti alpini d'alta quota sviluppati su rocce metamorfiche silicee.

I versanti attorno al passo sono ammantati da bassi arbusti legnosi (habitat di interesse comunitario 4060 - Lande alpine e boreali), fra i quali domina il Rododendro dalle spettacolari fioriture; delle due specie note, R. ferrugineum e R. hirsutum, è presente qui solo il primo, dalle foglie prive di peli e tipico dei suoli acidi sviluppati su rocce silicee; a esso si accompagna alle quote più basse il pino mugo, più alto e dai rami contorti, mentre sul versante esposto a sud compare spesso il ginepro nano. Sparse chiazze di azalee alpine (Loiseluria procumbens) e di mirtilli (Vaccinium myrtillus) si alternano poi ad aree disboscate e adibite a pascolo, fra cui affiora qua e là la nuda roccia.

Salendo a quote maggiori, queste formazioni lasciano il posto a plaghe via via più vaste di prateria alpina propriamente detta (habitat 6150 - Formazioni erbose boreo-alpine silicicole), qui dominata da una particolare specie di carice, Carex curvula, a cui si associa il Trifolium apinum e numerose erbacee dalle belle fioriture.

Specie rare, caratteristiche degli ambienti più estremi, fra la nuda roccia, le pietraie e il margine dei nevai, arricchiscono il campionario floristico dell'area, spingendosi nella Vallaccia sino ai grandi blocchi rocciosi - ammassati a proteggere un residuo nucleo di ghiaccio - che costituiscono il rock-glacier del Foscagno.

Molto interessanti, e più facilmente esplorabili, sono anche gli ambienti attorno al valico. Qui l'erosione ha modellato, sui teneri micascisti spesso fittamente pieghettati, un paesaggio di dossi e depressioni, entro cui si annidano numerosi laghetti e ben nove piccole torbiere, caratterizzate dagli eriofori con i loro fiori a piumino bianco e da svariate specie di carici (habitat 7140 - Torbiere di transizione e instabili), tutti rifugi ideali per la Rana temporaria.

In punti isolati è poi presente un particolare ambiente, considerato di interesse prioritario a livello di Comunità Europea per la sua elevata biodiversità accompagnata a un'elevata instabilità: si tratta del nardeto (habitat 6230 - Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane), una prateria pascolata - quindi legata all'uso antropico del territorio - in cui le condizioni del suolo consentono lo sviluppo di ricche associazioni floristiche dominate da Nardus stricta, ma che vengono facilmente e rapidamente invase dagli arbusteti non appena il pascolo viene abbandonato.

Fra le numerose specie di vertebrati di interesse comunitario, infine, è sicuramente da ricordare la pernice bianca (Lagopus muta), un tetraonide sempre più raro in tutto l'arco alpino, e che proprio in questa zona e nelle vallate limitrofe trova l'habitat ideale per riprodursi; nidifica infatti al suolo, in genere al riparo di un masso, e richiede quindi zone selvagge e scarsamente frequentate, prive di elementi di disturbo, quali sono appunto i versanti attorno al Passo del Foscagno.

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