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 Imponente esemplare, spicca tra altri due cedrus deodara di minori dimensioni e due Ginkgo biloba; lo si può ammirare nella parte terminale del lungolago che dal centro di Como porta a Villa Geno.Davvero degne di nota le grandi dimensioni e la splendida posizione.Caratteristiche principali:Nome comune: Cedro dell'HimalayaGenere: CEdrusSpecie: Cedrus deodara (D.Don) G.DonEtà presunta: 100-200 anniCirconferenza: 560 cmAltezza stimata: 25 mtDiametro medio della chioma: 17 mt 
La chiesa di S. Michele sorge su una collina poco sopra l'abitato di Mombello. Ai piedi si distende il vasto panorama del bacino centrale del Lago Maggiore.La denominazione popolare dell’oratorio è S. Michele alla Rocca: qui, infatti, doveva sorgere una fortificazione assai articolata, comprendente di certo una seconda chiesa, scomparsa nel XVI sec. (S. Nazaro), e risalente, forse, a prima del X sec.L'edificio sacro attuale è frutto di una ricostruzione pressoché totale della "parva" chiesetta antica, con aula unica, scandita in campate e coperta di volte, e semplice facciata a capanna, con murature rimaste a vista. L'interno è gradevole per decorazione affrescata, recuperata durante recenti interventi, che culmina nella fastosa cornice dipinta dell'altare maggiore.Una lunga iscrizione in controfacciata ricorda il voto fatto dalla comunità in occasione della "peste manzoniana", ossia di ripristinare l’antico luogo di culto una volta superata la terribile ondata pestilenziale del 1630, e la lunga fase che portò all’avvio effettivo delle operazioni solo nel 1727.Qualche settore delle murature più antiche fu risparmiato, come anche l'orientamento canonico a est dell'altare maggiore. All’esterno della chiesa merita attenzione una mensa di pietra. Il manufatto fu segnalato una prima volta dal card. Ildefonso Schuster, che lo assegnò a età longobarda. Quindi, nel 1968, fu trasportato nel costituendo Museo Diocesano.Tornò in S. Michele nel 1979 ed è oggi identificato come probabile adattamento cristiano di una precedente ara romana. Ne manca la possibilità di stabilire una relazione precisa coi luoghi, ma rimane una viva testimonianza, insieme ad altre radunate nelle chiese di Mombello, dell’antichità e solidità della tradizione cristiana nella località.
L'alpe San Michele, nonostante superi di poco gli ottocento metri d'altitudine, è senza dubbio uno tra i più punti panoramici più belli del Lago Maggiore, in un area geografica nevralgica, dove Valcuvia e Valtravaglia si fondono.La località San Michele, negli anni passati, era stazione d'alpeggio e faceva parte del territorio comunale di Musadino con Ligurno, dove malghe, pascoli e prati magri si alternavano a fitti boschi di castagno.Oggi, questo incantevole lembo di terra è parte del comune di Porto Valtravaglia, ed è un ideale punto di partenza per passeggiate che abbracciano il monte Colonna o per escursioni di trekking.Vari sono gli itinerari percorribili, da Muceno o da Arcumeggia, lungo la Via Verde Varesina, oppure seguendo uno spettacolare itinerario circolare che permette di raggiungere il Monte Colonna, con un cammino di circa quattro ore, in una cornice paessagistica che offre ampie vedute panoramiche sul Lago Maggiore.Tra boschi di faggio, si superano i 1200 metri d'altitudine, con una veduta a dir poco mozzafiato, che spazia dal terreno pianeggiante del Varesotto e dell'altomilanese, alle vallate dell'alto Verbano, tra piccoli borghi prealpini che si mescolano a boschi e lago.
La cascata della Froda è un luogo incantevole, immerso nei boschi della Valtravaglia. il luogo circostante andrebbe valorizzato ed il sentiero per raggiungerla sia dalla strada principale che dai sentieri nel bosco andrebbe sistemato. la cascata in ogni stagione ha un suo particolare fascino.Il sentiero che porta alle cascate parte da Nasca, frazione di Castelveccana a poche decine di metri dal Lago Maggiore. Giunti in paese si segue la strada per Sant’Antonio, fino a trovare, dopo circa 1 Km, il cartello con l’indicazione cascata della Froda, sulla destra.Il sentiero per arrivare alle cascate dura circa 30 minuti ed è piacevolmente immerso nella vegetazione. Caratteristici sono la vecchia costruzione della riserva per l’allevamento delle trote e i nove mulini lungo il torrente. Dopo aver attraversato uno stretto ponticello in ferro, si arriva a un suggestivo anfiteatro scavato nella roccia dalle acque che scendono dal Monte Cuvignone dopo un salto di quasi cento metri.
Le cascate dell´Acquafraggia si trovano a Borgonuovo e le parti visibili anche dalla strada sono solamente le più suggestive, ma non le uniche.Il bacino dell´Acqua Fraggia è situato all´imbocco ovest della Val Bregaglia.Il torrente omonimo nasce dal pizzo di Lago a 3050 msm, in un punto di spartiacque alpino dal quale scendono fiumi che sfociano nel mare del Nord, nel mar Nero e nel Mediterraneo. Scendendo verso il Fondovalle percorre due valli sospese, ambedue di origine glaciale, l´una sui duemila e l´altra sui mille metri di altitudine. L´Acqua Fraggia forma quindi una serie di cascate, di cui quelle più in basso, con il loro doppio salto sono solo le più suggestive. Si capisce così l´origine del nome Acqua Fraggia, da "acqua fracta", cioè torrente continuamente interrotto da cascate.Le cascate, con il loro maestoso spettacolo, impressionarono pure Leonardo da Vinci che "trovandosi a passare per Valle di Ciavenna" ne ammirò la bellezza selvaggia e le menzionò nel suo "Codice Atlantico": "Su per detto fiume (la Mera) si truova chadute di acqua di 400 braccia le quale fanno belvedere...".Dalla sommità delle cascate si percorre un sentiero attrezzato tra castagni, ginestre e rocce; di qui è possibile ammirare da vicino questo stupendo spettacolo naturale, unico nel suo genere per bellezza e imponenza. Una breve deviazione sulla destra porta ad un ampio terrazzo, a pochi metri dal fragoroso turbinio delle acque.Si ha qui la sensazione di essere "dentro" la cascata stessa, di farne parte, tantosono forti il rombo e i forti spruzzi di acqua e di luce.Geologicamente la zona è interessata dalla unità Tambò del pennidico medio, con gneiss biotitici, generalmente a grana fine. Nel settore botanico rilevanti sono gli ontani, l´abete bianco e la flora rupicale, tra cui la rara Oplimennus undulatifolia, l´erica arborea e, in un suggestivo castagneto alla base delle cascate, un esteso tappeto di Allium ursinum. Ma va segnalata anche una felce, la pteris cretica, che qui trova la stazione europea più settentrionale grazie alla costante nebulizzazione dell´acqua della doppia cascata.Sulle sponde del torrente, circa a quota mille, sorgono i paesi di Savogno e Dasile.Più in basso, a quota 558, il villaggio di Cranna.Caratteristiche del parcoLe cascate dell´Acquafraggia costituiscono un complesso naturale imponente.Allo splendido assetto paesaggistico si somma il grande interesse geologico presentato dalla sua origine e le conseguenze ambientali che ne sono derivate.Le due imponenti cascate, ben visibili da lontano, rappresentano un tipico esempio di escavazione glaciale ad "U" nella valle principale (la Valchiavenna), che ha lasciato "pensili" gli affluenti, che vi precipitano mediante un poderoso salto.Sulle pareti della roccia, e principalmente al suo piede, cresce una flora rupicola particolare, favorita dal microclima che la nebulizzazione dell´acqua, cadente dalle cascate, determina.Di eccezionale interesse è la presenza di una rara felce (Pteris cretica) che qui trova la sua stazione europea più settentrionale; frequenti erica arborea e altre specie. Al piede, sui prati non falciati, è presente la rara Oplismennus undulatifolia. Lateralmente alle cascate vi è un bellissimo castagneto con tappeto ad Allium ursinum.Non sono state svolte ricerche faunistiche ma si presume che il microclima particolare, determinato dalle cascate, possa ospitare una fauna, specialmente micro e mesofauna, di particolare interesse. Non si nutrono eccessivi timori per la conservazione di questo interessante fenomeno naturale fatte salve le minacce, periodicamente incombenti, di captazione delle acque a monte.È in corso di attuazione la valorizzazione didattico-conoscitiva dell´area, mediante la predisposizione di sentieri di percorrenza e di piazzole per la migliore osservazione delle cascate. Contemporaneamente sono stati avviati interventi per la manutenzione conservativa della vegetazione nell´area circostante.È opportuno sottolineare l´importanza che le cascate rivestono, dal punto di vista didattico, quale completamento della notevole rassegna di fenomeni glaciali diversi, presenti nella zona di Chiavenna.L'ambienteGeologicamente la zona è interessata dalla unità del Tambò del pennico medio, con gneiss biotitici, generalmente a grana fine.Nel settore botanico rilevanti sono gli ontani, l´abete bianco e la flora rupicale, tra cui rara Oplimennus undulatifoglia, l´erica arborea, e in un suggestivo castagneto alla base delle cascate, un esteso tappeto di Allium Ursinum.Ma va segnalata anche una felce, la pteris cretica, che qui trova la stazione europea più settentrionale grazie alla costante nebulizzazione dell´acqua della doppia cascata.Sulle sponde del torrente, circa a quota mille, sorgono i paesi di Savogno e di Dasile permanentemente abitati a partire dal secolo XV allorché l´aumento della popolazione, l´insalubrità e l´insicurezza del piano spinsero ad abitare i nuclei di mezza costa. Essi sono raggiungibili da Borgonuovo percorrendo una mulattiera formata da oltre duemila gradini, che tocca dapprima gli interessanti nuclei delle stalle dei Ronchi e dei crotti di Savogno (nel primo nucleo, di particolare rilievo il mastodontico Torchio da vino).Gli itinerari escursionistici delle CascateIl Monumento Naturale della Cascate dell´Acquafraggia, offre la possibilità di godere dell´affascinante spettacolo di questo angolo di natura ancora selvaggia nel cuore della Bregaglia italiana.Un percorso attrezzato all´interno del parco permette di conoscere da vicino l´ambiente che circonda le cascate con rigogliosa vegetazione e rocce scure, ammirando, dalle terrazze panoramiche lungo il sentiero, la vista sull´intera vallata fin verso la piana di Chiavenna.Diversi itinerari escursionistici hanno come punto di partenza le Cascate dell´Acquafraggia.Il principale è la caratteristica mulattiera che sale all´antico borgo di Savogno con lenti tornanti. Il percorso è interessante dal punto di vista storico-culturale, perché fa rivivere momenti di storia delle genti di montagna. Savogno può essere raggiunto attraverso la variante del "sentiero di Pigion", che da S. Abbondio (Crotti della Cànoa) sale in diagonale fino a congiungersi con la mulattiera, e anche da Villa di Chiavenna (crotti di Motta), attraversando a mezza costa la Bregaglia fra i boschi di castagni e betulle.A Savogno si trova un´accogliente rifugio, base di partenza per escursioni verso il vicino borgo di Dasile e per raggiungere gli alpeggi di Corbia e di Lago dell´Acquafraggia. Gli itinerari in quota affrontano le traversate dei passi alpini sovrastanti che portano alle mete di Avero e della Valle di Lei.Savogno è tappa importante all´interno dell´itinerario storico escursionistico Via Bregaglia, che si snoda tra Italia e Svizzera, con partenza da Chiavenna ed arrivo al passo del Maloja.Una segnaletica orizzontale e verticale (bandierina bianco-rossa e frecce di indicazione con relativi tempi di percorrenza) caratterizza la rete di sentieri di fondovalle, di mezza costa e in quota.Gli insediamenti rurali di Savogno e DasileBorgonuovo è il punto di partenza per raggiungere Savogno (932 m, comune di Piuro). Fino agli anni ´60 era abitato tutto l´anno. Oggi vi si sale solo d´estate o nelle festività sia per l´utilizzo del maggengo e dell´alpeggio, sia per un tipo di villeggiatura che si è sviluppato tra chi apprezza soprattutto la solitudine dei luoghi e un intatto ambiente naturale.Per raggiungere Savogno non esiste strada carrozzabile, ma una lunga gradinata che si arrampica tra i castagni della fiancata aspra del monte. Si sale per circa 10 minuti mantenendosi sempre nel bosco, in vista del torrente. Una mulattiera devia, poi, verso est e conduce a un ampio spazio disboscato di elevata pendenza dove minuti terrazzamenti a vite e prati invasi dai rovi circondano numerose baite, in parte costruite in legno. Le tracce di un precedente utilizzo agricolo intensivo diventano sempre più evidenti risalendo l´erto pendio sopra le case. Riprendono i gradini che continuano, con tratti ripidi, fino ad affiancare, intorno ai 600 m di quota, la spaccatura da cui precipita l´Acqua Fràggia. Con una certa fatica, ma in tempo relativamente breve, si raggiungono gli 800 m: qui la vegetazione cambia e, benché continui il predominio del castagno, compaiono i primi abeti, i larici, le betulle. Fino al ripiano di Savogno, questa singolarissima strada a gradini, con ripiani accuratamente acciottolati, si snoda quasi sempre all´ombra degli alberi.La chiesa di S. Bernardino, consacrata nel 1465, fu ristrutturata nel ´600. Ha semplici linee e un´unica navata. Assai panoramico il sagrato, dove c´è tra l´altro un monumento a don Luigi Guanella che fu parroco del luogo. All´interno vi sono due tele: una di Francesco Prevosti, raffigura la Madonna del Rosario tra i SS. Antonio e Bernardino (1882), l´altra il Giudizio Universale. Il campanile, con cella ripartita su ciascun lato da una snella colonnina a rocchi in pietra ollare e con cupola conica, reca scolpita sull´architrave dell´ingresso la data 1485. È una delle poche torri campanarie che in Valchiavenna abbia conservato la sua struttura originaria.Si ritrova a Savogno una dimensione insediativa eccezionale nell´armonia di strutture architettoniche molto interessanti. Alle spalle dell´antica chiesa, si vedono la casa parrocchiale ad archi di linea cinquecentesca e, l´una addossata all´altra, le rustiche case tutte a balconate in legno, molte con freschissimi colori intorno alle finestre e sulle stesse facciate in pietra. Disposte a scala su un versante che si fa subito ripidissimo, le baite formano un quadro d´insieme di unità singolare, costituendo un villaggio che è uno degli esempi più interessanti e caratteristici di architettura rustica. In basso, accanto al torrente c´è il cimitero ornato di vecchie scritte suggestive.Proprio sotto il ripiano del paese, il torrente scende a cascata in una forra profonda. Un ponte lo supera e un sentiero prosegue verso occidente sino a incontrare la contrada di Dasile (1032 m - 30 min. da Savogno) ove è la chiesetta dedicata a S. Giovanni Battista, eretta nel 1689 con l´aiuto degli emigrati a Venezia, in una posizione assai panoramica.Appena sopra le case di Savogno si innalza la punta del monte Rosa, anticima del poderoso monte Saragiolo, ben visibile dal fondovalle della Mera. All´altezza di Savogno e di Dasile ha inizio la soglia sospesa della valle dell´Acqua Fràggia che, stretta e profonda, a questo punto si va allargando e ramificando man mano si sale; nell´ultima parte è ricchissima di alpeggi fino al lago omonimo (2043 m) e alla testata.Da Savogno si può raggiungere la val di Lei attraverso l´omonimo passo (2660 m) e la strada, un tempo, era piuttosto frequentata poiché la valle, di proprietà del Comune di Piuro, era sede di numerosi alpeggi.Savogno è ora dotato di un accogliente rifugio, ideale per piacevoli soggiorni e quale base per interessanti passeggiate nei dintorni o per più impegnative traversate ed escursioni ai passi alpini ed alle vette circostanti.Il Villaggio di CranaUn centinaio di metri sopra Cortinàccio (Prosto di Piuro) vi è il terrazzo di Cranna (o Grana - 558 m), da cui sono visibili gran parte della Val Bregàglia italiana, l´abitato di Chiavenna e parte del piano. Subito ai piedi del terrazzo di Cranna sorge il Palazzo Vertemate Franchi, di cui si ha una veduta d´insieme, con l´orto, il giardino e la vasta selva a castagneto.Cranna nel 1765 contava 126 ab. che si ridussero nel 1931 a 55.La località è interessante per la posizione panoramica su Chiavenna, per la felice esposizione al sole e per certe tipologie di architettura spontanea. La Chiesa di S. Giuseppe è sorta nel 1674 al posto di una precedente cappella a protezione dai lupi che infestavano la zona. Un secolo dopo veniva nuovamente ingrandita e ristrutturata. La chiesa, appena più in basso rispetto alla via pubblica, ha una semplice facciata con finestrella-rosone sopra il portale datato.Il piccolo campanile a due archi si eleva sulla falda destra, verso valle, e sembra sorvegliare il cimitero posto sullo strapiombo.Fonte dati: Consorzio Turistico Valchiavenna
Situato all'imbocco di Valtellina e Valchiavenna, il "Pian di Spagna" è un'ampia spianata che unisce il Lago di Mezzola con il Lago di Como, creando un'area umida di grande interesse naturalistico nelle province di Sondrio, Lecco e Como.Questo luogo è un paradiso per gli uccelli, offrendo un ambiente ideale per la nidificazione di molte specie. Gli amanti della natura possono trascorrere piacevoli giornate qui, godendo della tranquillità e della vicinanza alle rinomate località turistiche.La riserva naturale del Pian di Spagna - Lago di Mezzola ha una storia geologica recente. In epoca romana, il Lago di Como e il Lago di Mezzola erano un unico corpo d'acqua. Solo in seguito, a causa dei materiali trasportati dalle alluvioni dell'Adda, si è formato l'attuale Pian di Spagna. Il canale del Mera ha mantenuto la comunicazione tra i due laghi, ma le frequenti alluvioni causavano problemi alle comunità locali. Tuttavia, nel 1858, un grande progetto di bonifica ha portato al rettificamento e alla canalizzazione del bacino dell'Adda, sfociando direttamente nel Lago di Como. Questo intervento ha notevolmente migliorato la situazione idrogeologica, ma sono stati eseguiti ulteriori sforzi di bonifica nel corso degli anni.Oggi, la riserva copre un'area di 1.500 ettari e rappresenta un mosaico di elementi naturalistici e zone recuperate all'agricoltura e al pascolo. Le tre componenti principali sono le aree palustri e umide con vegetazione naturale, il lago e i campi coltivati.La flora della riserva è varia e comprende canneti di cannuccia di palude e tifa maggiore. Sono presenti anche ninfee e nannuferi nel canale Borgofrancone e zone con cariceti sulle sponde meridionali del Lago di Mezzola. Il paesaggio prosegue con boschetti di diverse specie arboree e prati ricchi di trifoglio, frequentemente visitati dai venti autunnali e primaverili.La fauna è altrettanto diversificata e comprende varie specie di pesci nelle acque dei canali e dei laghi. Le aree umide sono popolate da rane e rospi, mentre tra i mammiferi si possono trovare lepri, volpi, pipistrelli e piccoli roditori come il topo selvatico. La riserva è anche un importante rifugio per uccelli migratori e stanziali, ospitando ben 200 specie diverse, tra cui il rarissimo pettazzurro, il martin pescatore, la balia nera e la balia dal collare.La gestione della Riserva Naturale Pian di Spagna - Lago di Mezzola è stata avviata nel 1988, quando fu costituito il Consorzio tra le Comunità Montane Alto Lario Occidentale, Valchiavenna e Valtellina di Morbegno. Grazie a questo Consorzio, nel 1996 è stato redatto un piano di gestione della Riserva, che ha contribuito alla sua protezione e valorizzazione.La Riserva Naturale del Pian di Spagna è un'importante area protetta, riconosciuta anche a livello internazionale dalla Convenzione di Ramsar, per la salvaguardia delle zone umide e degli habitat degli uccelli acquatici. Questa meravigliosa area naturale continua a essere un luogo di grande interesse per gli amanti della natura e per coloro che desiderano scoprire e apprezzare la ricca biodiversità che essa ospita.Contatti:Telefono: + 39 0344 84251e-mail: info@piandispagna.it 
Il Parco botanico-archeologico del Paradiso è una gemma situata nell'estremo orientale di Chiavenna, composto da due affascinanti colli: il "Paradiso" e il "Castellaccio". La loro magnifica posizione panoramica permette di godere di splendide viste sia sulla città sia sul territorio circostante. Questo prezioso parco è incluso nella vasta area protetta della riserva naturale "Marmitte dei Giganti" ed è parte integrante del Museo della Valchiavenna.Risalente al 1955, il Parco del Paradiso è stato creato con l'obiettivo di preservare il ricco patrimonio naturale e archeologico della zona. I due colli, separati dalla profonda spaccatura della "Caurga", sono collegati da una suggestiva passerella e sono attraversati da una rete ben sviluppata di sentieri, facilitando la visita e la scalata alle loro vette.Le attrattive del Parco sono numerose e rendono la visita davvero indimenticabile. Qui si possono ammirare straordinarie formazioni ambientali, con rocce levigate, arrotondate e scavate dall'esarazione glaciale, tra cui spiccano le famose "marmitte" o catini glaciali, canali d'erosione e rocce montonate. La varietà botanica è altrettanto notevole, con fiori e piante, alcune delle quali rare, insieme a specie esotiche, il tutto arricchito da un percorso botanico didascalizzato.L'aspetto archeologico e storico del Parco è altrettanto affascinante, con resti di vecchie mura e della rocca, manufatti artistici e architettonici realizzati con pietra ollare e pavimentazioni in "botòn". La "Caurga" e il "Torrione" sono particolari punti di interesse all'interno del Parco, con quest'ultimo che ospita la sezione naturalistica del Museo della Valchiavenna, dedicata all'ambiente naturale della valle.Il Museo archeologico della Valchiavenna, situato presso lo stabile "Caurga", è una tappa fondamentale della visita al Parco. Esso rappresenta un laboratorio dove gli appassionati possono immergersi nel passato e scoprire reperti e testimonianze delle civiltà che hanno popolato questa valle. Le esposizioni sono ben curate e illustrano la storia della Valchiavenna nella Preistoria, durante l'epoca romana, l'importanza della pietra ollare come risorsa locale e le trasformazioni avvenute tra il tardo antico e l'Alto Medioevo.Il Museo, oltre ad essere un luogo di apprendimento e approfondimento per gli adulti, è concepito per coinvolgere anche i più giovani. Colorati disegni rappresentano ambienti antichi, con scene di vita quotidiana e le attività degli abitanti di Chiavenna di un tempo.Il percorso espositivo del Museo è diviso in quattro sezioni, ciascuna contraddistinta da un colore specifico per facilitare la visita e l'orientamento dei visitatori.Il Parco botanico-archeologico del Paradiso è un luogo di grande valore culturale e naturalistico per la Valchiavenna. Grazie all'associazione "Amici del Paradiso di Chiavenna", che collabora attivamente con la Comunità Montana della Valchiavenna, il Parco è promosso e valorizzato per garantire una fruizione consapevole e sostenibile di questa straordinaria area protetta.Contatti:Telefono: +39 0343 37485e-mail: consorzioturistico@valchiavenna.com 
Il Parco delle Marmitte dei Giganti è una riserva naturale di grande interesse situata poco fuori dall'abitato di Chiavenna, sulla pendice del complesso montuoso che delimita l'estremità superiore della Valchiavenna e l'inizio della Val Bregaglia. Questo parco è un tesoro naturale e geomorfologico, offrendo paesaggi di straordinaria bellezza e ricche testimonianze storiche e preistoriche.L'area è facilmente accessibile seguendo antiche mulattiere e sentieri che un tempo conducevano alle cave di pietra ollare. Questa riserva naturale è famosa per le "Marmitte dei Giganti", pozzi glaciali di dimensioni e forme diverse, creati dall'azione erosiva dell'acqua e dei detriti trasportati dai torrenti che scorrevano sopra l'antico ghiacciaio della Valchiavenna durante l'ultima glaciazione.Il territorio presenta una varietà di aspetti paesaggistici, tra cui i panorami delle sommità dei dossi rocciosi con vista sulle cime innevate dei monti circostanti, i borghi antichi, e la maestosa Cascata dell'Aquafraggia.La vegetazione del parco comprende varie specie autoctone, tra cui il castagno, il carpino, il frassino, l'acero di monte e il ciliegio, ma sono anche presenti alcune varietà esotiche spontaneizzate, come la robinia pseudoacacia e la quercia rossa.Un aspetto interessante del parco è la presenza di numerose incisioni rupestri su rocce levigate, antiche cave e massi isolati. Queste testimonianze riflettono la plurisecolare presenza umana nella zona e le sue esigenze comunicative attraverso segni, simboli e grafie di vario tipo.La pietra ollare è un materiale di grande rilevanza storica ed economica per la regione. Questa roccia più tenera, appartenente alle "Pietre Verdi di Chiavenna", è stata utilizzata per secoli per la produzione di recipienti in pietra ollare, noti come "laveggi", usati per cuocere alimenti sin dall'età del ferro.L'attuale aspetto geomorfologico del territorio è il risultato dell'azione erosiva dei ghiacciai, che hanno lasciato terrazzi orografici, dossi rocciosi, pareti verticali, forre, e le caratteristiche Marmitte dei Giganti. Questi pozzi glaciali rappresentano un fenomeno unico e spettacolare che testimonia l'antica presenza dei ghiacciai nella regione durante le glaciazioni quaternarie.Inoltre, l'area è caratterizzata dalla presenza di frane costituite da grandi massi di "Pietre Verdi", frammenti dell'antica crosta oceanica del bacino della Tetide sviluppatasi circa 150 milioni di anni fa. Queste frane furono causate dal venir meno del sostegno laterale del corpo glaciale circa 15.000 anni fa. Le anfrattuosità formatesi all'interno di queste frane hanno generato spiragli d'aria a temperatura costante (i "soréi"), che sono stati sfruttati per la costruzione dei "crotti", strutture tradizionali della zona.In sintesi, il Parco delle Marmitte dei Giganti è una destinazione affascinante per gli amanti della natura, della geologia e della storia, con panorami mozzafiato, testimonianze di antica attività umana e fenomeni geomorfologici unici nel loro genere. Questo museo naturale all'aperto offre un'esperienza indimenticabile per chiunque decida di esplorare la sua bellezza e i suoi segreti. Contatti:Telefono: +39 0343 37485e-mail: consorzioturistico@valchiavenna.com 
Il complesso che comprende palazzo, rustici ed un sistema di aree a verde con diversificate caratterizzazioni funzionali, sorge all'estremità nord dell'abitato di Prosto, in una posizione isolata rispetto al borgo di Piuro, distrutto da una frana nel 1618.Grazie alla posizione climaticamente privilegiata, l'antica Roncaglia ha potuto dare luogo, oltre al vigneto per la produzione del Vertemate Vino Passito, al frutteto dominato da un'edera monumentale, all'orto, al giardino all'italiana con peschiera in pietra locale, nel versante a valle del palazzo, e al castagneto nel versante a monte. Queste attività sono state mantenute a lungo, sebbene con alterne vicende, in un sito abitato pressoché fino al 1985, quando passò al Comune di Chiavenna per lascito dell'ultimo proprietario.Fondamentale fonte iconografica per identificare l'assetto originario del complesso sono i due dipinti che rappresentano Piuro prima e dopo la frana del 1618. In essi è possibile notare che l'impostazione strutturale della villa e dei fondi, salvatisi grazie alla dislocazione, non ha subito nel tempo variazioni significative.Tra il 1879, quando si estinse la famiglia Vertemate, e il 1902, quando fu acquistata dall'antiquario milanese Napoleone Brianzi, l'intera proprietà venne progressivamente degradandosi: l'arredo andò disperso e i terreni vennero inselvatichendosi. Il Brianzi curò il restauro e il nuovo arredo del palazzo, introducendovi pezzi d'epoca provenienti da altre dimore, di cui pure rimane solo una parte. Dopo il 1937, la proprietà passò ad A. Feltrinelli e L. Bonomi, che nuovamente la arricchirono di arredi di pregio e le assicurarono la necessaria manutenzione.Dal 1988, il palazzo è diventato Casa Museo del Comune di Chiavenna, che ha provveduto al restauro delle opere lignee interne, quadri e alla catalogazione di tutti gli arredi e oggetti contenuti nel palazzo. Nel 1995, il Comune di Chiavenna ha inoltre deliberato di estendere a tutta la componente vegetale del complesso il carattere museale finora attribuito al solo palazzo.Questo significa da un lato conservare i connotati storici riconoscibili nel sistema vigneto – orto – giardino – frutteto – castagneto; dall'altro riproporre le sistemazioni storicamente accertate (per esempio gli agrumi in vaso disposti tra orto e vigneto); dall'altro infine, proporre coltivazioni non necessariamente in uso presso il Vertemate, ma caratteristiche dell'area geografica e dell'epoca che esso documenta (per esempio un orto storico con finalità didattiche).Il complesso Vertemate Franchi si accinge ad essere un polo di interesse culturale a più valenze; accanto a questa globale accezione museale, esiste già la tradizione dei concerti estivi all'aperto, che verrà estesa nell'arco della bella stagione, potenziando e diversificando l'offerta di spettacoli, il vigneto, riattivato, e il castagneto, incentivato, daranno luogo ad una produzione di "origine controllata", di cui i visitatori potranno fruire direttamente.Contatti:Telefono: +39 0343 37485e-mail: consorzioturistico@valchiavenna.com