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BRÈ (LUGANO)

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Una storia antica

Brè, appollaiato a 800 m di quota sulla sella fra l'omonimo monte e la Colma Regia, è dal 1972 il quartiere più alto di Lugano, ma il suo nucleo storico vanta una propria autonoma identità sino almeno dal Medioevo. Nelle carte del monastero di S. Pietro in Ciel d'Oro, a Pavia, nel 1100 esso è nominato fra le proprietà ricevute in donazione, come villa que dicitur Bre - villaggio che viene detto Brè - mentre agli inizi del '300 è indicato come Brech o Breh.

Sin dalla prima metà del '400 assume gli ordinamenti di comune di valle, inquadrato nella locale signoria feudale ma dotato di privilegi, franchigie e capacità decisionale propria negli affari locali.

Agricoltura e allevamento sono state sino a poco tempo fa il fulcro della sua economia, inserita in un circuito di scambi che collegava il cuore delle Alpi alla pianura lombarda; un capretto che bruca un ramo di quercia, caricato sullo stemma della contrada, ne riassume la vocazione agro-silvo-pastorale.

 

Il Patriziato, istituzione ancora vitale

In accordo con la tradizione svizzera, i beni di uso comune - edifici pubblici e strade, così come boschi e terreni - sono tutt'oggi amministrati dal Patriziato, un organo di origine medievale, sopravvissuto in Svizzera e analogo a pochi altri nelle Alpi; esso in origine riuniva le famiglie degli "abitanti originari" escludendo i "nuovi cittadini" dall'uso delle terre comuni.

Ordinamento estremamente solido, esso è sopravvissuto accanto al Comune politico moderno, in una soluzione di compromesso in cui si configura come Ente Pubblico autonomo, dedito alla conservazione dei beni patriziali, garantendone l'uso pubblico e la valorizzazione.

E' grazie a questo istituto che il piccolo borgo ha mantenuto non solo i propri caratteri storici e architettonici, ma anche la memoria dei toponimi locali e degli usi tradizionali.

 

Un borgo fuori dal tempo

Il nucleo di Brè si presenta tutt'oggi compatto, e articolato come un tempo attorno alle strutture comuni della chiesa e della piazzetta con la fontana, tanto da essere compreso nell'Inventario Federale degli insediamenti svizzeri da proteggere, l'ISOS, che tutela i nuclei abitati giudicati di importanza nazionale per il complesso degli edifici e dei loro rapporti, la qualità degli spazi fra essi e le relazioni dell'insieme con l'ambiente circostante.

Abbandonati i mezzi motorizzati, il visitatore è accolto, sulla destra all'inizio del villaggio, dall'antico lavatoio coperto, prima di addentrarsi fra le strette vie dal fondo in acciottolato, fiancheggiate dai muri in pietre squadrate delle antiche abitazioni rurali; da sempre qui viene usato il materiale del luogo, un calcare fine bianco-nocciola suddiviso in strati regolari che, spezzati abilmente, forniscono conci già sagomati e pronti per l'uso. Noto come Calcare di Moltrasio dalla località ove è stato descritto, esso è usato in tutta la fascia pedemontana sino al Comasco

[https://ebike-alpexperience.eu/it/b/382/imurettiaseccodelmontebisbinoelastoriageologica]. 

Un'altra traccia del passato è nelle cantine di molte case, scavate nella viva roccia, ove spesso è ancora conservato il pozzo per l'acqua potabile, che a Brè è stata portata con acquedotto solo nei primi anni '50.

 

Rifugio di artisti

Il caratteristico nucleo arroccato sulla cresta è ben riconoscibile in una serie di paesaggi opera del pittore Wilhelm Schmid, esponente a torto poco noto delle Avanguardie berlinesi nel periodo fra le due Guerre, perseguitato dal Terzo Reich e rifugiatosi proprio a Brè nel 1938; qui visse e dipinse sino al 1971.

 La sua casa e le opere quivi custodite vennero donate dalla vedova, Maria Metz, alla Confederazione, e costituiscono oggi il nucleo del Museo a lui dedicato [https://www.luganoregion.com/it/cosa-fare/arte-e-cultura/detail/id/3019/museo-wilhelm-schmid].

Schmid non fu l'unico artista a essere ispirato da questi luoghi: l'interno della chiesa parrocchiale di San Fedele venne infatti nel 1948 affrescato quasi interamente dall'ungherese Josef Birò, mentre la facciata è arricchita da affreschi dell'artista locale Luigi Taddei (1898-1975); lo splendido bassorilievo in marmo della Dea della Pace che accoglie il visitatore nel locale cimitero è invece opera di Pasquale Gilardi detto Lelèn (1885-1934), scultore locale la cui memoria è tenuta viva dall'omonimo Circolo culturale.

 

Un museo all'aperto

E' a quest'ultimo, in collaborazione con altre Associazioni, che si deve il recente sviluppo della naturale vocazione artistica dei luoghi, sfociato nel percorso d'arte all'aperto che, partendo dalla piazzetta della chiesa e snodandosi fra le viuzze del nucleo storico, accompagna il visitatore fra opere di Aligi Sassu, Armando Losa, Emilio Rissone e vari altri artisti contemporanei di livello nazionale o internazionale.

Collezione unica nel suo genere, il percorso artistico - assieme al Museo e alla parrocchiale - fa da degna corona alle attrattive naturalistiche, archeologiche e paesaggistiche del Monte Brè [https://ebike-alpexperience.eu/it/b/382/-299], rendendo il piccolo borgo meta di sicuro interesse per il turista che, a piedi o in bicicletta, esplora questi luoghi.

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