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NOVOCOMUM (COMO)

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L'isolato del Novocomun ha la forma di un trapezio rettangolo, assai allungato e disposto parallelamente al lago. E' diviso in due lotti allungati, il primo con l'affaccio principale su viale Fratelli Rosselli (è occupato dall'edificio progettato dall'architetto Caranchini), il secondo con affaccio principale su viale Sinigaglia, occupato dal Novocomun, entrambi con pianta a C; al Novocomun sono aggiunte verso la corte due appendici di pari altezza, così da aumentare la cubatura.

Nella progettazione, Terragni si riferisce continuamente all'adiacente edificio di Caranchini, proponendo le stesse quote di piano, la medesima altezza di cinque piani fuori terra. La copertura a terrazza del Novocomun superava in origine il tetto a falda dell'edificio adiacente, poi sopralzato di due piani.

L'impianto complessivo è relativamente semplice, a pettine, determinato dall'accostamento di corpi minori a quello maggiore, allungato sulla via Sinigaglia, sul quale si apre l'ingresso principale, con una gradinata che sale al piano rialzato e all'atrio, con la portineria posta di lato. La soluzione cui il progettista giunge è quella tradizionale delle case da pigione dell'Ottocento e di inizio secolo, con le scale di distribuzione ai piani poste agli angoli dell'edificio e nell'impiego di cavedi e pozzi di luce per aerare locali ed ambienti di servizio.

La caratteristica assurta a simbolo dell'edificio si trova negli angoli, svuotati e risolti con un volume cilindrico al piano rialzato, al terzo e quarto piano. Mentre il secondo ne mantiene integra la massima dimensione contenuta in un andamento curvilineo, l'ultimo livello, il quinto, è decisamente marcato da un angolo ortogonale, che sovrasta il vuoto dell'emicilindro arretrato al piano inferiore, ma che sovrasta l'intera massa angolare dell'edificio, quasi matrice esclusiva dell'intera composizione.

Gli appartamenti del palazzo sono otto per piano, con tradizionale impianto a corridoio e locali allineati sui due lati. Il carattere altamente intensivo del Novocomun, nato come casa d'affitto, e la complessità volumetrica si riflettono anche nella tipologia degli alloggi, diversi anche negli affacci, due dei quali limitati al solo spazio della corte.

Il colore ha avuto un ruolo di primo piano nell'architettura dell'edificio, con le prime fotografie in bianco e nero che restituiscono l'idea della soluzione, unica e pura, del tutto bianco. Anche il restauro messo in opera da Luigi Zuccoli nel dopoguerra ha contribuito a rimuovere l'originaria immagine dell'edificio, intensamente colorato in una continua sottolinatura dei vuoti e dei pieni, delle ombre e della luce, dei diversi materiali e delle diverse partiture dell'edificio, in un continuo alternarsi tra i toni noisette, giallo ed arancione.
Una tavolozza cromatica ripresa poi nel più recente restauro delle facciate.

MAPPA