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CASTELLO DI S. FAUSTINO (GROSOTTO)

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Di piccole dimensioni, aveva funzione unicamente difensiva. Di esso rimangono solo alcuni ruderi tra i quali il campanile romanico adiacente la Chiesa Castellana dei Santi Faustino e Giovita.La presenza di sepolcri e resti di antiche costruzioni, situati ai piedi della costruzione, fa pensare all'esistenza di un edificio preesistente al castello. La Chiesa con abside semicircolare era ricompresa in un castello altomedioevale appartenuto ai Venosta la cui costruzione è avvenuta in fasi successive, come testimoniano i muri rimasti.Epoca di costruzione: sec. X - sec. XI Indirizzo: Via Milano 159 - Grosotto (SO)
CHIESA DELLA BEATA VERGINE DI CARAVAGGIO (PORLEZZA)

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La chiesa ha un impianto longitudinale ed è composta da un’unica navata, con orientamento ovest-est. La copertura della navata è realizzata con volta botte mentre il presbiterio è coperto da una volta a botte con lunette. L'edificio ha un piccolo campaniletto sul fianco sinistro.La facciata è scandita da due paraste che sorreggono il soprastante timpano terminale. Al centro della facciata si apre il portale sopra al quale vi sono una nicchia con una lapide e un 'ampia finestra rettangolare che illumina la navata. Indirizzo: Via Caravaggio - Porlezza (CO)(Fonte: http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/AccessoEsterno.do?mode=guest&type=auto&code=14912&Chiesa_della_Beata_Vergine_di_Caravaggio__Tavordo,_Porlezza)
CHIESA DI S. MARTA (PORLEZZA)

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La chiesa ha un impianto longitudinale ed è composta da un’unica navata, con orientamento ovest-est. La copertura della navata è realizzata con volte unghiate. Il presbiterio è rettangolare e presenta una copertura con volta unghiata. Le pareti interne decorate con stucchi e affreschi sono scandite da lesene.La facciata è a capanna ed è scandita da due paraste corinzie che sorreggono il sovrastante timpano. Al centro vi è il portale con elegante cornice mistilinea e nella parte superiore vi è una finestra rettangolare che illumina la navata. Indirizzo: Via Garibaldi - Porlezza (CO)(Fonte: www.chieseitaliane.chiesacattolica.it)
CHIESA DI S. MARTINO (MONTEMEZZO)

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 La chiesa di S. Martino è sita in Comune di Montemezzo, un piccolo paese situato a mezzacosta, quasi all'estremità del lago di Como. Eretta parrocchiale nel 1480, la chiesa conserva di questo secolo le linee architettoniche principali.L'interno, di non grande proporzioni, presenta un'unica navata a capriate scoperte, sostenuta da due archi acuti in muratura che portano alla grande parete dell'arco trionfale a tutto sesto che chiude il presbiterio coperto da una volta a crociera completamente affrescata; su ciascun lato della navata, attorno al XVI secolo è stata aperta una cappella, riccamente decorate da stucchi e affreschi del XVII secolo.Successivamente l'edificio è stato allungato ancora verso valle con la costruzione della sacrestia. Indirizzo: Via Chiesa - Montemezzo (CO)(Fonte: www.chieseitaliane.chiesacattolica.it)
CHIESA DI S. GIOVANNI BATTISTA (CUSINO)

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La chiesa dedicata alla Natività di S. Giovanni Battista sorge nell’omonima piazza, al centro del paese lungo la strada provinciale. Le prime documentazioni scritte in cui viene citata questa chiesa risalgono al 1455 e al 1581 e furono redatte in occasione della visite pastorali dell’arcivescovo Gabriele Sforza e di San Carlo Borromeo: veniva descritta una chiesetta semplice e povera ma provvista dell’indispensabile. Successivamente, nel 1619 per la precisione, questa chiesetta veniva abbattuta per essere ricostruita ampliata sulle sue stesse macerie.Nello stesso anno il card. Federico Borromeo in occasione della sua visita costituì un comitato che si occupasse di terminare la costruzione, raccogliendo anche fondi necessari per la stessa. I lavori di rifinitura si protrassero per molti anni e nel 1682 il card. Federico Visconti in visita pastorale la descrive nei suoi atti come “tutta bianca e soffittata, lunga 9 metri e larga 5”, quindi agibile per le funzioni anche se molto spartana nella sua presentazione. Nel 1820 il camposanto che sorgeva lungo il lato orientale della chiesa fu trasferito nella collocazione che mantiene tutt’ora.L’elemento architettonico che distingue questa chiesa è certamente il suo campanile. È di indubbio stile romanico, databile alla fine del 1200 come si poteva denotare dalle caratteristiche dell’affresco che lo ornava. L’opera che raffigurava “San Cristoforo e Santi” è oggi conservata all’interno della parrocchiale, dove è stata trasferita una volta restaurata per salvarla dalla rovina del tempo. San Cristoforo è da sempre conosciuto come il protettore dei viandanti e veniva dipinto ben visibile lungo gli itinerari commerciali in modo che chi lo vedeva rimanesse per tutta la giornata al riparo da pericoli. Quindi un San Cristoforo nella Valle databile al XIII sec. testimonia il fatto che all’epoca vi fosse un passaggio commerciale riconducibile ai vicini passi di S.Lucio e S.Jorio, già conosciuti in epoca romana.Il campanile fino al 1859 era isolato dalla parrocchiale, in quello stesso anno venne costruita una torre di congiungimento dove nel 1860 fu collocato un nuovo orologio a sostituzione di quello antico sulla torre campanaria. Dopo un rampa di numerosi scalini si accede all’ingresso principale della chiesa dove si nota l’iscrizione “Nativitati Joannis Baptistae dicatum” con il dipinto del Santo. Superato il portone la chiesa si presenta ad aula unica, con abside a volta divisa in spicchi, il soffitto e l’abside sono decorati a motivi geometrici. Rispetto all’originaria costruzione, nel corso degli anni sono state apportate alcune modifiche a cura dei parroci che si sono susseguiti alla reggenza della parrocchia: la cappella della Vergine è stata ingrandita, sono state costruite due arcate laterali, l’oratorio che sta tra l’altare della Madonna ed il presbiterio, la sagrestia è stata totalmente trasformata perché troppo piccola per custodirvi arredi e paramenti sacri. Sulla sinistra entrando si trova la fonte battesimale, nella parete sopra uno stacco murario rappresentante un’“Annunciata” del XIV sec. (dono fam. Vischi detti Merica); accanto c’è un grande strappo rappresentante “Madonna e Santi” del XIV sec. (dono fam. Mazzucotelli).Proseguendo si incontra l’altare della “Madonna del Rosario” con una statua di legno di stile barocco del XVII sec., ha manto azzurro e veste rosa trapunta di stelle, l’altare è in muratura con tabernacolo in marmo. Sul lato destro entrando si trova un fregio grottesco del Cinquecento e un fregio con testa, frammento di “Crocifissione” (dono fam. Vischi detti Merica); seguono uno strappo con “Cristo flagellato” del XIV sec. (dono fam. Curti e Guerra) e lo strappo con “San Cristoforo e Santi” proveniente dal campanile. In un minuscolo vano è murata una lapide che ricorda gli affreschi strappati e donati alla parrocchia per interessamento di don Alfredo Comi.Sempre sulla destra, di fronte all’altare della Madonna, c’è l’altare in muratura del patrono della chiesa, San Giovanni Battista raffigurato in un’ampia tela di fattura artigianale; accanto sta una tela più piccola raffigurante San Carlo Borromeo. Il presbiterio, infine, è dominato dal tabernacolo e dall’altare progettato dalla Scuola d’Arte Cristiana Beato Angelico, consacrato nel 1972; sulla sinistra c’è una tela con “Madonna con Bambino e Santi” e un mezzo busto del donatore A. Vischi, sulla destra c’è invece una tela con “Madonna del Rosario”, lavoro artigianale del 1637.L’edificio nella sua interezza e le opere che vi stanno, necessitano di importanti restauri che saranno realizzati in futuro, quando si avrà la possibilità di reperire le ingenti somme che questi interventi richiedono. Indirizzo: Via Val Cavargna - Cusino (CO)(Fonte: http://www.comune.cusino.co.it/c013085/zf/index.php/comunita-religiose/index-chiesa/dettaglio-chiesa/chiesa/1/back/chiesa) 
CHIESA DI S. ANTONIO (DOMASO)

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La chiesa si affaccia su Piazza Trento, già Piazza dei Frati, ma vi si accede anche dalla via San Giovanni attraversando un piccolo cortile. Si sviluppa con pianta rettangolare ad unica navata con due cappelle laterali e presbiterio quadrangolare sopralzati di due gradini; lungo i lati vi sono due corridoi che consentono di percorrere l'intero perimetro della chiesa senza attraversare la navata; la sacrestia è ubicata a sinistra del presbiterio.Tutti gli ambienti sono coperti da volte in muratura. A sinistra dell'ingresso una botola a pavimento, chiusa da una lastra in pietra, cela un ossario interrato. La copertura è a tetto a due falde con manto in lastre di pietra della Valmalenco; sulla falda sinistra, in corrispondenza della zona presbiteriale, si alza un piccolo campanile a velaEpoca di costruzione: 1624 - 1646 Indirizzo: Piazza Trento (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Domaso (CO)
SIC VAL BONDONE - VAL CARONELLA

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Il Sito Val Bondone – Val Caronella presenta una superficie di 1500,241 ha ed è situato nel versante orobico orientale della Provincia di Sondrio, al confine con la Provincia di Bergamo. Il Sito è quasi interamente ricompreso nella ZPS Orobie Valtellinesi e nel Parco Regionale delle Orobie Valtellinesi , inoltre è parzialmente inserito all’interno dell’Azienda Faunistico – Venatoria Val Bondone e Val Malgina. Confina con la ZPS Belviso Barbellino, situata in provincia di Bergamo.La valle Caronella è percorsa dall’omonimo torrente, con una lunghezza di 7,1 km. La testata della valle è dominata dal monte Torena (2911 m), affiancato dalle cime Gavazza (2410 m) e Fraitina (2567 m); sul crinale della testata si trovano le Cime di Caronella (2796 m).La valle inizia dopo il paese di Carona: questo abitato, posto a 1162 m, era un tempo un centro fiorente, mentre ora è frequentato solo d’estate, in particolare da escursionisti che si recano alla Malga Caronella (1.858 m) oppure fino al Passo di Caronella (2606 m).La Val Bondone è percorsa da una mulattiera carrozzabile, che da Carona raggiunge la località Barecchetti; la mulattiera è accessibile solo ai mezzi autorizzati a partire da Bondone, paese posto a 1200 m di quota, abitato solamente durante la stagione estiva.La Valle è poi attraversata da alcuni sentieri, che la congiungono con le valli confinanti (Val Malgina, Val Caronella, Val Seriana).
SIC DEL PASSO DEL FOSCAGNO

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Posto lungo il grande spartiacque fra i bacini del Danubio e del Po, il Passo del Foscagno appare come un'ampia sella arrotondata dall'azione delle lingue glaciali pleistoceniche, posta fra il vallone che scende verso il fiume Spöl, a nord, e quello che confluisce nel torrente Viola Bormina a sudest; ambedue presentano sulle carte topografiche il medesimo nome di "valle di Foscagno", cosa non insolita nella zona - si pensi alle vicine valli "dell'Alpisella" - retaggio di un tempo in cui erano i passaggi, le vie percorribili a destare l'interesse dell'Uomo: ecco quindi che il valico e i suoi accessi divengono un elemento geografico unico, un avvallamento continuo che  interrompe l'impervia linea delle creste.Lateralmente, il pianoro è racchiuso dalle monotone bastionate rocciose del Monte Rocca (m 2810) a oriente, e del Monte Foscagno (m 2927) a occidente; solo a meridione il versante è profondamente inciso dalla Vallaccia, che dapprima infossata, si apre verso l'alto in un'ampia conca ai piedi del Monte Forcellina (m 3087).Ad esclusione del fondovalle percorso dalla Statale 301, tutta l'area è fra le più impenetrabili e selvagge della zona, ricca di habitat naturali incontaminati che offrono rifugio a faune ormai rare; per tale motivo è tutelata - a partire dai 2100 m circa sino alle vette più alte - come Sito di Importanza Comunitaria (SIC), caratterizzato da ambienti alpini d'alta quota sviluppati su rocce metamorfiche silicee.I versanti attorno al passo sono ammantati da bassi arbusti legnosi (habitat di interesse comunitario 4060 - Lande alpine e boreali), fra i quali domina il Rododendro dalle spettacolari fioriture; delle due specie note, R. ferrugineum e R. hirsutum, è presente qui solo il primo, dalle foglie prive di peli e tipico dei suoli acidi sviluppati su rocce silicee; a esso si accompagna alle quote più basse il pino mugo, più alto e dai rami contorti, mentre sul versante esposto a sud compare spesso il ginepro nano. Sparse chiazze di azalee alpine (Loiseluria procumbens) e di mirtilli (Vaccinium myrtillus) si alternano poi ad aree disboscate e adibite a pascolo, fra cui affiora qua e là la nuda roccia.Salendo a quote maggiori, queste formazioni lasciano il posto a plaghe via via più vaste di prateria alpina propriamente detta (habitat 6150 - Formazioni erbose boreo-alpine silicicole), qui dominata da una particolare specie di carice, Carex curvula, a cui si associa il Trifolium apinum e numerose erbacee dalle belle fioriture.Specie rare, caratteristiche degli ambienti più estremi, fra la nuda roccia, le pietraie e il margine dei nevai, arricchiscono il campionario floristico dell'area, spingendosi nella Vallaccia sino ai grandi blocchi rocciosi - ammassati a proteggere un residuo nucleo di ghiaccio - che costituiscono il rock-glacier del Foscagno.Molto interessanti, e più facilmente esplorabili, sono anche gli ambienti attorno al valico. Qui l'erosione ha modellato, sui teneri micascisti spesso fittamente pieghettati, un paesaggio di dossi e depressioni, entro cui si annidano numerosi laghetti e ben nove piccole torbiere, caratterizzate dagli eriofori con i loro fiori a piumino bianco e da svariate specie di carici (habitat 7140 - Torbiere di transizione e instabili), tutti rifugi ideali per la Rana temporaria.In punti isolati è poi presente un particolare ambiente, considerato di interesse prioritario a livello di Comunità Europea per la sua elevata biodiversità accompagnata a un'elevata instabilità: si tratta del nardeto (habitat 6230 - Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane), una prateria pascolata - quindi legata all'uso antropico del territorio - in cui le condizioni del suolo consentono lo sviluppo di ricche associazioni floristiche dominate da Nardus stricta, ma che vengono facilmente e rapidamente invase dagli arbusteti non appena il pascolo viene abbandonato.Fra le numerose specie di vertebrati di interesse comunitario, infine, è sicuramente da ricordare la pernice bianca (Lagopus muta), un tetraonide sempre più raro in tutto l'arco alpino, e che proprio in questa zona e nelle vallate limitrofe trova l'habitat ideale per riprodursi; nidifica infatti al suolo, in genere al riparo di un masso, e richiede quindi zone selvagge e scarsamente frequentate, prive di elementi di disturbo, quali sono appunto i versanti attorno al Passo del Foscagno.
SIC MONTE DISGRAZIA - SISSONE

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Il SIC e ZPS “Disgrazia-Sissone” è ubicato nel settore centrale del versante retico valtellinese; l’area ricade, dal punto di vista amministrativo, nell’ambito della provincia di Sondrio, comune di Chiesa Valmalenco, a ridosso del confine elvetico (Val Forno, tributaria della Val Bregaglia, Canton Grigioni), con cui entra in contatto lungo la linea spartiacque che, dalla Cima di Val Bona a nord, arriva, toccando le cime di Vazzeda e di Rosso, sino al Monte Sissone a sud, nel settore nord-occidentale del sito. Il sito confina, nel settore sud-occidentale (lungo la linea di cresta che va dal M. Sissone, a NW, al M. Disgrazia a SE) con il SIC “Val di Mello-Piano di Preda Rossa” e ZPS “Bagni di Masino-Pizzo Badile-Val di Mello-Val Torrone-Piano di Preda Rossa”, che appartengono anch’essi al sistema di aree protette del distretto “Val Masino-Val Malenco”.Il sito ha un’estensione di 3.000 ha circa e si sviluppa secondo un gradiente altitudinale che va da 1.630 m (sponda sud del T. Mallero, nei pressi dell’abitato di Chiareggio) a 3.678 m s.l.m. (vetta del M. Disgrazia), con un intervallo massimo, ragguardevole, di poco più di 2.000 m. Si inquadra nella regione biogeografica alpina (sensu Direttiva Habitat) e il baricentro ha coordinate di 46° 18’ N e 9°45’ E, con le valli principali allineate in direzione nord-sud.Il sito prende il nome dalle due vette più elevate presenti nel territorio (M. Disgrazia e M. Sissone, quest’ultimo con un’altezza di 3.330 m) ed è percorso da due valli: quella del T. Mallero, che nasce dalla Vedretta del Disgrazia, e quella del T. Ventina, che ha origine dal ghiacciaio omonimo (Vedretta della Ventina). Entrambe afferiscono al Massiccio del Disgrazia che, oltre al monte omonimo, culmina nelle vette del Pizzo Cassandra (3.226 m) e del M. Pioda (3.431 m). Il SIC/ZPS include pressoché interamente le due valli, sino alla loro confluenza in prossimità della località Forbesina (ca. 1.680 m), circa 2 Km a monte dell’abitato di Chiareggio.Nel SIC/ZPS si riscontra la presenza di ghiacciai ancora di estensione apprezzabile, con particolare riferimento alle vedrette del Sissone, del Disgrazia (ca. 3-3,5 Km2 di superficie) e della Ventina.Quest’ultima occupa la testata della valle omonima e il suo fronte glaciale si è ritirato sensibilmente negli ultimi decenni e si attesta oggi a circa 1,5 Km a monte del Rifugio Porro, a una quota di circa 2.200 m s.l.m. Nel settore nordorientale, a quasi 2.300 m di quota, è inoltre presente anche un piccolo bacino lacustre, il Lago Pirola, di origine naturale anche se attualmente sbarrato artificialmente da una diga.