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SANTUARIO DELLA MADONNA DI TIRANO

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La geologia di un luogo non si comprende solo osservando affioramenti rocciosi e massi nelle aree naturali. Talvolta, infatti, molte informazioni sul tipo di rocce presenti e sulle loro caratteristiche si ricavano dai monumenti locali, come chiese, statue e antichi palazzi, nei quali geologia e arte si fondono.

Un interessante esempio di “geologia urbana” è sicuramente il Santuario della Madonna di Tirano, localizzato nell’omonima cittadina, costruito a partire dal 1504 utilizzando i materiali lapide i locali, in uno stile tra il puro rinascimento della facciata e quello barocco dell’interno. La storia del Santuario della Madonna di Tirano comincia, come d'abitudine per i santuari mariani, con un miracolo: secondo l'anonimo cronista del Libro dei Miracoli, all'alba del 29 settembre 1504, la Madonna apparve al nobile Mario Omodei che si stava recando in alcune sue terre poco fuori città, e gli chiese di costruire lì, nel luogo del loro incontro, un tempio a lei dedicato.

Dopo poco tempo venne costruita nel luogo dell’apparizione una cappella. Questa era però troppo piccola per contenere il gran numero di pellegrini che l’evento miracoloso attirava e ben presto iniziarono i lavori che portarono all’attuale Santuario, consacrato nel 1528. I lavori proseguirono poi nei secoli successivi, arricchendo l’edificio principale con una torre campanaria, completata nel 1578 con lo stile dominante nella valle, ovvero romanico-lombardo e con una facciata caratterizzata da un frontone di stile veneziano (risalente al 1676) con portale e finestre marmoree. Per la struttura in "pietra a vista" della chiesa, ovvero lesene e cornicioni, e in particolare per il portale e le finestre, è stato utilizzato marmo bianco locale, estratto da una cava esistente nei pressi della frazione di Cologna, in località Pomo (El Pumnel gergo locale).

L’architrave del portale è costituito da un blocco di serpentinite, mentre la cupola e il tiburio sono stati costruiti con pietre e marmo delle cave locali di Pomo, Valdichiosa e Grania, usati anche per il completamento del campanile, edificato senza discostarsi dal precedente stile romanico-lombardo. Sono presenti all’interno del Santuario diverse statue di marmo della Val Malgina, nel territorio di Teglio, lavorato a Como e poi riportato a Tirano.

All’interno del Santuario spicca l’organo, un’opera gigantesca con 2200 canne - tra i più grandi d’Europa - appoggiato su otto colonne ricavate da una breccia rossa, il cosiddetto Macchiavecchia proveniente da Arzo nel Canton Ticino. L’altare maggiore, ricco di intarsi in pietra policroma, venne realizzato nel 1748 in Nero di Varenna, un calcare cavato sul Lago di Como che, lucidato, assume l'aspetto di un marmo; esso è opera di Giovanni Battista Galli, un artista di Clivio al quale si devono anche le balaustre del medesimo altare, nonché quelle dell’altare dell’Apparizione.

Tutte le fonti che abbiamo consultato non portano a identificare in modo certo l'architetto che progettò il santuario, e che ne diresse la costruzione. La letteratura artistica moderna ha proposto ipotesi diverse, scegliendo tra i maggiori architetti attivi in Lombardia nei primi anni del Cinquecento. La maggior parte della letteratura assegna il santuario a Tommaso Rodari, architetto e scultore ticinese, ben documentato, come è noto, nel cantiere del Duomo di Como.

 

Indirizzo: Piazza Basilica (Nel centro abitato, isolato) - Madonna di Tirano, Tirano (SO)

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