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E-Bike Tour culturale e naturalistico. L’itinerario segue il flusso d’acqua di due importanti torrenti, oltre alla Dora Baltea, il Lys e l’Ayasse e collega tra loro due vallate laterali quasi speculari, quella omonima del Lys e quella di Champorcher. Un itinerario ideale per essere percorso con una E-MTBike che non presenta particolari difficoltà tecniche ma richiede una discreta dimestichezza di guida della biciletta, soprattutto se si scelgono le varianti off-road. L’itinerario è molto vario e combina aspetti storici e culturali anche inattesi, con luoghi del territorio molto particolari, talvolta nascosti e poco noti al grande pubblico. Il percorso focalizza l’attenzione su 8 ponti che attraversano 4 torrenti e testimoniano una continuità storica a partire dal I° secolo a.C. (epoca romana) sino all’epoca contemporanea, presentandoci tipologie costruttive varie, da quella solida, massiccia ed imponente a quella estremamente leggera, mobile, volante.  La variante 1 di questo itinerario offre un percorso storico ricco con una progressione cronologica esclusiva. Tuttavia esso implica che il punto di partenza non sia lo stesso dell’arrivo.  La variante 2 invece, prevede di partire e arrivare dal/al borgo di Bard consentendo un giro ad anello perfetto. In tal caso, però, si saltano alcuni punti di interesse importanti, tra cui il Ponte romano di Pont-Saint-Martin e il tratto unico della Via delle Gallie di Donnas.DATI TECNICI PERCORSODifficoltà: Facile (Fino a 2 ore e/o fino a 300 m di dislivello positivo. Sufficiente livello di allenamento).Lunghezza: 25+/- kmDislivello positivo: 1.158 m+Dislivello negativo: 1.114 m-Tipo di fondo: asfalto 13+/- km.;Fuori strada: 12+/- km.Variante 1Un itinerario (quasi) ad anello di circa 25 Km. che parte da Pont-Saint-Martin e termina al Borgo di Bard, proprio sotto il Forte omonimo. Il nostro primo punto di interesse è obbligatorio: il ponte romano di Pont-Saint-Martin (1), il più antico e maestoso tra tutti ponti che incontreremo.Possiamo iniziare ad ammirarlo dal basso, dalla Piazza 4 Novembre, da dove partiremo, e poi dall’alto quando lo percorreremo in bici per sbucare su Via Roma e poi, a seguire, su Via E. Chanoux. Raggiungiamo Piazza Primo Maggio e svoltiamo a destra per immetterci sulla SR1 di Perloz. Gli amanti dei dell’off-road potranno “tagliare” i tornanti asfaltati in salita, affrontando brevi segmenti più tecnici, su ciottolato e con qualche scalino (S3 - sub-variante perbikers esperi).Merita una breve sosta l’antico cimitero annesso alla Chiesa del Preziosissimo Sangue del Signore e della Madonna de Rosario. Tornando sulla regionale svoltiamo a sinistra per località Ronc Cretaz e proseguiamo sulla strada asfaltata che introduce ai vigneti di Donnas, scende a La Balme e risale lungo rue Barmesse. Attraversiamo Rovarey e poi scendiamo verso l’antico Borgo di Donnas; lo attraversiamo tutto per sbucare su uno dei tratti più suggestivi della famosa strada di epoca romana, la Via delle Gallie (2).Percorrere questo tratto richiede qualche abilità tecnica in più nella guida della MTB: in questo modo potremo divertirci cercando di mantenerci in equilibrio facendo scorrere le ruote della bicicletta all’interno dei “solchi carrai”. Usciamo dal tratto di strada romana scavato nella roccia e manteniamo la destra sul marciapiede che costeggia la SS26; proseguiamo ancora su un tratto di strada romana sinché questa non si interrompe causa “rischio frana”. Quindi imbocchiamo una deviazione a sinistra, in discesa, su strada asfaltata, per poi risalire su un tratto con forte pendenza che ci riporterà sulla Via delle Gallie sino ai piedi del Forte di Bard.Rimandiamo la salita al Forte a quando termineremo il nostro tour. Imbocchiamo invece la discesa lungo l’antico borgo sino a raggiungere la SS26. Prima di attraversare la Dora Baltea “buttiamo un occhio” su alcuni resti di un antico ponte romano (3) nascosti proprio al termine dell’ultimo filare di antiche abitazioni sulla statale. Attraversiamo la Dora Baltea sulla nostra sinistra percorrendo il terzo ponte del nostro itinerario, il Ponte di Bard (4). Degna di nota anche l’antica zona industriale di Diana. Proseguiamo su Via E. Chanoux per poi prendere la SR2 per Champorcher.Possiamo decidere di affrontare questo secondo tratto di salita rimanendo sulla strada regionale oppure deviando su tratti di sentiero, talvolta abbastanza tecnici ma sicuramente più divertenti e meno pericolosi. Raggiungiamo Bren de Dessous, quindi la frazione di Charvaz (alla nostra sinistra) e poco dopo il bivio per Foliasses. Qui possiamo decidere se proseguire fino a Pontboset percorrendo la SR2 oppure dirigersi verso Folliasses che ci consentirà di imboccare una bellissima strada militare lastricata, una variante di circa km. 1,5 per bikers “intermedi” ed “esperti”.Il sentiero (S1, S3) si sviluppa all’interno di un bosco di castagni con un fondo caratterizzato da un selciato di pietre spaccate che creano qualche asperità. Nel complesso esso alterna tratti medio facili a tratti più tecnici, a causa di una maggiore pendenza. Se abbiamo optato per questo tragitto sbuchiamo sulla Strada di Courtil, poco sotto il villaggio di Biel. Imbocchiamo la strada in discesa a sinistra su asfalto che ci porta direttamente a Pontboset (5). Prima dell’ultimo tornante svoltiamo a destra e imbocchiamo un sentiero che costeggia il villaggio e ci porta al primo dei 6 ponti che attraverseremo, il Ponte di La Vareisa (6).Proseguendo in leggera discesa attraversiamo un ponte minore e il Ponte di Bozet (7), quindi passiamo sulla sinistra orografica dell’Ayasse e raggiungiamo il Ponte a 3 arcate (8), sicuramente il più conosciuto, più appariscente e pittoresco. Lo attraversiamo per ritornare sulla destra orografica dell’Ayasse e proseguiamo su strada asfaltata che conduce al Ponte di Vaseras (9), sul torrente della Manda, meno noto perché un po’ nascosto ma probabilmente il più antico di questa zona. Scendiamo alla frazione di Frontière per attraversare l’ultimo ponte del nostro giro, un ponte “tibetano” (10) in legno e acciaio che ci farà provare un piccolo brivido durante l’attraversamento.Risaliamo lungo un sentiero (S1) nel bosco per raggiungere il centro di Pontboset da cui usciremo in direzione Hône imboccando la SR2 che percorreremo in discesa, facendo molta attenzione alle automobili. Giunti a Charvaz possiamo proseguire sulla strada regionale oppure deviare sui sentieri (abbastanza tecnici) alla nostra destra (S1). Possiamo scegliere tra una direttissima che attraversa Charvaz oppure rifare, al contrario, il primo tratto di strada militare pedalato in salita. In entrambi i casi arriveremo alla Cappella di Santa Lucia. Queste opzioni però implicano una certa padronanza di guida della MTB.Continuiamo la nostra discesa rimanendo sulla SR2 oppure preferiamo ancora l’off-road tagliando gli ultimi tornanti: nel primo caso arriviamo in Via E. Chanoux, nel secondo in Via frat.lli Alfano. Torniamo al Ponte di Bard e ripassiamo, in senso contrario, dal vecchio borgo di Bard (11) lungo Via Vittorio Emanuele II, questa volta dedicando un po’ di attenzione alle botteghe e alle case storiche che arricchiscono il borgo (Casa del Vescovo, la Casa della Meridiana, la Casa Valperga, la Casa Challant, la Casa Ciucca e l’elegante palazzo dei nobili Nicole). Giunti in Piazza Cavour possiamo proseguire la salita sino a raggiungere il cortile del Forte dove parcheggeremo le nostre biciclette e potremo sederci per un meritato aperitivo, visitare i musei del Forte e terminare la nostra giornata regalandoci una cena preso la caffetteria e il ristornate del Forte di Bard (12).Come raggiungerci:In autostrada: da Torino - uscita a Pont-Saint-Martin. Raggiungere Piazza 4 Novembre. Da Aosta – uscire a Verres o a Pont-Saint-Martin.In treno: stazioni di Hone Bard o di Pont-Saint-Martin1 . Ponte romano di Pont-Saint-MartinCoordinate: 45.599386,7.800084Ponte di epoca romana del I° a.C., il più antico dei ponti compresi nel nostro itinerario. Consentiva il transito in direzione Augusta Praetoria e poi verso i valichi alpini sulla Via delle Gallie. E’ oggi uno dei ponti romani più grandiosi e meglio conservati del Nord Italia, utilizzato ininterrottamente fino al 1836, quando venne sostituito dal ponte moderno. Solca le acque del torrente Lys che attraversa il centro del Comune di Pont-Saint-Martin (ad pontem in antico). È un ponte ad arcata unica, lunga 35 metri ed è alto 25. Le due spalle sono saldamente ancorate alla viva roccia. Qui sono visibili gli alloggiamenti scavati nella roccia in cui poggiavano le travi utili a sorreggere l’impalcatura lignea necessaria per la costruzione dell’intradosso dell’arco.La carreggiata ha un’ampiezza di 5 metri esclusi i parapetti. Il fondo di calpestio alterna un selciato moderno a qualche frammento di lastrone lapideo poligonale irregolare (basoli), talvolta inciso da solchi orizzontali, utili a non far scivolare gli animali in transito. Secondo la tradizione, San Martino vescovo di Tours, percorse due volte la Valle d’Aosta per recarsi a Roma attraversando in entrambe le occasioni il ponte sul Lys. Proprio intorno alla figura di San Martino e alle circostanze dell’edificazione del ponte è nata la leggenda che indica il santo vescovo come ideatore del raggiro al diavolo che ebbe come risultato la costruzione del ponte sul Lys. Il carnevale storico di Pont-Saint-Martin trae ispirazione da questa leggenda.Il culmine dei festeggiamenti è il rogo con cui si incendia il diavolo appeso al ponte. 2. La Via delle GallieCoordinate: 45.602393,7.760324Situata all’uscita est del vecchio borgo di Donnas.Qui i romani hanno dovuto intagliare la strada nella roccia per passare il promontorio che giungeva fino alle acque della Dora. Si vede bene il massiccio passaggio ad arco che nel Medioevo servì come porta del borgo.L’antica sede stradale che passa sotto l’arco mostra ancora i caratteristici “solchi carrai” (binari scavati nella pavimentazione) funzionali al passaggio dei carri. L’usura del piano di calpestio testimonia l’intenso utilizzo di questo tratto di strada nel corso dei secoli. Sulla destra si trova un miliario in pietra che informa della distanza in miglia che mancano per raggiungere Augusta Praetoria (l’attuale Aosta), ovvero XXXVI miglia (circa 54 km).La Via delle Gallie rappresenta, probabilmente, la prima opera pubblica realizzata in epoca romana alla fine del I secolo a.C. in Valle d’Aosta. La strada conduceva ai due valichi dell’Alpis Graia in direzione di Lione (Piccolo San Bernardo) e dell’Alpis Poenina in direzione della Valle del Reno e della Germania (Gran San Bernardo).La ricostruzione dei tracciati di epoca romana è possibile grazie ad antichi documenti come la Tabula Peutingeriana, copia dell’XI-XII secolo di un itinerarium risalente al II-IV secolo d.C.. che indica le strade che da Eporedia (Ivrea) portavano alle province transalpine passando da Augusta Prætoria (Aosta). Essa riporta in modo preciso le distanze tra le varie tappe e la presenza di mansiones, punti di sosta lungo il cammino.La perizia dei romani in fatto di viabilità emerge chiaramente laddove dovettero realizzare imponenti tagli nella roccia, opere in pietra di ardita ingegneria e ponti a causa della complessa morfologia del territorio. 3. Resti (nascosti) di un ponte romano a BardCoordinate: 45.612513,7.744476All’interno di uno degli ultimi edifici (un ex bar) che incontriamo lungo la SS26, appena usciti dal borgo di Bard in direzione Verres, sulla destra, è visibile, seppur nascosta, un’arcata a tutto sesto, ben conservata, di un piccolo ponte di epoca romana.4. Ponte di BardCoordinate: 45.611789,7.744277Il ponte è realizzato in pietra ed è composto da 2 archi, con i quali collega la parte bassa del borgo di Bard con la parte sud-orientale di Hône, in Rue Émile Chanoux. In passato l'alveo della Dora Baltea aveva una lunghezza superiore a quella attuale e, di conseguenza, anche la lunghezza del ponte era maggiore. Tre archi più piccoli sono interrati sul lato di Hône. La sua pavimentazione è in leggera pendenza verso Hône. A circa metà del ponte, sul parapetto nord, è presente un'edicola che contiene le statue di San Grato, la Vergine delle Grazie e Sant'Antonio.L'origine del ponte è incerta. Il primo riferimento all'opera è del 1272. Ulteriori attestazioni del ponte si hanno anche in documenti del 1343 e del 1469, oltre al periodo tra il 1592 e il 1596 in riferimento ad un'alluvione. Da documenti più recenti risulta che il ponte fosse pericolante nel 1763, e nel 1787 fu ristrutturato. Negli anni '90 del XX secolo il ponte fu oggetto di nuovi interventi di consolidamento.5. PontbosetPontboset è un villaggio di origine medievale, epoca di cui conserva ancora alcuni edifici. Per la sua posizione geografica, incastonato tra il fiume Ayasse e i torrenti La Manda e Brenve, da subito si rese necessaria la costruzione di numerosi ponti, inizialmente realizzati in legno.Durante il medioevo Pontboset apparteneva alla nobile famiglia di Bard. Nel XVII secolo, il paese era ancora sotto il dominio del conte Nicole de Bard. In questo periodo nacque una fonderia conosciuta come la “fabbrica di chiodi” e il villaggio fu interessato da importanti trasformazioni sia dal punto di vista architettonico che economico. Ciò diede origine alla costruzione o ricostruzione (tra il XII° al XIX°) di suggestivi ponti di pietra tutt’oggi presenti sul torrente Ayasse. Quest’ultimo ha scavato un canyon (orrido), tra le lisce pareti di roccia striata di quarzo, formando una serie di vasche d’acqua naturali, dette goye o marmitte, che si formano ai piedi delle cascate. 6. Ponte di La VareisaCoordinate: 45.610066,7.682682Situato in località Vareisa (Pontboset) Realizzato interamente in pietra e in ottime condizioni di conservazione.7. Ponte di BozetCoordinate: 45.609228,7.683561Situato lungo la strada secondaria che costeggia l’Ayasse sulla sua destra orografica e dà accesso alla mulattiera per i villaggi di Piolly e di Fournier. Erroneamente in alcune mappe viene indicato come “ponte romano”.8. Ponte a 3 arcateCoordinate: 45.607282,7.685292Situato in località Pontboset Realizzato interamente in pietra e in ottime condizioni di conservazione.9. Ponte di VaserasCoordinate: 45.604834,7.686093Situato in località Vaseras.Realizzato interamente in pietra e in ottime condizioni di conservazione. E’ caratterizzato dalla sua schiena d’asino e attraversa il torrente La Manda. 10. Ponte “tibetano”Coordinate: 45.605296,7.688197Situato in località Frontière. Un ponte di epoca moderna. A differenza degli altri, è stato costruito in legno e acciaio ed è estremamente traballante, ovvero oscilla come un ponte tibetano. Sebbene stretto è percorribile anche con bicicletta purché accompagnata “a mano”.11. Borgo di BardIl borgo oggi è un piccolo comune di 3 km2 e poco più di cento abitanti. Gode di una posizione strategica che lo ha reso da lungo tempo centro di passaggio commerciale e militare; un tipico insediamento “di attraversamento” caratterizzato da abitazioni allineate lungo i lati dell’antica Via delle Gallie. Il borgo era anche luogo di sosta e di pagamento di pedaggi. Esso mantenne la sua importanza anche durante l’epoca medievale, trovandosi sulla direttrice che da Canterbury conduceva a Roma: la Via Francigena. Un autentico concentrato di testimonianze storiche con il suo assetto medievale pressoché intatto. Attorno alla via principale, sotto cui scorre parte dell’antico canale detto della Furiana realizzato dai Romani e ancora oggi in uso, si trovano ben 25 edifici dichiarati monumentali costruiti sugli antichi muri romani ancora visibili inalcune cantine. I più celebri sono Casa Challant con le sue finestre a chiglia rovesciata e a crociera, risalente alla fine del XV secolo e abitata dal Conte Filiberto di Challant castellano di Bard tra il 1487 e il 1517, Casa Nicole elegante residenza degli ultimi conti di Bard sulla cui facciata si trovano i segni dei proiettili sparati durante l’assedio al forte di Bard da parte dell’esercito di Napoleone nel maggio del 1800 e Casa Valperga risalente al XVI secolo, con una facciata abbellita da finestre a crociera e i resti di decorazione pittorica. Al centro si trova una finestra a bifora e resti di affreschi che rappresentano antichi stemmi nobiliari, fra cui quello della famiglia Valperga.12. Forte di BardCoordinate: 45.608213,7.744573L’imponente antica struttura architettonica domina il piccolo borgo dall’alto di un promontorio roccioso, sentinella a guardia del punto più stretto di tutta la Valle d’Aosta. Sono 3 i principali corpi di fabbrica che compongono il Forte tra i quali il grande cortile quadrangolare della Piazza d’Armi circondato da un ampio porticato.La storia del Forte affonda le radici nel VI° secolo d.C. quando a Bard c’era una guarnigione di 60 soldati a difesa dell’impero. A partire dal 1242 la fortezza diventa di proprietà dei Savoia. Il Forte diventerà protagonista in occasione del passaggio dell’esercito francese nel 1704 e in seguito quando, nel maggio del 1800, Napoleone Bonaparte troverà asserragliato un esercito formato da 400 austriaci. Il Forte si rivelò inespugnabile, tanto che l’armata napoleonica impiegò circa due settimane per poter proseguire. A seguito della vittoria Napoleone fece smantellare il forte che fu ricostruito, così come lo vediamo oggi, da Carlo Felice, a partire dal 1830, fino a farlo diventare una delle più massicce ed imponenti fortificazioni di sbarramento.A fine ‘800 il forte cadde in declino diventando prima una prigione e poi deposito di munizioni ed infine definitivamente abbandonato. Dopo un’importante opera di recupero e restauro da parte della Regione Autonoma Valle d’Aosta a partire dagli anni 2000, oggi il forte è un importantissimo polo culturale con musei permanenti ed esposizioni temporanee di livello internazionale.
Un itinerario ciclabile alla portata di tutti che si sviluppa lungo le sponde della Dora Baltea, l’unico vero fiume della Valle d’Aosta. Partendo dal Forte di Bard si pedala su facili sterrati e strade asfaltate a basso traffico per scoprire ad ogni colpo di pedale la natura riparia che caratterizza il lungo Dora, ma anche castelli, chiese romaniche e ponti medioevali lungo la via Francigena.DATI TECNICI PERCORSODifficoltà: Facile (Fino a 2 ore in sella e/o fino a 300 m di dislivello positivo. Adatto a qualsiasi livello di allenamento).Lunghezza: 18 kmDislivello positivo: 290 m D+Dislivello negativo: 290 m D-Tipo di fondo: asfalto 9 km – sterrato 9 kmLasciata l’auto nei parcheggi presso la stazione ferroviaria di Hône, percorrere Via Stazione in direzione Nord per cica 600 m.Giunti al passaggio a livello mantenersi a destra ed imboccare la strada poderale che costeggia la Dora Baltea e seguirla per circa 1,5 km quindi svoltare a destra sulla la strada asfaltata fino a raggiungere il villaggio di Echallod-dessous. Proseguire ancora su asfalto per circa 500 m quindi prendere a destra la poderale che si inoltra tra i prati e raggiunge nuovamente il corso del fiume.Ritornati sull’asfalto svoltare ancora a destra e proseguire per circa 800 m quindi svotare a sinistra sullo sterrato fino a raggiungere il paese di Issogne con il suo magnifico castello.Una volta giunti alla strada regionale, svoltare a sinistra fino a superare il ponte sulla Dora baltea quindi imboccare a destra la strada poderale che costeggia il fiume in direzione Sud per circa 2,5 km. Superato il sottopasso dell’autostrada si giunge alla rotonda sulla Strada Statale 26 della Valle d’Aosta che occorre attraversare e proseguire verso il paese di Arnad quindi svoltare a sinistra per raggiungere la chiesa romanica di San Martino.Dopo una sosta per ammirare questo magnifico monumento proseguire in direzione Nord quindi svoltare a destra e proseguire dritto fino alla frazione Prouvy.Superato l’omonimo torrente svoltare a sinistra quindi a destra lungo lo sterrato che porta alla base di Chateau Vallaise. Nuovamente sull’asfalto svoltare a destra quindi a sinistra e seguire le indicazioni della via francigena fino al magnifico ponte medioevale di Echallod. Svoltare a sinistra e seguire la strada asfaltata per circa 1 km quindi, all’altezza del viadotto dell’autostrada, mantenersi a destra e prendere la strada sterrata fino a giungere al paese di Hône.Proseguire dritto su via Colliard quindi svoltare a sinistra sulla strada regionale. Imboccare a destra via Chanoux quindi Via Stazione per ritornare al punto di partenza. BORGO E FORTE DI BARDBard sebbene sia il più piccolo comune italiano (poco più di 3 km quadri di superficie con poco più di cento abitanti) gode di una posizione strategica che lo ha reso da lungo tempo centro di passaggio commerciale e militare.Il piccolo borgo nato lungo la Via Consolare romana è un autentico concentrato di testimonianze storiche con il suo assetto medievale pressoché intatto. Attorno alla via principale, sotto cui scorre parte dell’antico canale detto della Furiana realizzato dai Romani e ancora oggi in uso, si trovano ben 25 edifici dichiarati monumentali costruiti sugli antichi muri romani ancora visibili in alcune cantine.I più celebri sono Casa Challant con le sue finestre a chiglia rovesciata e a crociera, risalente alla fine del XV secolo e abitata dal Conte Filiberto di Challant castellano di Bard tra il 1487 e il 1517, Casa Nicole elegante residenza degli ultimi conti di Bard sulla cui facciata si trovano i segni dei proiettili sparati durante l’assedio al forte di Bard da parte dell’esercito di Napoleone nel maggio del 1800 e Casa Valperga risalente al XVI secolo, con una facciata abbellita da finestre a crociera e i resti di decorazione pittorica. Al centro si trova una finestra a bifora e resti di affreschi che rappresentano antichi stemmi nobiliari, fra cui quello della famiglia Valperga.L’imponente Forte domina il piccolo borgo dall’alto di un promontorio roccioso, sentinella a guardia del punto più stretto di tutta la Valle d’Aosta.La storia del Forte affonda le radici già a partire dal VI secolo d.C. quando a Bard c’era una guarnigione di 60 soldati a difesa dell’impero. A partire dal 1242 la fortezza diventa di proprietà dei Savoia. Il forte diventerà protagonista in occasione del passaggio dell’esercito francese nel 1704 e soprattutto dell’arrivo di Napoleone Bonaparte nel maggio del 1800 dove vi troverà asserragliato un esercito formato da 400 austriaci. Il forte si rivelò inespugnabile, tanto che l’armata napoleonica impiegò circa due settimane per poter proseguire, riuscendovi solo con l’astuzia. Una volta passato Napoleone fece smantellare il forte che fu ricostruito così come lo vediamo oggi da Carlo Felice a partire dal 1830 fino a farlo diventare una delle più massicce ed imponenti fortificazioni di sbarramento.Tre sono i principali corpi di fabbrica che compongono il forte fra i quali si trova racchiuso il grande cortile quadrangolare della Piazza d’Armi circondato da un ampio porticato.A fine ‘800 il forte cadde in declino diventando prima una prigione e poi deposito di munizioni ed infine definitivamente abbandonato.Dopo un’importante opera di recupero e restauro da parte della Regione Autonoma Valle d’Aosta a partire dagli anni 2000, oggi il forte è un importantissimo polo culturale con musei permanenti ed esposizioni temporanee di livello internazionale.LA DORA BALTEA E LE SUE SPONDELa Dora Baltea è l’unico vero fiume della Valle d’Aosta. Rappresenta una dei maggiori affluenti alpini del Po, la sua asta principale ha una lunghezza complessiva di circa 160 km. Nasce dalle più alte cime delle Alpi (Gran Paradiso, Monte Bianco, Cervino, Monte Rosa) ed attraversa la Valle D'Aosta per 60 km, ricevendo l'apporto di numerosi corsi d'acqua alpini, provenienti dalle valli laterali. Prosegue in Piemonte e si getta nel Po a Crescentino, prima di Torino.Le sponde della Dora sono ambienti importanti per molte specie animali e vegetali e per questorappresentano luoghi di particolare interesse naturalistico.Vi si trovano specie arboree, arbustive ed erbacee tipiche adattate all’abbondanza di acqua e tolleranti la sommersione, poiché il regime idrico del fiume è soggetto a periodo di acqua più o meno abbondante (specialmente in occasione del disgelo e delle piogge).Lungo le sponde si può ancora ritrovare qua e là tracce del paesaggio ripario un tempo ampiamente caratterizzato dalla presenza di Phragmites australis, Typha latifolia, oltre a varie specie dei generi Juncus e Carex. La parte arborea comprende esemplari sempre più rari di specie del bosco igrofilo come Salix e ontano bianco.Sono questi preziosi luoghi di rifugio, per tutte quelle specie faunistiche e floristiche amanti dell'acqua, ormai molto rare, se non addirittura del tutto assenti nel resto della regione. Gli uccelli migratori in particolare necessitano di luoghi come questi per sostare, trovare nutrimento e in altri casi nidificare (airone bianco, airone rosso, garzetta e numerose specie di anatidi). Germano reale, Folaga, Cannaiola e Gallinella d'acqua, sono invece stanziali abitanti della vegetazione palustre.Delle 10 Riserve naturali istituite in Valle d’Aosta ben 6 sono riferite direttamente a ambienti umidi a testimoniare l’importanza e la fragilità di questi ambienti, sempre più minacciati dall’attività antropica e dai cambiamenti climatici.PRATI E COLTIVI DI FONDOVALLENel fondovalle si aprono ampi spazi occupati da curatissimi prati. L’allevamento bovino in Valle d’Aosta fa grande affidamento proprio sui prati che pascolati direttamente dalla primavera all’autunno e falciati per ottenere fieno per l’alimentazione degli animali in stalla durante l’inverno.I prati vengono irrigati a pioggia per accelerare la crescita dell’erba. Nei mesi estivi i prati sonocostantemente irrigati e tagliati, talvolta con mezzi meccanici ma anche a mano, laddove le superfici sono troppo piccole, irregolari o in pendenza. L’erba viene tagliata in momenti di bel tempo prolungato e lasciata a seccare a terra per alcuni giorni. Rivoltata, viene radunata in andane, con l’uso del trattore o semplicemente col rastrello, e quindi raccolta in balle che saranno poi conservate e il fieno somministrato alle micche in stalla d’inverno.“Fare i fieni” come si dice da queste parti è un impegno ma anche una festa che coinvolge spesso tutta la famiglia. Grandi e piccoli armati di rastrello scendono nei prati, spesso fino a sera per sfruttare i giorni di tempo buono e secco e operosi raccolgono il prezioso fieno. Ma come mai è così prezioso?Il disciplinare di produzione della Fontina DOP parla esplicitamene di latte di razze bovine selezionate (Valdostana Pezzata Rossa, Valdostana Pezzata Nera e Castana), alimentate con erba d’alpeggio in estate e con fieno d’inverno.IL CASTELLO DI ISSOGNEIl Castello di Issogne fu per secoli testimone della potenza e della ricchezza della famiglia Challant.Dapprima villa rustica in epoca romana, poi casa-forte dalla metà del XII secolo, il castello viene trasformato da Ibleto di Challant nel 1399 e poi ancora dal priore Giorgio di Challant.Questo ultimo nella sua carriera ecclesiastica compie numerosi viaggi grazie ai quali affina il proprio gusto sulle novità artistiche romane e internazionali. Verso la fine del secolo si occupa della ristrutturazione del Castello di Issogne, apportando modifiche architettoniche e commissionando decorazioni di tale raffinatezza da rendere il castello un’elegante dimora signorile, un unicum della cultura figurativa medievale dei territori alpini.Nell’Ottocento il collezionista torinese Vittorio Avondo ne raccoglierà il testimone e riporterà la dimora agli antichi fasti di Giorgio. Nel 1872 acquista il Castello di Issogne, di cui cura il restauro e l’arredo, cedendolo poi allo Stato nel 1907. Promuove diversi interventi di conservazione nei castelli medievali di Piemonte e Valle d’Aosta, contribuisce alla costruzione del Borgo medievale di Torino e dal 1890, per vent’anni, è direttore del Museo Civico della stessa città.L’aspetto esterno, austero e modesto, custodisce al suo interno secoli di storia e splendidi capolavori.Colpiscono in particolare la salle basse, un ambiente di rappresentanza con pareti decorate da scene di vita contadina e cortese che si osservano come se si fosse affacciati a un finto loggiato con colonne di cristallo, alabastro, marmo e parati in cuoio.Il portico del castello è decorato con immagini vivaci e particolareggiate della vita e del lavoro nel Medioevo poste all’interno di lunette, volute da Giorgio di Challant e realizzate fra la fine del Quattrocento e l’inizio del secolo successivo per dare risalto al contesto sociale ed economico di benessere e di operosità.Al centro del cortile si trova la famigerata Fontana del melograno, realizzata nel XVI secolo, forse come dono di nozze da parte di Giorgio di Challant per il matrimonio del nipote Filiberto. Si compone di una vasca in pietra di forma ottagonale che accoglie l’acqua che fuoriesce dai cannelli e al centro un albero in ferro- che un tempo doveva essere colorato. Le parteti del cortile sono tutte decorate, sempre su ordine di Giorgio di Challant che fece realizzare una composizione di stemmi come memoriale e invito alle giovani generazioni a seguire l’esempio degli antenati.LA CHIESA ROMANICA DI SAN MARTINO Nel capoluogo di Arnad-Le-Vieux in un contesto quasi fiabesco si trova la chiesa di San Martino, l’esempio più importante di architettura romanica della Valle d’Aosta. Sicuramente precedente all’anno mille nei secoli fu più volte soggetta a trasformazioni, restauri, ampliamenti, distruzioni.L’edificio attuale ha una classica pianta romanica a trapezio con tre navate, che conservano una copertura costituita da volte gotiche a crociera a sesto acuto ribassato. I pilastri a pianta quadrata sostengono grandi archi che si appoggiano su capitelli.Al centro della facciata si trova un bel portale centrale in tufo del XV sec., decorato con un arco carenato che raffigura due tronchi d’albero intrecciati e sormontato da un rosone. Le finestre sono costituite da slanciate monofore e il campanile, a pianta quadrata presenta un’alta cuspide piramidale. Nel 600 furono annesse due sorprendenti cappelle in stile barocco.I resti di affreschi fanno supporre che all’inizio del Quattrocento l’interno fosse ampiamente decorato per bilanciare lo stile rigoroso dell’edificio.Il sottotetto della navata sinistra in particolare è decorato con affreschi che raffigurano tra i vari soggetti San Giorgio impegnato a combattere il drago, il “Banchetto di Erode”, una “Crocifissione” e la “Decollazione del Battista”. Un tesoro prezioso non visitabile per ragioni di sicurezza, anche perché l’accesso si trova all’esterno della chiesa a qualche metro di altezza!CHATEAU VALLAISE Château Vallaise fu la più sontuosa dimora dell‘omonima famiglia di Arnad, appartenente alla nobiltà di provincia del Ducato sabaudo nel corso del XVII secolo.Il castello era in origine una casaforte del XIV secolo che è stata ampliata e trasformata nel tempo, specialmente ad opera del barone Félix-Charles-François appartenente al ramo Vallaise-Romagnano che nel decennio 1660-1670 lo trasformò in un vero e proprio castello.Dopo l’estinzione del ramo maschile della famiglia Vallaise, il castello venne venduto intorno alla metà dell’800 al commerciante torinese Giacobini al quale è probabilmente da ricondurre un ultimo intervento di restauro. Nel 1926 la dimora venne acquistata dagli ultimi proprietari, la famiglia De Bernardi e nel 2010 diventa di proprietà regionale.Il castello si sviluppa su 3 piani fiancheggiati da 2 torri quadrangolari e si distingue per una facciata bianca e sobria Le stanze al suo interno sono decorate da magnifici affreschi tra cui spicca la cosiddetta “galleria delle Donne forti”, così chiamata perché ritrae figure di donne tratte dall’Antico Testamento, dalla storia antica, classica e medievale rappresentate accanto a eroine emblematiche per le loro qualità e virtù morali.L’intera decorazione pittorica interna del castello rispecchia il gusto e la cultura della famiglia Vallaise. E’ riconducibile con tutta probabilità alla figura del già citato barone Félix-Charles-François del ramo Vallaise-Romagnano come autocelebrazione dinastica e strettamente collegata alla promozione sociale raggiunta attraverso le sue seconde nozze con la figlia di un alto funzionario sabaudo. Nel Salone d’Onore si possono ammirare affreschi raffiguranti dieci vedute di località, in passato feudi appartenuti alla famiglia Vallaise.IL PONTE DI ECHALLOD E LA VIA FRANCIGENA  La Via Francigena attraversa la Valle d’Aosta entrandovi dal Colle del Gran San Bernardo e scendendo verso il Piemonte.L’antico itinerario - oltre 3000 km che collegano Canterbury a Roma toccando 5 stati, 16 regioni e più di 600 comuni - rappresentava un asse di collegamento tra nord e sud dell’Europa, lungo il quale transitavano mercanti, eserciti, pellegrini.Proprio questi ultimi fra la fine del primo millennio e l’inizio del secondo, divennero sempre più numerosi, e in massa si muovevano per raggiungere i luoghi santi della Cristianità come Gerusalemme, Santiago de Compostela e Roma. La Via Francigena divenne una delle grandi Vie della Fede, un canale di comunicazione determinante per la realizzazione dell’unità culturale che caratterizzò l’Europa nel Medioevo.L’uso crescente anche come via di commercio portò allo sviluppo di molti centri lungo il percorso e alla nascita di mansiones, punti tappa a servizio dei viaggiatori.La Via Francigena è ancora oggi un itinerario molto frequentato con tappe che permettono di ripercorrere il cammino compiuto nel 990 da Sigerico di ritorno da Roma dove era stato ordinato arcivescovo di Canterbury da Papa Giovanni XV. Il viaggio viene descritto in un diario di viaggio di 79 tappe di cui 3 in Valle d’Aosta.Sul tracciato della Via Francigena si trova il ponte di Echallod nel comune di Arnad, considerato fra i più belli della Valle d’Aosta. Consente a pedoni, ciclisti e pellegrini di permette attraversare la Dora Baltea e raggiungere i villaggi sulla sponda opposta.Il ponte è in stile romanico, interamente in pietra, con una caratteristica forma simmetrica a schiena d’asino con tre arcate a tutto sesto sostenute da robusti contrafforti. Sulla spalla destra si trova un oratorio a protezione dei viandanti.Esisteva già in epoca medievale ed era all’epoca l’unico punto di passaggio per raggiungere la frazione di Echallod. Il tempo e le intemperanze del fiume lo hanno danneggiato e più volte nel corso dei secoli, l’ultima nel 2000 durante la grande alluvione che lo rese impraticabile. I lavori di restauro lo hanno riportato al suo aspetto originario.COME RAGGIUNGERCI:In auto da Torino: lungo la strada statale 26 fino a Bard, alla rotonda svoltare a sinistra e superato il ponte sulla Dora Baltea, seguire le indicazioni per la stazione ferroviaria di Hône. L’uscita dell’autostrada più vicina è quella di Pont-Saint-Martin.In auto da Monte Bianco-Aosta: lungo la strada statale 26 fino a Hône, alla rotonda svoltare a destra e superato il ponte sulla Dora Baltea, seguire le indicazioni per la stazione ferroviaria. L’uscita dell’autostrada più vicina è quella di Verres.In treno: stazione ferroviaria di Hône Bard
Un bel itinerario tutto da pedalare immersi in un paesaggio dove natura, cultura e tradizioni si fondono al meglio.Partendo dal Forte di Bard, l’escursione è dedicata a ciclisti allenati e si sviluppa su strade asfaltate a basso traffico veicolare e belle poderali. Attraversando vigneti, boschi di castagno e magnifici villaggi rurali la pedalata conduce al suggestivo Chemp, villaggio d’arte a cielo aperto dove, tra le antiche case in pietra, trovano posto numerose sculture che popolano questo luogo magico.DATI TECNICI PERCORSODifficoltà: Impegnativo (Oltre 5 ore in sella e oltre 800m di dislivello positivo. Ottimo livello di allenamento richiesto).Lunghezza: 35 kmDislivello positivo: 1200 m D+Dislivello negativo: 1200 m D-Tipo di fondo: asfalto 29 km – sterrato 6 kmLasciata l’auto nei parcheggi presso la stazione ferroviaria di Hône, dirigersi in direzione sud e attraversare il ponte sulla Dora da cui si può ammirare il Forte di Bard in tutto il suo splendore. Attraversata la strada statale seguire via Vittorio Emanuele II che attraversa il vecchio e suggestivo borgo di Bard. Usciti dal villaggio seguire la strada che, con un primo tratto di discesa ripida, conduce a Donnas. Dopo circa 1,5km si potrà ammirare la suggestiva ed emozionante Strada delle Gallie, strada di epoca romana ancora estremamente ben conservata. Imboccare via Principe Tommaso nell’antico Bourg, usciti dal quale occorre svoltare a sinistra superato il ponte sul torrente Bellet. Da qui inizia un tratto di salita su asfalto che in circa 4 km, attraversando caratteristici vigneti, coltivi e villaggi, conduce alla frazione di Albard poco oltre la qualesi imbocca una bella strada poderale. Immersi in un magnifico bosco di castagni si giunge alla quota di 850 m.s.l.m da dove la strada inizia a scendere fino a raggiungere l’abitato di Perloz posto a 650 m.s.l.m.Percorrendo il bellissimo e stretto viottolo che attraversa il villaggio si giunge alla strada regionale che occorre seguire in salita per circa 5,5 km. Superato il villaggio di Marine al bivio posto sul tornate mantenersi a destra lungo la strada che in 2km porta a Chemp. Lasciato il villaggio ripercorrere la strada dell’andata fino a Perloz per poi continuare in discesa fino Pont-Saint-Martin. Imboccare la bella pista ciclabile e le strade secondarie che attraverso prati e coltivi riportano a Donnas. Da qui il rientro al punto di partenza è lungo lo stesso percorso dell’andata. Luoghi da visitare nei dintorniBorgo e Forte di BardBard sebbene sia il più piccolo comune italiano (poco più di 3 km quadri di superficie con poco più di cento abitanti) gode di una posizione strategica che lo ha reso da lungo tempo centro di passaggio commerciale e militare.Il piccolo borgo nato lungo la Via Consolare romana è un autentico concentrato di testimonianze storiche con il suo assetto medievale pressoché intatto. Attorno alla via principale, sotto cui scorre parte dell’antico canale detto della Furiana realizzato dai Romani e ancora oggi in uso, si trovano ben 25 edifici dichiarati monumentali costruiti sugli antichi muri romani ancora visibili in alcune cantine.I più celebri sono Casa Challant con le sue finestre a chiglia rovesciata e a crociera, risalente alla fine del XV secolo e abitata dal Conte Filiberto di Challant castellano di Bard tra il 1487 e il 1517, Casa Nicole elegante residenza degli ultimi conti di Bard sulla cui facciata si trovano i segni dei proiettili sparati durante l’assedio al forte di Bard da parte dell’esercito di Napoleone nel maggio del 1800 e Casa Valperga risalente al XVI secolo, con una facciata abbellita da finestre a crociera e i resti di decorazione pittorica. Al centro si trova una finestra a bifora e resti di affreschi che rappresentano antichi stemmi nobiliari, fra cui quello della famiglia Valperga.L’imponente Forte domina il piccolo borgo dall’alto di un promontorio roccioso, sentinella a guardia del punto più stretto di tutta la Valle d’Aosta.La storia del Forte affonda le radici già a partire dal VI secolo d.C. quando a Bard c’era una guarnigione di 60 soldati a difesa dell’impero. A partire dal 1242 la fortezza diventa di proprietà dei Savoia. Il forte diventerà protagonista in occasione del passaggio dell’esercito francese nel 1704 e soprattutto dell’arrivo di Napoleone Bonaparte nel maggio del 1800 dove vi troverà asserragliato un esercito formato da 400 austriaci. Il forte si rivelò inespugnabile, tanto che l’armata napoleonica impiegò circa due settimane per poter proseguire, riuscendovi solo con l’astuzia. Una volta passato Napoleone fece smantellare il forte che fu ricostruito così come lo vediamo oggi da Carlo Felice a partire dal 1830 fino a farlo diventare una delle più massicce ed imponenti fortificazioni di sbarramento.Tre sono i principali corpi di fabbrica che compongono il forte fra i quali si trova racchiuso il grande cortile quadrangolare della Piazza d’Armi circondato da un ampio porticato.A fine ‘800 il forte cadde in declino diventando prima una prigione e poi deposito di munizioni ed infine definitivamente abbandonato.Dopo un’importante opera di recupero e restauro da parte della Regione Autonoma Valle d’Aosta a partire dagli anni 2000, oggi il forte è un importantissimo polo culturale con musei permanenti ed esposizioni temporanee di livello internazionale.Strada delle GallieE’ la prima opera pubblica che i Romani realizzarono in Valle d’Aosta alla fine del I secolo a.C per condurre ai due importanti valichi dell’Alpis Graia in direzione di Lione (Piccolo San Bernardo) e dell’Alpis Poenina in direzione della Valle del Reno e della Germania (Gran San Bernardo).La ricostruzione dei tracciati in epoca romana è possibile grazie numerosi itineraria come il TabulaPeutingeriana, copia dell’XI-XII secolo di un itinerarium risalente al II-IV secolo d.C., che indica le strade che da Eporedia (Ivrea) attraverso Augusta Prætoria (Aosta) portavano alle province transalpine. Riporta in modo preciso le distanze tra le varie tappe e la presenza di mansiones, punti di sosta lungo il cammino.La perizia dei romani in fatto di viabilità emerge chiaramente laddove a causa della morfologia della valle realizzarono imponenti tagli nella roccia, opere in pietra di ardita ingegneria, ponti talmente ben costruiti da esser giunti fino a noi.A Donnas se ne trova un tratto spettacolare lungo 221 metri e straordinariamente conservato. Qui i romani hanno dovuto intagliare la strada nella roccia per passare il promontorio che giungeva fino alle acque della Dora. Si vede bene il massiccio passaggio ad arco che nel Medioevo servì come porta del borgo.L’antica sede stradale che passa sotto l’arco mostra i profondi segni lasciati dal passaggio dei carri e l’usura del piano di calpestio a testimoniarne l’intenso utilizzo nel corso dei secoli. Sulla destra si trova un miliario in pietra che informa della distanza in miglia che mancano per raggiungere Augusta Praetoria (l’attuale Aosta), ovvero XXXVI miglia (circa 54 km).VignetiLa zona, soleggiata e ben esposta, è da secoli ambiente ottimale per la coltivazione della vite. Proprio fra Pont-Saint-Martin fino a Bard il panorama offe ampie aree terrazzate, luoghi dove l’uomo ha saputo strappare ai pendii rocciosi piccole lingue di terra dove erigere magnifici muri a secco che creano un susseguirsi di piccoli terrazzamenti a pendenza ridotta dove ancora oggi si pratica una viticoltura che può senz’altro definirsi eroica.La viticultura ha qui origini antichissime e le attività in vigna sono ancora manuali. Le viti sono sorrette dalle caratteristiche topie o pergole tipicamente in legno per esporle al meglio al raggi del sole che esaltano profumi e sapori dei grappoli una volta giunti a maturazione.Qui si produce il Vallée d’Aoste Donnas DOC tanto prezioso da essere definito il fratello montano del Barolo. È ottenuto da uve Nebbiolo (minimo 85%) qui chiamato Picotendro che significa buccia tenera, Freisa e di Neyret. Questo vino è stato il primo vino valdostano ad ottenere la Denominazione di Origine Controllata (DOC).Proprio fra Donnas e Pont-Saint-Martin si sviluppa la Strada dei Vigneti che invita a scoprire questo angolo di Valle d’Aosta che si adagia verso la pianura del vicino Canavese, fra panorami e angoli suggestivi da scoprire a piedi o in bicicletta.Un esempio? I tipici barmet, cantine ricavate sotto grossi massi dove la temperatura stabile è adatta alla conservazione del vino. Il castagnoIl castagno ha avuto in passato un’importanza fondamentale per la sopravvivenza delle genti di montagna, specialmente nella zona compresa tra Châtillon e Pont-Saint-Martin e all’imbocco della Valle del Lys, dove si concentra l’80% dei castagneti della Valle d’Aosta.I boschi di castagno erano gestiti con grande cura perché la castagna era considerata il pane dei poveri e le varietà di castagne coltivate erano scelte in modo da ottenere i migliori frutti da conservare.Dell’albero si utilizzava tutto, dal frutto al legno alle foglie. Già in passato la costituzione di castagneti da frutto avveniva innestando in bosco polloni di ceppaia con le varietà desiderate. La pianta non innestata forniva il legno migliore: se tagliato in luna crescente era ideale da ardere, mentre in luna calante era destinato alle costruzioni.Il castagno era così importante da essere ereditato. In vari atti notarili del passato si trova specificato che l’albero era dato in successione a un erede mentre la chioma, le foglie e il legno secco a un secondo.Questa attenzione verso il castagno ha portato a noi oggi dei boschi di rara bellezza che dimostrano la cura del territorio e del bosco stesso. In autunno i castagneti si colorano di sfumature incredibili e si riempiono di ricci maturi. La raccolta viene fatta ancora in modo per lo più tradizionale in un sottobosco tenuto sempre pulito proprio per facilitare questa operazione. I frutti vengono selezionati e separati in base a varietà e dimensioni. Una parte viene consumata fresca, altre vengono essiccate in luoghi asciutti e aerati oppure nelle gra o gréhe, locali chiusi a due piani dove veniva acceso un fuoco molto basso e controllato per alcune settimane (da 3 a 7). Le castagne ne uscivano perfettamente secche e cariche di profumi e gusti del tutto particolari.Villaggio di PerlozAggrappato all’imbocco della Valle del Lys che conduce a Gressoney, circondato da splendidi boschi di castagno, si trova il piccolo villaggio di Perloz che sorprende per la sua atmosfera di montagna e le sue tante testimonianze del passato.Il borgo si caratterizza per tipici dettagli medievali: la strada centrale che si snoda fra due file di case e due edifici signorili (chiamati castelli) appartenuti alla famiglia Vallaise, il cui status si percepisce da particolari architettonici come raffinate finestre a bifora o trifora e stemmi nobiliari. Un tempo il borgo era chiuso alle due estremità da due porte.Un monumentale torchio testimonia l’importanza della viticoltura nella zona. Un tempo doveva trovarsi in uno spazio aperto e fu poi spostato in un locale che lo contiene a malapena tanto che, secondo alcune testimonianze, il pavimento del locale sovrastante aveva un foro nel quale durante la pressatura saliva la vite del torchio.E’ un magnifico esempio di macchina che sfruttando il principio della leva, permette di ottenere il massimo rendimento con un impiego di forze contenuto. Fu danneggiato durante la seconda guerra mondiale quando Perloz fu teatro della prima azione di resistenza armata al regime nella zona della Bassa Valle.Per ricordare questo evento si trovano in località Marine La campana del Partigiano e nel centro del paese Il Museo della Resistenza, proprio dove la III Brigata Lys si riuniva per pianificare le rappresaglie per la lotta di liberazione che portando i nazifascisti a ribattere con pesanti ritorsioni il 30 giugno 1944.La campana ogni giorno alle 9.15 suona a ricordo che qui il l’8 dicembre 1943 fu sparato il primo colpo di fucile contro gli invasori, dando il via a una sequenza di azioni armate e alla nascita della resistenza.Villaggio di ChempIl piccolo villaggio di Chemp è un gioiello sospeso nel tempo, un museo a cielo aperto che svela ad ogni angolo sculture che si si fondono con i muri delle case in pietra e legno, formando un connubio potente e poetico.Una manciata di case che sono lo specchio della vita di montagna di un tempo: edifici di uso collettivo come la cappella datata 1678 all’ingresso del villaggio, il forno in posizione centrale oggi ridotto a un rudere ma che mostra ancora una pietra triangolare con un foro che poteva servire a inserire il palo che chiudeva la bocca del forno. Su una pietra compare la data: 1790.Una passeggiata per le strade di Chemp regala un’immagine fatta di case con caratteristiche architettoniche ricorrenti, datate per lo più fra i secoli XVIII e XIX, con una distribuzione degli spazi dettata dalla tradizione: la stalla al pianterreno assieme alle cantine, l’abitazione della famiglia al primo piano dove si trovava il camino e il fienile sotto il tetto.Girovagando ammirati fra viottoli e sentieri si nota l’unico edificio seicentesco rimasto, un granaio in legno, simbolo dell’importanza della cerealicoltura nell’economia del passato. La data incisa sulla trave di colmo reca la data 1671, la sigla sacra IHS e delle iniziali (PF NV) lasciate probabilmente da chi l’ha costruito.Accanto si trova un grande edifico conosciuto come “casa del notaio”, una costruzione ricercata con un notevole loggiato ad archi sulla facciata sud-est, sicuramente appartenente a un personaggio di livello sociale superiore.Molti artisti hanno posizionato le proprie opere nel villaggio di Chemp rendendolo unico. E’ una continua meraviglia e sorpresa andare a cercarle. Si troveranno crocifissi, farfalle in volo, statue con fattezze di uomini, donne, bimbi e bimbe, legni scolpiti nelle forme più diverse che evocano un tempo che a Chemp sembra essersi fermato.Ponte del Diavolo di Point Saint Martin Il torrente Lys che scende dalla Valle di Gressoney è ancora oggi attraversato nel centro di Pont-Saint-Martin dallo spettacolare ponte in pietra, noto come ponte del diavolo.La sua origine è romana e permetteva il transito in direzione dell’attuale Aosta e poi verso i valichi alpini sulla trafficatissima strada consolare delle Gallie.Nell’antichità il paese fu chiamato ad pontem, proprio con riferimento al suo imponente ponte, capolavoro di tecnica datato al I secolo a.C. E’ oggi uno dei ponti romani più grandiosi e meglio conservati del Nord Italia, utilizzato ininterrottamente fino al 1836, quando venne sostituito dal ponte moderno.Proprio la presenza del ponte con la sua arcata alta 25 metri e lunga oltre 30 metri, portò la nascita e l’ubicazione dell’abitato che si sviluppò intorno ad esso lungo la via pubblica. Alla base del ponte si possono vedere i segni nella roccia dove si inserivano le travi dell’impalcatura utilizzata per la sua costruzione.Passando sul ponte si nota l’ampiezza della carreggiata (5 metri, esclusi i parapetti) e il fondo di calpestio che alterna ciottoli e frammenti di lastroni poligonali, intervallati da incisioni orizzontali per non far scivolare gli animali in transito.Secondo la tradizione, San Martino vescovo di Tours, percorse due volte la Valle d’Aosta per recarsi a Roma attraversando in entrambe le occasioni il ponte sul Lys.Proprio intorno alla figura di San Martino e alle circostanze dell’edificazione del ponte è nata la leggenda che indica il santo vescovo come ideatore del raggiro che ebbe come risultato la costruzione del ponte sul Lys e come vittima il demonio.Il carnevale storico di Pont-Saint-Martin trae ispirazione da questa leggenda. Il culmine dei festeggiamenti è il rogo con cui si da fuoco al diavolo appeso al ponte.Come raggiungerci:In auto da Torino: lungo la strada statale 26 fino a Bard, alla rotonda svoltare a sinistra e superato il ponte sulla Dora Baltea, seguire le indicazioni per la stazione ferroviaria di Hône. L’usita dell’autostrada più vicina è quella di Pont-Saint-Martin.In auto da Monte Bianco-Aosta: lungo la strada statale 26 fino a Hône, alla rotonda svoltare a destra e superato il ponte sulla Dora Baltea, seguire le indicazioni per la stazione ferroviaria. L’uscita dell’autostrada più vicina è quella di Verres.In treno: stazione ferroviaria di Hône Bard
Bel itinerario per tutti gli amanti della bicicletta alla scoperta dei paesaggi rurali tra Bard, Pont-Saint-Martin e Donnas. Partendo dal Forte di Bard, lungo facili sterrati e strade asfaltate a basso traffico si potranno scoprire magnifici vigneti, prati, coltivi e antiche vestigia che riportano alla mente un passato ricco di storia.DATI TECNICI DEL PERCORSODifficoltà: Intermedio (Fino a 5 ore e/o fino a 800 m di dislivello positivo. Buon livello di allenamento richiesto).Lunghezza: 22 kmDislivello positivo: 470 m D+Dislivello negativo: 470 m D-Tipo di fondo: asfalto 18 km – sterrato 4 kmLasciata l’auto nei parcheggi presso la stazione ferroviaria di Hône, dirigersi in direzione sud e attraversare il ponte sulla Dora da cui si può ammirare il Forte di Bard in tutto il suo splendore. Attraversata la strada statale seguire via Vittorio Emanuele II che attraversa il vecchio e suggestivo borgo di Bard.Usciti dal villaggio seguire la strada che, con un primo tratto di discesa ripida, conduce a Donnas. Dopo circa 1,5km si potrà ammirare la suggestiva ed emozionante Strada delle Gallie, strada di epoca romana ancora estremamente ben conservata. Imboccare via Principe Tommaso nell’antico Bourg, usciti dal quale occorre svoltare a sinistra superato il ponte e procedere in salita costeggiando il torrente Bellet per circa 500 m e svoltare a destra fino a raggiungere la Strada della Collina. Procedere in discesa fino a raggiungere RueBarmes dove occorre svoltare a destra. Giunti alla frazione La Balme prendere a sinistra seguendo le indicazioni Strada dei vigneti. Giunti alla frazione Bousc Daré imboccare in discesa la strada regionale che conduce a Pont-Saint-Martin. Svoltare a sinistra lungo via Emile Chanoux quindi ancora a sinistra su Via Roma che porta ad attraversare il suggestivo ponte. Imboccare la bella pista ciclabile e le strade secondarie che attraverso prati e coltivi fino a Donnas. Seguire ancora le indicazioni della pista ciclabile fino alla frazione di Mamy quindi le belle strade poderali che attraverso i prati conducono al villaggio di Pramotton.Seguendo la strada Pied du Mont e strada Ronquet si raggiunge l’abitato di Montey quindi mantenersi a sinistra del canale seguendo la bella strada fino al villaggio Outrefer. Da qui il rientro al punto di partenza è lungo lo stesso percorso dell’andata. Luoghi da visitare nei dintorni:Borgo e Forte di BardBard sebbene sia il più piccolo comune italiano (poco più di 3 km quadri di superficie con poco più di cento abitanti) gode di una posizione strategica che lo ha reso da lungo tempo centro di passaggio commerciale e militare.Il piccolo borgo nato lungo la Via Consolare romana è un autentico concentrato di testimonianze storiche con il suo assetto medievale pressoché intatto. Attorno alla via principale, sotto cui scorre parte dell’antico canale detto della Furiana realizzato dai Romani e ancora oggi in uso, si trovano ben 25 edifici dichiarati monumentali costruiti sugli antichi muri romani ancora visibili in alcune cantine.I più celebri sono Casa Challant con le sue finestre a chiglia rovesciata e a crociera, risalente alla fine del XV secolo e abitata dal Conte Filiberto di Challant castellano di Bard tra il 1487 e il 1517, Casa Nicole elegante residenza degli ultimi conti di Bard sulla cui facciata si trovano i segni dei proiettili sparati durante l’assedio al forte di Bard da parte dell’esercito di Napoleone nel maggio del 1800 e Casa Valperga risalente al XVI secolo, con una facciata abbellita da finestre a crociera e i resti di decorazione pittorica. Al centro si trova una finestra a bifora e resti di affreschi che rappresentano antichi stemmi nobiliari, fra cui quello della famiglia Valperga.L’imponente Forte domina il piccolo borgo dall’alto di un promontorio roccioso, sentinella a guardia del punto più stretto di tutta la Valle d’Aosta.La storia del Forte affonda le radici già a partire dal VI secolo d.C. quando a Bard c’era una guarnigione di 60 soldati a difesa dell’impero. A partire dal 1242 la fortezza diventa di proprietà dei Savoia. Il forte diventerà protagonista in occasione del passaggio dell’esercito francese nel 1704 e soprattutto dell’arrivo di Napoleone Bonaparte nel maggio del 1800 dove vi troverà asserragliato un esercito formato da 400 austriaci. Il forte si rivelò inespugnabile, tanto che l’armata napoleonica impiegò circa due settimane per poter proseguire, riuscendovi solo con l’astuzia. Una volta passato Napoleone fece smantellare il forte che fu ricostruito così come lo vediamo oggi da Carlo Felice a partire dal 1830 fino a farlo diventare una delle più massicce ed imponenti fortificazioni di sbarramento.Tre sono i principali corpi di fabbrica che compongono il forte fra i quali si trova racchiuso il grande cortile quadrangolare della Piazza d’Armi circondato da un ampio porticato.A fine ‘800 il forte cadde in declino diventando prima una prigione e poi deposito di munizioni ed infine definitivamente abbandonato.Dopo un’importante opera di recupero e restauro da parte della Regione Autonoma Valle d’Aosta a partire dagli anni 2000, oggi il forte è un importantissimo polo culturale con musei permanenti ed esposizioni temporanee di livello internazionale.Strada delle GallieE’ la prima opera pubblica che i Romani realizzarono in Valle d’Aosta alla fine del I secolo a.C per condurre ai due importanti valichi dell’Alpis Graia in direzione di Lione (Piccolo San Bernardo) e dell’Alpis Poenina in direzione della Valle del Reno e della Germania (Gran San Bernardo).La ricostruzione dei tracciati in epoca romana è possibile grazie numerosi itineraria come il TabulaPeutingeriana, copia dell’XI-XII secolo di un itinerarium risalente al II-IV secolo d.C., che indica le strade che da Eporedia (Ivrea) attraverso Augusta Prætoria (Aosta) portavano alle province transalpine. Riporta in modo preciso le distanze tra le varie tappe e la presenza di mansiones, punti di sosta lungo il cammino.La perizia dei romani in fatto di viabilità emerge chiaramente laddove a causa della morfologia della valle realizzarono imponenti tagli nella roccia, opere in pietra di ardita ingegneria, ponti talmente ben costruiti da esser giunti fino a noi.A Donnas se ne trova un tratto spettacolare lungo 221 metri e straordinariamente conservato. Qui i romani hanno dovuto intagliare la strada nella roccia per passare il promontorio che giungeva fino alle acque della Dora. Si vede bene il massiccio passaggio ad arco che nel Medioevo servì come porta del borgo.L’antica sede stradale che passa sotto l’arco mostra i profondi segni lasciati dal passaggio dei carri e l’usura del piano di calpestio a testimoniarne l’intenso utilizzo nel corso dei secoli. Sulla destra si trova un miliario in pietra che informa della distanza in miglia che mancano per raggiungere Augusta Praetoria (l’attuale Aosta), ovvero XXXVI miglia (circa 54 km). Donnas e suoi ulivetiLa zona, soleggiata e ben esposta, è da secoli ambiente ottimale per la coltivazione della vite. Proprio fra Pont-Saint-Martin fino a Bard il panorama offe ampie aree terrazzate, luoghi dove l’uomo ha saputo strappare ai pendii rocciosi piccole lingue di terra dove erigere magnifici muri a secco che creano un susseguirsi di piccoli terrazzamenti a pendenza ridotta dove ancora oggi si pratica una viticoltura che può senz’altro definirsi eroica.La viticultura ha qui origini antichissime e le attività in vigna sono ancora manuali. Le viti sono sorrette dalle caratteristiche topie o pergole tipicamente in legno per esporle al meglio al raggi del sole che esaltano profumi e sapori dei grappoli una volta giunti a maturazione. Nei vigneti si possono ancora osservare i barmet, tipiche cantine ricavate sotto grossi massi dove si conservava il vino.A Donnas si produce il Vallée d’Aoste Donnas DOC tanto prezioso da essere definito il fratello montano del Barolo. È ottenuto da uve Nebbiolo (minimo 85%) qui chiamato Picotendro che significa buccia tenera, Freisa e di Neyret. Questo vino è stato il primo in Valle d’Aosta a ottenere la Denominazione di Origine Controllata.Qui il clima è favorevole anche alla crescita degli ulivi. Già in documenti risalenti all’anno 515 si nominano oliveti nella zona fra Canavese e Valle d’Aosta e nel 1775 è attestata la produzione di olio a Verrès. Ecco perché se ne trovano diversi esemplari monumentali, per età e dimensioni.La coltivazione è ripresa in tempi recenti e dal 1998 si producono piccole quantità di un olio pregiato, dalle ottime caratteristiche organolettiche. Castello Baraing e vecchio Castello Point Saint MartinDall’altro di una rupe che domina il vecchio borgo di Pont-Saint-Martin spicca un castello dall’architettura inusuale per la zona. Si tratta del castello voluto dal Dottor Pietro Annibale Baraing, medico, filantropo e figura di spicco del luogo.Fu terminato nel 1894 riprendendo uno stile neo-gotico, molto apprezzato a quell’epoca. L’edifico è un quadrilatero ampiamente finestrato, ornato da torrette e merlature, circondato da un giardino con serre e fontane.Pochi mesi dopo la sua ultimazione il dottor Baraing morì e la moglie stabilì che divenisse patrimonio comunale. Fu quindi prima sede del Comune poi, dal dopoguerra ai primi anni ’60, ospitò l’Avviamento Professionale Regionale. Restaurato dopo anni di abbandono, ospita oggi gli uffici dell'Unité des Communes valdôtaines Mont-Rose.Il castello Baraing si contrappone ai ruderi del vecchio castello di Pont-Saint-Martin, nella parte alta del paese. Spicca da lontano la cinta muraria di forma esagonale per adattarsi alla morfologia del terreno, con le tracce di un donjon, probabilmente risalente al XI secolo.Numerosi sono i dettagli ancora visibili: una porta di ingresso a tutto sesto protetta da feritoie, un edificio con grandi finestre a crociera risalente al XIII-XIV secolo che custodisce i resti di camini monumentali. Nel cortile si trova una cisterna per l’acqua ottimamente conservata e i resti delle prigioni in cui secondo una leggenda locale fu a prigioniero fino alla morte il cugino di Caterina di Perloz rapita da Guglielmo di Bard e rinchiusa nella torre d’angolo. Prati coltivi e di fondovalle Nel fondovalle si aprono ampi spazi occupati da curatissimi prati. L’allevamento bovino in Valle d’Aosta fa grande affidamento proprio sui prati che pascolati direttamente dalla primavera all’autunno e falciati per ottenere fieno per l’alimentazione degli animali in stalla durante l’inverno.I prati vengono irrigati a pioggia per accelerare la crescita dell’erba. Nei mesi estivi i prati sonocostantemente irrigati e tagliati, talvolta con mezzi meccanici ma anche a mano, laddove le superfici sono troppo piccole, irregolari o in pendenza. L’erba viene tagliata in momenti di bel tempo prolungato e lasciata a seccare a terra per alcuni giorni. Rivoltata, viene radunata in andane, con l’uso del trattore o semplicemente col rastrello, e quindi raccolta in balle che saranno poi conservate e il fieno somministrato alle micche in stalla d’inverno.“Fare i fieni” come si dice da queste parti è un impegno ma anche una festa che coinvolge spesso tutta la famiglia. Grandi e piccoli armati di rastrello scendono nei prati, spesso fino a sera per sfruttare i giorni di tempo buono e secco e operosi raccolgono il prezioso fieno. Ma come mai è così prezioso?Il disciplinare di produzione della Fontina DOP parla esplicitamene di latte di razze bovine selezionate (Valdostana Pezzata Rossa, Valdostana Pezzata Nera e Castana), alimentate con erba d’alpeggio in estate e con fieno d’inverno. Ponte del Diavolo di Point Saint Martin Il torrente Lys che scende dalla Valle di Gressoney è ancora oggi attraversato nel centro di Pont-Saint-Martin dallo spettacolare ponte in pietra, noto come ponte del diavolo.La sua origine è romana e permetteva il transito in direzione dell’attuale Aosta e poi verso i valichi alpini sulla trafficatissima strada consolare delle Gallie.Nell’antichità il paese fu chiamato ad pontem, proprio con riferimento al suo imponente ponte, capolavoro di tecnica datato al I secolo a.C. E’ oggi uno dei ponti romani più grandiosi e meglio conservati del Nord Italia, utilizzato ininterrottamente fino al 1836, quando venne sostituito dal ponte moderno.Proprio la presenza del ponte con la sua arcata alta 25 metri e lunga oltre 30 metri, portò la nascita e l’ubicazione dell’abitato che si sviluppò intorno ad esso lungo la via pubblica. Alla base del ponte si possono vedere i segni nella roccia dove si inserivano le travi dell’impalcatura utilizzata per la sua costruzione.Passando sul ponte si nota l’ampiezza della carreggiata (5 metri, esclusi i parapetti) e il fondo di calpestio che alterna ciottoli e frammenti di lastroni poligonali, intervallati da incisioni orizzontali per non far scivolare gli animali in transito.Secondo la tradizione, San Martino vescovo di Tours, percorse due volte la Valle d’Aosta per recarsi a Roma attraversando in entrambe le occasioni il ponte sul Lys.Proprio intorno alla figura di San Martino e alle circostanze dell’edificazione del ponte è nata la leggenda che indica il santo vescovo come ideatore del raggiro che ebbe come risultato la costruzione del ponte sul Lys e come vittima il demonio.Il carnevale storico di Pont-Saint-Martin trae ispirazione da questa leggenda. Il culmine dei festeggiamenti è il rogo con cui si da fuoco al diavolo appeso al ponte. Come raggiungerci:In auto da Torino: lungo la strada statale 26 fino a Bard, alla rotonda svoltare a sinistra e superato il ponte sulla Dora Baltea, seguire le indicazioni per la stazione ferroviaria di Hône. L’usita dell’autostrada più vicina è quella di Pont-Saint-Martin.In auto da Monte Bianco-Aosta: lungo la strada statale 26 fino a Hône, alla rotonda svoltare a destra e superato il ponte sulla Dora Baltea, seguire le indicazioni per la stazione ferroviaria. L’uscita dell’autostrada più vicina è quella di Verres.
Il bike tour proposto è perfetto per trascorrere una piacevole giornata in famiglia immersi nel verde e visitare il centro storico della città.La maggior parte dell’itinerario si snoda su pista ciclabile completamente asfaltata e pianeggiante che conduce al Parco Adda Mallero intitolato a Renato Bartesaghi, un’area verde di circa 20 ettari attrezzata con punto di ristoro-bar al centro, aree di sosta e gioco per i bambini.Lungo il percorso sono presenti altre aree di sosta e agriturismi dove è possibile gustare i piatti tipici valtellinesi e una Cooperativa locale in cui è possibile acquistare i prodotti del territorio.Il circuito ad anello prevede partenza e arrivo nella centralissima Piazza Garibaldi: è d’obbligo mettere in programma una visita al centro storico di Sondrio che stupisce con i suoi scorci inattesi, i palazzi signorili, le case rurali e il caratteristico quartiere contadino di Scarpatetti.Nelle immediate vicinanze del centro si trova il MVSA – Museo Valtellinese di Storia e Arte che svela, con linguaggi diversi, la città, il territorio, la cultura e le tradizioni. 
Pensato per gli amanti della natura incontaminata, l’itinerario attraversa il Bosco dei Bordighi, una delle sette riserve naturali presenti in provincia di Sondrio.  Istituita nel 1994 e con un'estensione di circa 50 ettari, la riserva si sviluppa lungo il fondovalle del fiume Adda, nei pressi di Sondrio. In quest'area crescono e sono osservabili specie vegetali molto antiche e rare che si differenziano a seconda della vicinanza dalla riva e quindi dell'acqua disponibile. I percorsi tracciati all’interno del bosco si svolgono per lo più su sentieri pianeggianti attrezzati e guidati che vi permetteranno di visitare uno dei pochissimi lembi di boschi ripariali rimasti sulla piana alluvionale del fiume, ricco di diversità faunistica e arborea.Come tutte le aree protette, anche la Riserva Naturale Bosco dei Bordighi ha un animale-simbolo, scelto perché si tratta di una delle specie più abbondanti, nonché avvistabile con una certa facilità: il picchio rosso maggiore. Luoghi da visitare nei dintorni:La Riserva Naturlae del Boscho dei Bordighi (Albosaggia, Faedo Valtellino e Montagna in Valtellina)   
Questa tappa vi farà scoprire una delle valli alpine più belle e famose d’Italia: la Valtellina, generata dal corso del fiume Adda.I panorami alpini che vi scorrono accanto sapranno farvi godere appieno del piacere della bicicletta, soprattutto perché il percorso è completamente in leggera discesa. Sono molti i punti in cui non resisterete alla tentazione di fermarvi per una sosta, come ad esempio al laghetto di Grosotto.Se vi sentite particolarmente in forma potete provare a cimentarvi con una delle varie salite che partono dal fondovalle per raggiungere i piccoli insediamenti a mezza costa: la vostra fatica sarà ripagata da panorami mozzafiato sul percorso sotto di voi.Un’alternativa al “percorso base” è quella di raggiungere Sondrio anche da Edolo e superando il passo dell’Aprica; questa variante è riservata ai ciclisti più allenati in quanto prevede il superamento di quasi 500 metri di dislivello. Luoghi da visitare nei dintorni:La Riserva Naturale del Bosco dei Bordighi (Albosaggia, Faedo Valtellino, e Montagna in Valtellina)Santuario della Madonna di Tirano Palazzo Salis (Tirano)Parco delle Incisioni Rupestri di Grosio  Dove alloggiare:Hotel Sassella srl (Grosio) 
Un percorso di 33 chilometri ricco di fascino, che ha come baricentro la val Viola tra Livigno e Bormio, in provincia di Sondrio, e la val da Camp e la val Poschiavo in Svizzera.Adatto ai biker con buone capacità tecniche in discesa, dotati di una due ruote biammortizzata.Grazie al servizio shuttle del Bike skill center di Livigno, partiamo dal noto centro turistico dell’alta Valtellina trasportando le bici fino al passo del Foscagno (2.291 m). Iniziamo a pedalare verso la vicina località Angelina (2.240 m) e imbocchiamo il tracciato 186-195. Scendiamo su sterrato in direzione di Arnoga. Più avanti rientriamo su sentiero immerso nel bosco e a un bivio, poco dopo un tornante, prendiamo a destra seguendo il segnavia 195, sempre in direzione Arnoga (1.870 m).Si attraversa la statale 301 e ci si immette sul sentiero 290. L’itinerario da seguire è quello verso il rifugio Viola. Il percorso, prima single track poi strada bianca, inizia a risalire tra i boschi portandoci, dopo aver pedalato per circa 9 chilometri lungo la val Viola ed essere transitati dall’alpe Dosdé (2.138 m), fino al lago di Val Viola e al rifugio Viola (2.314 m). L’imponente sagoma del corno di Dosdé (3.232 m) fa da scenografia.Una sosta rifocillatrice al rifugio è d’obbligo. Una volta riposati ci rimettiamo in sella in direzione del passo di Val Viola (2.470 m) ed entriamo in territorio svizzero. Seguiamo l’itinerario 32 della val da Camp. Attraversiamo i plan da la Genzana e di Giardin, uno sguardo al lago da Val Viola e poi pedaliamo in direzione del lago di Saoseo. Continuiamo la discesa circondati dai larici e il tracciato lungo la vallata alterna, garantendo un alto tasso di divertimento agli appassionati, single track a sentieri.Dopo circa 1.400 metri di dislivello raggiungiamo Angeli Custodi (1.113 m), frazione di Poschiavo nell’omonima valle. Dalla Svizzera facciamo rientro a Livigno con lo shuttle. Dove alloggiare:Rifugio Viola (Valdidentro) 
Questo itinerario ciclabile attraversa la Valchiavenna, regione alpina che si trova tra le Alpi Lepontine e le Alpi Reticche occidentali.La sua conformazione è dovuta all'azione dei ghiacciai alpini dell'età antica.Il percorso ciclabile e pedonale si estende attraverso la Valchiavenna fino a Chiavenna e prosegue poi sino al confine con la Svizzera, alla scoperta di questo paesaggio alpino.Questo itinerario ha inizio presso il Lido di Novate Mezzola.Da qui proseguiamo sulla pista ciclabile, verso nord, seguendo i cartelli e dopo circa un chilometro raggiungiamo l'incrocio.Qui prendiamo a sinistra, su strada locale, sino a raggiungere di nuovo il percorso ciclabile che porta al centro di Chiavenna, cittadina all'imbocco tra la valle dello Spluga e la Valbregaglia.Da Piazza Pestalazzi prendiamo Via Dolzino sino a Piazza Castello. Da qui imbocchiamo Via Maurizio Quadrio, dove inizia l'itinerario, sino alla fine, alla dogana Italo Svizzera. Il percorso è in gran parte su pista ciclopedonale e fiancheggia il fiume Mera.Luoghi da visitare nei dintorni:Parco Marmitte dei Giganti (Chiavenna) Dove alloggiare:B&B Zia Vivina (Sorico)Saligari Hotel (Verceia) Campeggio El Ranchero (Novate Mezzola)Agriturismo La Campagnola (Gordona)Hotel Conradi (Chiavenna)Palazzo Giani (Chiavenna)Hotel San Lorenzo (Chiavenna)Albergo Crimea (Chiavenna)B&B Al Castello (Chiavenna)