Bel itinerario per tutti gli amanti della bicicletta alla scoperta dei paesaggi rurali tra Bard, Pont-Saint-Martin e Donnas. Partendo dal Forte di Bard, lungo facili sterrati e strade asfaltate a basso traffico si potranno scoprire magnifici vigneti, prati, coltivi e antiche vestigia che riportano alla mente un passato ricco di storia.
DATI TECNICI DEL PERCORSO
Difficoltà: Intermedio (Fino a 5 ore e/o fino a 800 m di dislivello positivo. Buon livello di allenamento richiesto).
Lunghezza: 22 km
Dislivello positivo: 470 m D+
Dislivello negativo: 470 m D-
Tipo di fondo: asfalto 18 km – sterrato 4 km
Lasciata l’auto nei parcheggi presso la stazione ferroviaria di Hône, dirigersi in direzione sud e attraversare il ponte sulla Dora da cui si può ammirare il Forte di Bard in tutto il suo splendore. Attraversata la strada statale seguire via Vittorio Emanuele II che attraversa il vecchio e suggestivo borgo di Bard.
Usciti dal villaggio seguire la strada che, con un primo tratto di discesa ripida, conduce a Donnas. Dopo circa 1,5km si potrà ammirare la suggestiva ed emozionante Strada delle Gallie, strada di epoca romana ancora estremamente ben conservata. Imboccare via Principe Tommaso nell’antico Bourg, usciti dal quale occorre svoltare a sinistra superato il ponte e procedere in salita costeggiando il torrente Bellet per circa 500 m e svoltare a destra fino a raggiungere la Strada della Collina. Procedere in discesa fino a raggiungere Rue
Barmes dove occorre svoltare a destra. Giunti alla frazione La Balme prendere a sinistra seguendo le indicazioni Strada dei vigneti. Giunti alla frazione Bousc Daré imboccare in discesa la strada regionale che conduce a Pont-Saint-Martin. Svoltare a sinistra lungo via Emile Chanoux quindi ancora a sinistra su Via Roma che porta ad attraversare il suggestivo ponte. Imboccare la bella pista ciclabile e le strade secondarie che attraverso prati e coltivi fino a Donnas. Seguire ancora le indicazioni della pista ciclabile fino alla frazione di Mamy quindi le belle strade poderali che attraverso i prati conducono al villaggio di Pramotton.
Seguendo la strada Pied du Mont e strada Ronquet si raggiunge l’abitato di Montey quindi mantenersi a sinistra del canale seguendo la bella strada fino al villaggio Outrefer. Da qui il rientro al punto di partenza è lungo lo stesso percorso dell’andata.
Borgo e Forte di Bard
Bard sebbene sia il più piccolo comune italiano (poco più di 3 km quadri di superficie con poco più di cento abitanti) gode di una posizione strategica che lo ha reso da lungo tempo centro di passaggio commerciale e militare.
Il piccolo borgo nato lungo la Via Consolare romana è un autentico concentrato di testimonianze storiche con il suo assetto medievale pressoché intatto. Attorno alla via principale, sotto cui scorre parte dell’antico canale detto della Furiana realizzato dai Romani e ancora oggi in uso, si trovano ben 25 edifici dichiarati monumentali costruiti sugli antichi muri romani ancora visibili in alcune cantine.
I più celebri sono Casa Challant con le sue finestre a chiglia rovesciata e a crociera, risalente alla fine del XV secolo e abitata dal Conte Filiberto di Challant castellano di Bard tra il 1487 e il 1517, Casa Nicole elegante residenza degli ultimi conti di Bard sulla cui facciata si trovano i segni dei proiettili sparati durante l’assedio al forte di Bard da parte dell’esercito di Napoleone nel maggio del 1800 e Casa Valperga risalente al XVI secolo, con una facciata abbellita da finestre a crociera e i resti di decorazione pittorica. Al centro si trova una finestra a bifora e resti di affreschi che rappresentano antichi stemmi nobiliari, fra cui quello della famiglia Valperga.
L’imponente Forte domina il piccolo borgo dall’alto di un promontorio roccioso, sentinella a guardia del punto più stretto di tutta la Valle d’Aosta.
La storia del Forte affonda le radici già a partire dal VI secolo d.C. quando a Bard c’era una guarnigione di 60 soldati a difesa dell’impero. A partire dal 1242 la fortezza diventa di proprietà dei Savoia. Il forte diventerà protagonista in occasione del passaggio dell’esercito francese nel 1704 e soprattutto dell’arrivo di Napoleone Bonaparte nel maggio del 1800 dove vi troverà asserragliato un esercito formato da 400 austriaci. Il forte si rivelò inespugnabile, tanto che l’armata napoleonica impiegò circa due settimane per poter proseguire, riuscendovi solo con l’astuzia. Una volta passato Napoleone fece smantellare il forte che fu ricostruito così come lo vediamo oggi da Carlo Felice a partire dal 1830 fino a farlo diventare una delle più massicce ed imponenti fortificazioni di sbarramento.
Tre sono i principali corpi di fabbrica che compongono il forte fra i quali si trova racchiuso il grande cortile quadrangolare della Piazza d’Armi circondato da un ampio porticato.
A fine ‘800 il forte cadde in declino diventando prima una prigione e poi deposito di munizioni ed infine definitivamente abbandonato.
Dopo un’importante opera di recupero e restauro da parte della Regione Autonoma Valle d’Aosta a partire dagli anni 2000, oggi il forte è un importantissimo polo culturale con musei permanenti ed esposizioni temporanee di livello internazionale.
Strada delle Gallie
E’ la prima opera pubblica che i Romani realizzarono in Valle d’Aosta alla fine del I secolo a.C per condurre ai due importanti valichi dell’Alpis Graia in direzione di Lione (Piccolo San Bernardo) e dell’Alpis Poenina in direzione della Valle del Reno e della Germania (Gran San Bernardo).
La ricostruzione dei tracciati in epoca romana è possibile grazie numerosi itineraria come il Tabula
Peutingeriana, copia dell’XI-XII secolo di un itinerarium risalente al II-IV secolo d.C., che indica le strade che da Eporedia (Ivrea) attraverso Augusta Prætoria (Aosta) portavano alle province transalpine. Riporta in modo preciso le distanze tra le varie tappe e la presenza di mansiones, punti di sosta lungo il cammino.
La perizia dei romani in fatto di viabilità emerge chiaramente laddove a causa della morfologia della valle realizzarono imponenti tagli nella roccia, opere in pietra di ardita ingegneria, ponti talmente ben costruiti da esser giunti fino a noi.
A Donnas se ne trova un tratto spettacolare lungo 221 metri e straordinariamente conservato. Qui i romani hanno dovuto intagliare la strada nella roccia per passare il promontorio che giungeva fino alle acque della Dora. Si vede bene il massiccio passaggio ad arco che nel Medioevo servì come porta del borgo.
L’antica sede stradale che passa sotto l’arco mostra i profondi segni lasciati dal passaggio dei carri e l’usura del piano di calpestio a testimoniarne l’intenso utilizzo nel corso dei secoli. Sulla destra si trova un miliario in pietra che informa della distanza in miglia che mancano per raggiungere Augusta Praetoria (l’attuale Aosta), ovvero XXXVI miglia (circa 54 km).
Donnas e suoi uliveti
La zona, soleggiata e ben esposta, è da secoli ambiente ottimale per la coltivazione della vite. Proprio fra Pont-Saint-Martin fino a Bard il panorama offe ampie aree terrazzate, luoghi dove l’uomo ha saputo strappare ai pendii rocciosi piccole lingue di terra dove erigere magnifici muri a secco che creano un susseguirsi di piccoli terrazzamenti a pendenza ridotta dove ancora oggi si pratica una viticoltura che può senz’altro definirsi eroica.
La viticultura ha qui origini antichissime e le attività in vigna sono ancora manuali. Le viti sono sorrette dalle caratteristiche topie o pergole tipicamente in legno per esporle al meglio al raggi del sole che esaltano profumi e sapori dei grappoli una volta giunti a maturazione. Nei vigneti si possono ancora osservare i barmet, tipiche cantine ricavate sotto grossi massi dove si conservava il vino.
A Donnas si produce il Vallée d’Aoste Donnas DOC tanto prezioso da essere definito il fratello montano del Barolo. È ottenuto da uve Nebbiolo (minimo 85%) qui chiamato Picotendro che significa buccia tenera, Freisa e di Neyret. Questo vino è stato il primo in Valle d’Aosta a ottenere la Denominazione di Origine Controllata.
Qui il clima è favorevole anche alla crescita degli ulivi. Già in documenti risalenti all’anno 515 si nominano oliveti nella zona fra Canavese e Valle d’Aosta e nel 1775 è attestata la produzione di olio a Verrès. Ecco perché se ne trovano diversi esemplari monumentali, per età e dimensioni.
La coltivazione è ripresa in tempi recenti e dal 1998 si producono piccole quantità di un olio pregiato, dalle ottime caratteristiche organolettiche.
Castello Baraing e vecchio Castello Point Saint Martin
Dall’altro di una rupe che domina il vecchio borgo di Pont-Saint-Martin spicca un castello dall’architettura inusuale per la zona. Si tratta del castello voluto dal Dottor Pietro Annibale Baraing, medico, filantropo e figura di spicco del luogo.
Fu terminato nel 1894 riprendendo uno stile neo-gotico, molto apprezzato a quell’epoca. L’edifico è un quadrilatero ampiamente finestrato, ornato da torrette e merlature, circondato da un giardino con serre e fontane.
Pochi mesi dopo la sua ultimazione il dottor Baraing morì e la moglie stabilì che divenisse patrimonio comunale. Fu quindi prima sede del Comune poi, dal dopoguerra ai primi anni ’60, ospitò l’Avviamento Professionale Regionale. Restaurato dopo anni di abbandono, ospita oggi gli uffici dell'Unité des Communes valdôtaines Mont-Rose.
Il castello Baraing si contrappone ai ruderi del vecchio castello di Pont-Saint-Martin, nella parte alta del paese. Spicca da lontano la cinta muraria di forma esagonale per adattarsi alla morfologia del terreno, con le tracce di un donjon, probabilmente risalente al XI secolo.
Numerosi sono i dettagli ancora visibili: una porta di ingresso a tutto sesto protetta da feritoie, un edificio con grandi finestre a crociera risalente al XIII-XIV secolo che custodisce i resti di camini monumentali. Nel cortile si trova una cisterna per l’acqua ottimamente conservata e i resti delle prigioni in cui secondo una leggenda locale fu a prigioniero fino alla morte il cugino di Caterina di Perloz rapita da Guglielmo di Bard e rinchiusa nella torre d’angolo.
Prati coltivi e di fondovalle
Nel fondovalle si aprono ampi spazi occupati da curatissimi prati. L’allevamento bovino in Valle d’Aosta fa grande affidamento proprio sui prati che pascolati direttamente dalla primavera all’autunno e falciati per ottenere fieno per l’alimentazione degli animali in stalla durante l’inverno.
I prati vengono irrigati a pioggia per accelerare la crescita dell’erba. Nei mesi estivi i prati sono
costantemente irrigati e tagliati, talvolta con mezzi meccanici ma anche a mano, laddove le superfici sono troppo piccole, irregolari o in pendenza. L’erba viene tagliata in momenti di bel tempo prolungato e lasciata a seccare a terra per alcuni giorni. Rivoltata, viene radunata in andane, con l’uso del trattore o semplicemente col rastrello, e quindi raccolta in balle che saranno poi conservate e il fieno somministrato alle micche in stalla d’inverno.
“Fare i fieni” come si dice da queste parti è un impegno ma anche una festa che coinvolge spesso tutta la famiglia. Grandi e piccoli armati di rastrello scendono nei prati, spesso fino a sera per sfruttare i giorni di tempo buono e secco e operosi raccolgono il prezioso fieno. Ma come mai è così prezioso?
Il disciplinare di produzione della Fontina DOP parla esplicitamene di latte di razze bovine selezionate (Valdostana Pezzata Rossa, Valdostana Pezzata Nera e Castana), alimentate con erba d’alpeggio in estate e con fieno d’inverno.
Ponte del Diavolo di Point Saint Martin
Il torrente Lys che scende dalla Valle di Gressoney è ancora oggi attraversato nel centro di Pont-Saint-Martin dallo spettacolare ponte in pietra, noto come ponte del diavolo.
La sua origine è romana e permetteva il transito in direzione dell’attuale Aosta e poi verso i valichi alpini sulla trafficatissima strada consolare delle Gallie.
Nell’antichità il paese fu chiamato ad pontem, proprio con riferimento al suo imponente ponte, capolavoro di tecnica datato al I secolo a.C. E’ oggi uno dei ponti romani più grandiosi e meglio conservati del Nord Italia, utilizzato ininterrottamente fino al 1836, quando venne sostituito dal ponte moderno.
Proprio la presenza del ponte con la sua arcata alta 25 metri e lunga oltre 30 metri, portò la nascita e l’ubicazione dell’abitato che si sviluppò intorno ad esso lungo la via pubblica. Alla base del ponte si possono vedere i segni nella roccia dove si inserivano le travi dell’impalcatura utilizzata per la sua costruzione.
Passando sul ponte si nota l’ampiezza della carreggiata (5 metri, esclusi i parapetti) e il fondo di calpestio che alterna ciottoli e frammenti di lastroni poligonali, intervallati da incisioni orizzontali per non far scivolare gli animali in transito.
Secondo la tradizione, San Martino vescovo di Tours, percorse due volte la Valle d’Aosta per recarsi a Roma attraversando in entrambe le occasioni il ponte sul Lys.
Proprio intorno alla figura di San Martino e alle circostanze dell’edificazione del ponte è nata la leggenda che indica il santo vescovo come ideatore del raggiro che ebbe come risultato la costruzione del ponte sul Lys e come vittima il demonio.
Il carnevale storico di Pont-Saint-Martin trae ispirazione da questa leggenda. Il culmine dei festeggiamenti è il rogo con cui si da fuoco al diavolo appeso al ponte.
Come raggiungerci:
In auto da Torino: lungo la strada statale 26 fino a Bard, alla rotonda svoltare a sinistra e superato il ponte sulla Dora Baltea, seguire le indicazioni per la stazione ferroviaria di Hône. L’usita dell’autostrada più vicina è quella di Pont-Saint-Martin.
In auto da Monte Bianco-Aosta: lungo la strada statale 26 fino a Hône, alla rotonda svoltare a destra e superato il ponte sulla Dora Baltea, seguire le indicazioni per la stazione ferroviaria. L’uscita dell’autostrada più vicina è quella di Verres.
Bel itinerario per tutti gli amanti della bicicletta alla scoperta dei paesaggi rurali tra Bard, Pont-Saint-Martin e Donnas. Partendo dal Forte di Bard, lungo facili sterrati e strade asfaltate a basso traffico si potranno scoprire magnifici vigneti, prati, coltivi e antiche vestigia che riportano alla mente un passato ricco di storia.
DATI TECNICI DEL PERCORSO
Difficoltà: Intermedio (Fino a 5 ore e/o fino a 800 m di dislivello positivo. Buon livello di allenamento richiesto).
Lunghezza: 22 km
Dislivello positivo: 470 m D+
Dislivello negativo: 470 m D-
Tipo di fondo: asfalto 18 km – sterrato 4 km
Lasciata l’auto nei parcheggi presso la stazione ferroviaria di Hône, dirigersi in direzione sud e attraversare il ponte sulla Dora da cui si può ammirare il Forte di Bard in tutto il suo splendore. Attraversata la strada statale seguire via Vittorio Emanuele II che attraversa il vecchio e suggestivo borgo di Bard.
Usciti dal villaggio seguire la strada che, con un primo tratto di discesa ripida, conduce a Donnas. Dopo circa 1,5km si potrà ammirare la suggestiva ed emozionante Strada delle Gallie, strada di epoca romana ancora estremamente ben conservata. Imboccare via Principe Tommaso nell’antico Bourg, usciti dal quale occorre svoltare a sinistra superato il ponte e procedere in salita costeggiando il torrente Bellet per circa 500 m e svoltare a destra fino a raggiungere la Strada della Collina. Procedere in discesa fino a raggiungere Rue
Barmes dove occorre svoltare a destra. Giunti alla frazione La Balme prendere a sinistra seguendo le indicazioni Strada dei vigneti. Giunti alla frazione Bousc Daré imboccare in discesa la strada regionale che conduce a Pont-Saint-Martin. Svoltare a sinistra lungo via Emile Chanoux quindi ancora a sinistra su Via Roma che porta ad attraversare il suggestivo ponte. Imboccare la bella pista ciclabile e le strade secondarie che attraverso prati e coltivi fino a Donnas. Seguire ancora le indicazioni della pista ciclabile fino alla frazione di Mamy quindi le belle strade poderali che attraverso i prati conducono al villaggio di Pramotton.
Seguendo la strada Pied du Mont e strada Ronquet si raggiunge l’abitato di Montey quindi mantenersi a sinistra del canale seguendo la bella strada fino al villaggio Outrefer. Da qui il rientro al punto di partenza è lungo lo stesso percorso dell’andata.
Borgo e Forte di Bard
Bard sebbene sia il più piccolo comune italiano (poco più di 3 km quadri di superficie con poco più di cento abitanti) gode di una posizione strategica che lo ha reso da lungo tempo centro di passaggio commerciale e militare.
Il piccolo borgo nato lungo la Via Consolare romana è un autentico concentrato di testimonianze storiche con il suo assetto medievale pressoché intatto. Attorno alla via principale, sotto cui scorre parte dell’antico canale detto della Furiana realizzato dai Romani e ancora oggi in uso, si trovano ben 25 edifici dichiarati monumentali costruiti sugli antichi muri romani ancora visibili in alcune cantine.
I più celebri sono Casa Challant con le sue finestre a chiglia rovesciata e a crociera, risalente alla fine del XV secolo e abitata dal Conte Filiberto di Challant castellano di Bard tra il 1487 e il 1517, Casa Nicole elegante residenza degli ultimi conti di Bard sulla cui facciata si trovano i segni dei proiettili sparati durante l’assedio al forte di Bard da parte dell’esercito di Napoleone nel maggio del 1800 e Casa Valperga risalente al XVI secolo, con una facciata abbellita da finestre a crociera e i resti di decorazione pittorica. Al centro si trova una finestra a bifora e resti di affreschi che rappresentano antichi stemmi nobiliari, fra cui quello della famiglia Valperga.
L’imponente Forte domina il piccolo borgo dall’alto di un promontorio roccioso, sentinella a guardia del punto più stretto di tutta la Valle d’Aosta.
La storia del Forte affonda le radici già a partire dal VI secolo d.C. quando a Bard c’era una guarnigione di 60 soldati a difesa dell’impero. A partire dal 1242 la fortezza diventa di proprietà dei Savoia. Il forte diventerà protagonista in occasione del passaggio dell’esercito francese nel 1704 e soprattutto dell’arrivo di Napoleone Bonaparte nel maggio del 1800 dove vi troverà asserragliato un esercito formato da 400 austriaci. Il forte si rivelò inespugnabile, tanto che l’armata napoleonica impiegò circa due settimane per poter proseguire, riuscendovi solo con l’astuzia. Una volta passato Napoleone fece smantellare il forte che fu ricostruito così come lo vediamo oggi da Carlo Felice a partire dal 1830 fino a farlo diventare una delle più massicce ed imponenti fortificazioni di sbarramento.
Tre sono i principali corpi di fabbrica che compongono il forte fra i quali si trova racchiuso il grande cortile quadrangolare della Piazza d’Armi circondato da un ampio porticato.
A fine ‘800 il forte cadde in declino diventando prima una prigione e poi deposito di munizioni ed infine definitivamente abbandonato.
Dopo un’importante opera di recupero e restauro da parte della Regione Autonoma Valle d’Aosta a partire dagli anni 2000, oggi il forte è un importantissimo polo culturale con musei permanenti ed esposizioni temporanee di livello internazionale.
Strada delle Gallie
E’ la prima opera pubblica che i Romani realizzarono in Valle d’Aosta alla fine del I secolo a.C per condurre ai due importanti valichi dell’Alpis Graia in direzione di Lione (Piccolo San Bernardo) e dell’Alpis Poenina in direzione della Valle del Reno e della Germania (Gran San Bernardo).
La ricostruzione dei tracciati in epoca romana è possibile grazie numerosi itineraria come il Tabula
Peutingeriana, copia dell’XI-XII secolo di un itinerarium risalente al II-IV secolo d.C., che indica le strade che da Eporedia (Ivrea) attraverso Augusta Prætoria (Aosta) portavano alle province transalpine. Riporta in modo preciso le distanze tra le varie tappe e la presenza di mansiones, punti di sosta lungo il cammino.
La perizia dei romani in fatto di viabilità emerge chiaramente laddove a causa della morfologia della valle realizzarono imponenti tagli nella roccia, opere in pietra di ardita ingegneria, ponti talmente ben costruiti da esser giunti fino a noi.
A Donnas se ne trova un tratto spettacolare lungo 221 metri e straordinariamente conservato. Qui i romani hanno dovuto intagliare la strada nella roccia per passare il promontorio che giungeva fino alle acque della Dora. Si vede bene il massiccio passaggio ad arco che nel Medioevo servì come porta del borgo.
L’antica sede stradale che passa sotto l’arco mostra i profondi segni lasciati dal passaggio dei carri e l’usura del piano di calpestio a testimoniarne l’intenso utilizzo nel corso dei secoli. Sulla destra si trova un miliario in pietra che informa della distanza in miglia che mancano per raggiungere Augusta Praetoria (l’attuale Aosta), ovvero XXXVI miglia (circa 54 km).
Donnas e suoi uliveti
La zona, soleggiata e ben esposta, è da secoli ambiente ottimale per la coltivazione della vite. Proprio fra Pont-Saint-Martin fino a Bard il panorama offe ampie aree terrazzate, luoghi dove l’uomo ha saputo strappare ai pendii rocciosi piccole lingue di terra dove erigere magnifici muri a secco che creano un susseguirsi di piccoli terrazzamenti a pendenza ridotta dove ancora oggi si pratica una viticoltura che può senz’altro definirsi eroica.
La viticultura ha qui origini antichissime e le attività in vigna sono ancora manuali. Le viti sono sorrette dalle caratteristiche topie o pergole tipicamente in legno per esporle al meglio al raggi del sole che esaltano profumi e sapori dei grappoli una volta giunti a maturazione. Nei vigneti si possono ancora osservare i barmet, tipiche cantine ricavate sotto grossi massi dove si conservava il vino.
A Donnas si produce il Vallée d’Aoste Donnas DOC tanto prezioso da essere definito il fratello montano del Barolo. È ottenuto da uve Nebbiolo (minimo 85%) qui chiamato Picotendro che significa buccia tenera, Freisa e di Neyret. Questo vino è stato il primo in Valle d’Aosta a ottenere la Denominazione di Origine Controllata.
Qui il clima è favorevole anche alla crescita degli ulivi. Già in documenti risalenti all’anno 515 si nominano oliveti nella zona fra Canavese e Valle d’Aosta e nel 1775 è attestata la produzione di olio a Verrès. Ecco perché se ne trovano diversi esemplari monumentali, per età e dimensioni.
La coltivazione è ripresa in tempi recenti e dal 1998 si producono piccole quantità di un olio pregiato, dalle ottime caratteristiche organolettiche.
Castello Baraing e vecchio Castello Point Saint Martin
Dall’altro di una rupe che domina il vecchio borgo di Pont-Saint-Martin spicca un castello dall’architettura inusuale per la zona. Si tratta del castello voluto dal Dottor Pietro Annibale Baraing, medico, filantropo e figura di spicco del luogo.
Fu terminato nel 1894 riprendendo uno stile neo-gotico, molto apprezzato a quell’epoca. L’edifico è un quadrilatero ampiamente finestrato, ornato da torrette e merlature, circondato da un giardino con serre e fontane.
Pochi mesi dopo la sua ultimazione il dottor Baraing morì e la moglie stabilì che divenisse patrimonio comunale. Fu quindi prima sede del Comune poi, dal dopoguerra ai primi anni ’60, ospitò l’Avviamento Professionale Regionale. Restaurato dopo anni di abbandono, ospita oggi gli uffici dell'Unité des Communes valdôtaines Mont-Rose.
Il castello Baraing si contrappone ai ruderi del vecchio castello di Pont-Saint-Martin, nella parte alta del paese. Spicca da lontano la cinta muraria di forma esagonale per adattarsi alla morfologia del terreno, con le tracce di un donjon, probabilmente risalente al XI secolo.
Numerosi sono i dettagli ancora visibili: una porta di ingresso a tutto sesto protetta da feritoie, un edificio con grandi finestre a crociera risalente al XIII-XIV secolo che custodisce i resti di camini monumentali. Nel cortile si trova una cisterna per l’acqua ottimamente conservata e i resti delle prigioni in cui secondo una leggenda locale fu a prigioniero fino alla morte il cugino di Caterina di Perloz rapita da Guglielmo di Bard e rinchiusa nella torre d’angolo.
Prati coltivi e di fondovalle
Nel fondovalle si aprono ampi spazi occupati da curatissimi prati. L’allevamento bovino in Valle d’Aosta fa grande affidamento proprio sui prati che pascolati direttamente dalla primavera all’autunno e falciati per ottenere fieno per l’alimentazione degli animali in stalla durante l’inverno.
I prati vengono irrigati a pioggia per accelerare la crescita dell’erba. Nei mesi estivi i prati sono
costantemente irrigati e tagliati, talvolta con mezzi meccanici ma anche a mano, laddove le superfici sono troppo piccole, irregolari o in pendenza. L’erba viene tagliata in momenti di bel tempo prolungato e lasciata a seccare a terra per alcuni giorni. Rivoltata, viene radunata in andane, con l’uso del trattore o semplicemente col rastrello, e quindi raccolta in balle che saranno poi conservate e il fieno somministrato alle micche in stalla d’inverno.
“Fare i fieni” come si dice da queste parti è un impegno ma anche una festa che coinvolge spesso tutta la famiglia. Grandi e piccoli armati di rastrello scendono nei prati, spesso fino a sera per sfruttare i giorni di tempo buono e secco e operosi raccolgono il prezioso fieno. Ma come mai è così prezioso?
Il disciplinare di produzione della Fontina DOP parla esplicitamene di latte di razze bovine selezionate (Valdostana Pezzata Rossa, Valdostana Pezzata Nera e Castana), alimentate con erba d’alpeggio in estate e con fieno d’inverno.
Ponte del Diavolo di Point Saint Martin
Il torrente Lys che scende dalla Valle di Gressoney è ancora oggi attraversato nel centro di Pont-Saint-Martin dallo spettacolare ponte in pietra, noto come ponte del diavolo.
La sua origine è romana e permetteva il transito in direzione dell’attuale Aosta e poi verso i valichi alpini sulla trafficatissima strada consolare delle Gallie.
Nell’antichità il paese fu chiamato ad pontem, proprio con riferimento al suo imponente ponte, capolavoro di tecnica datato al I secolo a.C. E’ oggi uno dei ponti romani più grandiosi e meglio conservati del Nord Italia, utilizzato ininterrottamente fino al 1836, quando venne sostituito dal ponte moderno.
Proprio la presenza del ponte con la sua arcata alta 25 metri e lunga oltre 30 metri, portò la nascita e l’ubicazione dell’abitato che si sviluppò intorno ad esso lungo la via pubblica. Alla base del ponte si possono vedere i segni nella roccia dove si inserivano le travi dell’impalcatura utilizzata per la sua costruzione.
Passando sul ponte si nota l’ampiezza della carreggiata (5 metri, esclusi i parapetti) e il fondo di calpestio che alterna ciottoli e frammenti di lastroni poligonali, intervallati da incisioni orizzontali per non far scivolare gli animali in transito.
Secondo la tradizione, San Martino vescovo di Tours, percorse due volte la Valle d’Aosta per recarsi a Roma attraversando in entrambe le occasioni il ponte sul Lys.
Proprio intorno alla figura di San Martino e alle circostanze dell’edificazione del ponte è nata la leggenda che indica il santo vescovo come ideatore del raggiro che ebbe come risultato la costruzione del ponte sul Lys e come vittima il demonio.
Il carnevale storico di Pont-Saint-Martin trae ispirazione da questa leggenda. Il culmine dei festeggiamenti è il rogo con cui si da fuoco al diavolo appeso al ponte.
Come raggiungerci:
In auto da Torino: lungo la strada statale 26 fino a Bard, alla rotonda svoltare a sinistra e superato il ponte sulla Dora Baltea, seguire le indicazioni per la stazione ferroviaria di Hône. L’usita dell’autostrada più vicina è quella di Pont-Saint-Martin.
In auto da Monte Bianco-Aosta: lungo la strada statale 26 fino a Hône, alla rotonda svoltare a destra e superato il ponte sulla Dora Baltea, seguire le indicazioni per la stazione ferroviaria. L’uscita dell’autostrada più vicina è quella di Verres.