All'estremo occidentale del Ceresio, fra Caslano e Ponte Tresa, il lago è come strozzato da un'isolata piramide triangolare, il Monte Caslano, che con i suoi 526 m di quota si staglia sulla retrostante piana della Magliasina. Sondaggi nel sottosuolo di quest'area hanno mostrato che poco meno di 10000 anni fa, durante l'ultima deglaciazione, lo specchio lacustre si estendeva sino a qui, mentre il Monte Caslano era una vera e propria isola; solo successivamente, il torrente Magliasina ha colmato con i suoi detriti questo tratto del bacino, edificando il proprio delta e saldando così il Caslano alla costa.
Il Monte Caslano concentra in poco spazio un riassunto della storia geologica dell'intero Sottoceneri: qui infatti la successione di rocce affioranti si presenta nettamente inclinata verso meridione, cosicché spostandosi lungo i sentieri da nord verso sud si attraversa dapprima la fascia di rocce più antiche, per poi spostarsi agevolmente - fra la cima e il versante meridionale - via via verso strati più recenti.
Alla base del versante nordorientale affiorano rocce del basamento cristallino profondamente metamorfosate già durante l'orogenesi ercinica, fra 395 e 225 milioni di anni fa: filladi e gneiss ricchi in quarzo e minerali silicatici, derivati da sedimenti antichi di oltre 500 milioni di anni e ormai irriconoscibili.
Sopra questi, appoggiano ridotti lembi di arenarie e conglomerati di origine fluviale, che racchiudono lenti di argilliti carboniose, ricche di vegetali risalenti al Carbonifero. Per la loro antichità, queste rocce sedimentarie appaiono molto rare lungo tutto l'arco alpino; in questa zona si trovano lungo un allineamento a partire dalla Val Colla, e in particolare a Manno, ove sono stati trovati spettacolari fossili di tronchi, unici nel loro genere.
Questo ambiente di foresta tropicale solcato da lenti fiumi viene sconvolto alla fine dell'Era Paleozoica, nel Permiano, da estese colate vulcaniche, talora con attività esplosiva: ne è testimonianza l'estesa fascia di porfidi chiari e di porfiriti violacee che caratterizza alla base il versante nordoccidentale del monte.
Sopra essi, sempre lungo i versanti settentrionali, ricompaiono sedimenti di piana alluvionale: conglomerati e arenarie rosse del Verrucano, che passano verso l'alto a arenarie e siltiti giallastre: si tratta di depositi di ambiente costiero, antiche sabbie e sabbie fini deposte a bassa profondità in un mare che, all'inizio dell'Era Mesozoica, da oriente sta via via sommergendo tutta l'area prealpina.
Avvicinandosi alla vetta del Caslano, il paesaggio muta poi bruscamente: un costone roccioso scosceso attraversa i due versanti, mettendo in luce una successione di dolomie grigie in banchi o massicce; si tratta di depositi carbonatici formatisi in un mare tropicale di 240 milioni di anni fa, poco profondo e ricco di vita: coralli, briozoi, alghe spesso riconoscibili solo al microscopio. Tutto il versante meridionale, sino al lago, è costituito esclusivamente da queste rocce, note come Dolomia del San Salvatore, dal vicino monte omonimo.
Durante l'orogenesi alpina, l'intera successione è stata sollevata e inclinata, fratturandosi durante questi movimenti; anche da lontano è ben visibile la netta parete rocciosa che sembra affettare il monte: è una faglia, cioè un piano di origine tettonica lungo il quale le due parti si sono mosse l'una rispetto all'altra.
La piramide del Caslano è stata poi modellata nel Quaternario dalle ripetute avanzate del ghiacciaio del Ticino; i depositi glaciali dell'ultima glaciazione ne ammantano tutt'oggi la cima e i versanti meno acclivi.
La gran varietà di rocce presenti - rocce silicee che danno luogo a suoli acidi, e rocce carbonatiche che originano suoli neutri o basici - e la diversa esposizione dei tre versanti fanno sì che il Monte Caslano appaia anche come un variegato mosaico di coperture vegetali diverse.
Sui terreni più acidi dei versanti settentrionali, ad esempio, prospera il bosco di Tiglio e Faggio, mentre i suoli dolomitici del versante meridionale ospitano associazioni a Carpino bianco e Carpino nero, con uno strato arbustivo ricco di nocciolo e pungitopo.
Sul pianoro sommitale, infine, ammantato da depositi glaciali, con suoli estremamente acidi, domina il Castagno, con qua e là chiazze di Betulla, Rovere e Roverella.
In totale, il monte ospita almeno 600 specie di piante superiori, oltre a 150 specie diverse di muschi e di epatiche: una ricchezza di associazioni vegetali, talvolta rare, che ha fatto sì che l'intera area venisse inserita nell'inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali di importanza nazionale, e successivamente tra le zone di interesse naturalistico cantonale, allo scopo di tutelarne la biodiversità.
Questi ambienti particolari, e le rocce che ne permettono la sussistenza, sono facilmente riconoscibili seguendo il sentiero ad anello che da Caslano, in senso antiorario, porta sin sotto la vetta, snodandosi attraverso 15 punti di osservazione, dotati di pannelli illustrativi degli elementi più salienti presenti.
All'estremo occidentale del Ceresio, fra Caslano e Ponte Tresa, il lago è come strozzato da un'isolata piramide triangolare, il Monte Caslano, che con i suoi 526 m di quota si staglia sulla retrostante piana della Magliasina. Sondaggi nel sottosuolo di quest'area hanno mostrato che poco meno di 10000 anni fa, durante l'ultima deglaciazione, lo specchio lacustre si estendeva sino a qui, mentre il Monte Caslano era una vera e propria isola; solo successivamente, il torrente Magliasina ha colmato con i suoi detriti questo tratto del bacino, edificando il proprio delta e saldando così il Caslano alla costa.
Il Monte Caslano concentra in poco spazio un riassunto della storia geologica dell'intero Sottoceneri: qui infatti la successione di rocce affioranti si presenta nettamente inclinata verso meridione, cosicché spostandosi lungo i sentieri da nord verso sud si attraversa dapprima la fascia di rocce più antiche, per poi spostarsi agevolmente - fra la cima e il versante meridionale - via via verso strati più recenti.
Alla base del versante nordorientale affiorano rocce del basamento cristallino profondamente metamorfosate già durante l'orogenesi ercinica, fra 395 e 225 milioni di anni fa: filladi e gneiss ricchi in quarzo e minerali silicatici, derivati da sedimenti antichi di oltre 500 milioni di anni e ormai irriconoscibili.
Sopra questi, appoggiano ridotti lembi di arenarie e conglomerati di origine fluviale, che racchiudono lenti di argilliti carboniose, ricche di vegetali risalenti al Carbonifero. Per la loro antichità, queste rocce sedimentarie appaiono molto rare lungo tutto l'arco alpino; in questa zona si trovano lungo un allineamento a partire dalla Val Colla, e in particolare a Manno, ove sono stati trovati spettacolari fossili di tronchi, unici nel loro genere.
Questo ambiente di foresta tropicale solcato da lenti fiumi viene sconvolto alla fine dell'Era Paleozoica, nel Permiano, da estese colate vulcaniche, talora con attività esplosiva: ne è testimonianza l'estesa fascia di porfidi chiari e di porfiriti violacee che caratterizza alla base il versante nordoccidentale del monte.
Sopra essi, sempre lungo i versanti settentrionali, ricompaiono sedimenti di piana alluvionale: conglomerati e arenarie rosse del Verrucano, che passano verso l'alto a arenarie e siltiti giallastre: si tratta di depositi di ambiente costiero, antiche sabbie e sabbie fini deposte a bassa profondità in un mare che, all'inizio dell'Era Mesozoica, da oriente sta via via sommergendo tutta l'area prealpina.
Avvicinandosi alla vetta del Caslano, il paesaggio muta poi bruscamente: un costone roccioso scosceso attraversa i due versanti, mettendo in luce una successione di dolomie grigie in banchi o massicce; si tratta di depositi carbonatici formatisi in un mare tropicale di 240 milioni di anni fa, poco profondo e ricco di vita: coralli, briozoi, alghe spesso riconoscibili solo al microscopio. Tutto il versante meridionale, sino al lago, è costituito esclusivamente da queste rocce, note come Dolomia del San Salvatore, dal vicino monte omonimo.
Durante l'orogenesi alpina, l'intera successione è stata sollevata e inclinata, fratturandosi durante questi movimenti; anche da lontano è ben visibile la netta parete rocciosa che sembra affettare il monte: è una faglia, cioè un piano di origine tettonica lungo il quale le due parti si sono mosse l'una rispetto all'altra.
La piramide del Caslano è stata poi modellata nel Quaternario dalle ripetute avanzate del ghiacciaio del Ticino; i depositi glaciali dell'ultima glaciazione ne ammantano tutt'oggi la cima e i versanti meno acclivi.
La gran varietà di rocce presenti - rocce silicee che danno luogo a suoli acidi, e rocce carbonatiche che originano suoli neutri o basici - e la diversa esposizione dei tre versanti fanno sì che il Monte Caslano appaia anche come un variegato mosaico di coperture vegetali diverse.
Sui terreni più acidi dei versanti settentrionali, ad esempio, prospera il bosco di Tiglio e Faggio, mentre i suoli dolomitici del versante meridionale ospitano associazioni a Carpino bianco e Carpino nero, con uno strato arbustivo ricco di nocciolo e pungitopo.
Sul pianoro sommitale, infine, ammantato da depositi glaciali, con suoli estremamente acidi, domina il Castagno, con qua e là chiazze di Betulla, Rovere e Roverella.
In totale, il monte ospita almeno 600 specie di piante superiori, oltre a 150 specie diverse di muschi e di epatiche: una ricchezza di associazioni vegetali, talvolta rare, che ha fatto sì che l'intera area venisse inserita nell'inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali di importanza nazionale, e successivamente tra le zone di interesse naturalistico cantonale, allo scopo di tutelarne la biodiversità.
Questi ambienti particolari, e le rocce che ne permettono la sussistenza, sono facilmente riconoscibili seguendo il sentiero ad anello che da Caslano, in senso antiorario, porta sin sotto la vetta, snodandosi attraverso 15 punti di osservazione, dotati di pannelli illustrativi degli elementi più salienti presenti.