Alle spalle dell'abitato di Codogna - oggi compreso nel Comune di Grandola e Uniti - si apre l'ampio e articolato bacino della Val Sanagra, collegata a ovest alla parallela Val Cavargna dalla sella dell'Alpe Logone. Nonostante il suo aspetto poco appariscente, con versanti solcati da ripidi valloni fittamente boscati, essa è famosa fra i paleontologi per la sua pressoché unica flora fossile appartenente al Carbonifero, un periodo dell'Era Paleozoica.
In una valletta laterale che sale verso l'Alpe Logone, infatti, si è eccezionalmente conservata una lente di sedimenti di quest'età, pinzata lungo la grande faglia nota come Linea della Grona, che divide il basamento metamorfico affiorante a nord dalla successione carbonatica di età giurassica presente verso meridione. Entro arenarie da grigie a rosse, è presente un livello nerastro spesso non più di dieci metri, ricco di materia organica e localmente di antracite, un tipo di carbone fossile; esso in passato è stato coltivato in due piccole miniere, ora abbandonate. Nello smarino di queste miniere e nei vicini affioramenti, sono state rinvenute nel secolo scorso oltre 2000 impronte di foglie appartenenti a ben 75 diverse specie di piante, tutte viventi circa 310 milioni di anni fa sull'unico grande continente detto Pangea. In quel tempo, mentre gli anfibi erano i dominatori delle terre emerse e gli antenati dei dinosauri stavano iniziando la loro evoluzione, i bassopiani paludosi dell'Euramerica e della Cina erano coperti infatti da estese foreste, costituite da specie ormai estinte, come le grandi licopodiacee e le felci arboree.
Questo straordinario mondo antico torna a rivivere nel vicino Museo Etnografico e Naturalistico della Val Sanagra, allestito ai piani superiori della Villa Camozzi, a Codogna: qui, infatti, è possibile ammirare rami, foglie, impronte di corteccia dal curioso disegno a losanghe, ben riconoscibili su grandi lastre di argilliti carboniose. Questi reperti di eccezionale rarità fanno da degna cornice al vero gioiello dell'esposizione: un seme fossile denominato Trigonocarpus, di oltre 6 cm e perfettamente conservato nelle sue tre dimensioni; esso è una delle più antiche testimonianze delle prime piante con seme, o fanerogame, che in quel periodo erano all'alba della loro evoluzione. Altri fossili più giovani, sia di invertebrati che di Pesci, provenienti dalle rocce della zona completano il quadro delle antiche forme di vita rinvenute fra queste montagne.
Il Museo non si limita però a illustrare l'antichissima storia del territorio: un'ampia sala infatti è dedicata a tre estesi diorami che ricostruiscono in grandezza reale gli ambienti naturali attuali riconoscibili nella Val Sanagra, mentre un'altra attigua espone nel dettaglio le varie specie micologiche presenti e numerosi Vertebrati impagliati. Lungo il corridoio una mostra fotografica riconduce il visitatore alla Storia recente, documentando con rare immagini la ferrovia Menaggio-Porlezza, che qui passava tra il 1884 e il 1939. L'intero sottotetto poi è dedicato alla cultura contadina e artigianale sopravvissuta sino al secolo scorso: attrezzi e macchine di uso comune, recuperati nell'intorno e salvati dall'oblio, sono esposti ordinatamente lungo le pareti, mentre il centro della sala è dominato da alcuni eccezionali esemplari di grandi orologi meccanici, ormai soppiantati, nei campanili della zona, da più precisi strumenti moderni.
La visita al Museo, voluto dall'Amministrazione Comunale, realizzato dall'Associazione Storia Natura e Vita, e curato da un Dottore Naturalista appassionato alla storia del proprio territorio, permette quindi una immersione totale nella realtà della valle, caratterizzata dalla stretta interazione, nel corso dei secoli, fra l'Uomo e l'ambiente naturale che lo ospita.
Alle spalle dell'abitato di Codogna - oggi compreso nel Comune di Grandola e Uniti - si apre l'ampio e articolato bacino della Val Sanagra, collegata a ovest alla parallela Val Cavargna dalla sella dell'Alpe Logone. Nonostante il suo aspetto poco appariscente, con versanti solcati da ripidi valloni fittamente boscati, essa è famosa fra i paleontologi per la sua pressoché unica flora fossile appartenente al Carbonifero, un periodo dell'Era Paleozoica.
In una valletta laterale che sale verso l'Alpe Logone, infatti, si è eccezionalmente conservata una lente di sedimenti di quest'età, pinzata lungo la grande faglia nota come Linea della Grona, che divide il basamento metamorfico affiorante a nord dalla successione carbonatica di età giurassica presente verso meridione. Entro arenarie da grigie a rosse, è presente un livello nerastro spesso non più di dieci metri, ricco di materia organica e localmente di antracite, un tipo di carbone fossile; esso in passato è stato coltivato in due piccole miniere, ora abbandonate. Nello smarino di queste miniere e nei vicini affioramenti, sono state rinvenute nel secolo scorso oltre 2000 impronte di foglie appartenenti a ben 75 diverse specie di piante, tutte viventi circa 310 milioni di anni fa sull'unico grande continente detto Pangea. In quel tempo, mentre gli anfibi erano i dominatori delle terre emerse e gli antenati dei dinosauri stavano iniziando la loro evoluzione, i bassopiani paludosi dell'Euramerica e della Cina erano coperti infatti da estese foreste, costituite da specie ormai estinte, come le grandi licopodiacee e le felci arboree.
Questo straordinario mondo antico torna a rivivere nel vicino Museo Etnografico e Naturalistico della Val Sanagra, allestito ai piani superiori della Villa Camozzi, a Codogna: qui, infatti, è possibile ammirare rami, foglie, impronte di corteccia dal curioso disegno a losanghe, ben riconoscibili su grandi lastre di argilliti carboniose. Questi reperti di eccezionale rarità fanno da degna cornice al vero gioiello dell'esposizione: un seme fossile denominato Trigonocarpus, di oltre 6 cm e perfettamente conservato nelle sue tre dimensioni; esso è una delle più antiche testimonianze delle prime piante con seme, o fanerogame, che in quel periodo erano all'alba della loro evoluzione. Altri fossili più giovani, sia di invertebrati che di Pesci, provenienti dalle rocce della zona completano il quadro delle antiche forme di vita rinvenute fra queste montagne.
Il Museo non si limita però a illustrare l'antichissima storia del territorio: un'ampia sala infatti è dedicata a tre estesi diorami che ricostruiscono in grandezza reale gli ambienti naturali attuali riconoscibili nella Val Sanagra, mentre un'altra attigua espone nel dettaglio le varie specie micologiche presenti e numerosi Vertebrati impagliati. Lungo il corridoio una mostra fotografica riconduce il visitatore alla Storia recente, documentando con rare immagini la ferrovia Menaggio-Porlezza, che qui passava tra il 1884 e il 1939. L'intero sottotetto poi è dedicato alla cultura contadina e artigianale sopravvissuta sino al secolo scorso: attrezzi e macchine di uso comune, recuperati nell'intorno e salvati dall'oblio, sono esposti ordinatamente lungo le pareti, mentre il centro della sala è dominato da alcuni eccezionali esemplari di grandi orologi meccanici, ormai soppiantati, nei campanili della zona, da più precisi strumenti moderni.
La visita al Museo, voluto dall'Amministrazione Comunale, realizzato dall'Associazione Storia Natura e Vita, e curato da un Dottore Naturalista appassionato alla storia del proprio territorio, permette quindi una immersione totale nella realtà della valle, caratterizzata dalla stretta interazione, nel corso dei secoli, fra l'Uomo e l'ambiente naturale che lo ospita.