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Pedalare lungo la dora baltea al cospetto del forte di bard

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  • PEDALARE LUNGO LA DORA BALTEA AL COSPETTO DEL FORTE DI BARD

    Descrizione

    Un itinerario ciclabile alla portata di tutti che si sviluppa lungo le sponde della Dora Baltea, l’unico vero fiume della Valle d’Aosta. Partendo dal Forte di Bard si pedala su facili sterrati e strade asfaltate a basso traffico per scoprire ad ogni colpo di pedale la natura riparia che caratterizza il lungo Dora, ma anche castelli, chiese romaniche e ponti medioevali lungo la via Francigena.

    DATI TECNICI PERCORSO

    Difficoltà: Facile (Fino a 2 ore in sella e/o fino a 300 m di dislivello positivo. Adatto a qualsiasi livello di allenamento).
    Lunghezza: 18 km
    Dislivello positivo: 290 m D+
    Dislivello negativo: 290 m D-
    Tipo di fondo: asfalto 9 km – sterrato 9 km


    Lasciata l’auto nei parcheggi presso la stazione ferroviaria di Hône, percorrere Via Stazione in direzione Nord per cica 600 m.

    Giunti al passaggio a livello mantenersi a destra ed imboccare la strada poderale che costeggia la Dora Baltea e seguirla per circa 1,5 km quindi svoltare a destra sulla la strada asfaltata fino a raggiungere il villaggio di Echallod-dessous. Proseguire ancora su asfalto per circa 500 m quindi prendere a destra la poderale che si inoltra tra i prati e raggiunge nuovamente il corso del fiume.

    Ritornati sull’asfalto svoltare ancora a destra e proseguire per circa 800 m quindi svotare a sinistra sullo sterrato fino a raggiungere il paese di Issogne con il suo magnifico castello.

    Una volta giunti alla strada regionale, svoltare a sinistra fino a superare il ponte sulla Dora baltea quindi imboccare a destra la strada poderale che costeggia il fiume in direzione Sud per circa 2,5 km. Superato il sottopasso dell’autostrada si giunge alla rotonda sulla Strada Statale 26 della Valle d’Aosta che occorre attraversare e proseguire verso il paese di Arnad quindi svoltare a sinistra per raggiungere la chiesa romanica di San Martino.

    Dopo una sosta per ammirare questo magnifico monumento proseguire in direzione Nord quindi svoltare a destra e proseguire dritto fino alla frazione Prouvy.

    Superato l’omonimo torrente svoltare a sinistra quindi a destra lungo lo sterrato che porta alla base di Chateau Vallaise. Nuovamente sull’asfalto svoltare a destra quindi a sinistra e seguire le indicazioni della via francigena fino al magnifico ponte medioevale di Echallod. Svoltare a sinistra e seguire la strada asfaltata per circa 1 km quindi, all’altezza del viadotto dell’autostrada, mantenersi a destra e prendere la strada sterrata fino a giungere al paese di Hône.

    Proseguire dritto su via Colliard quindi svoltare a sinistra sulla strada regionale. Imboccare a destra via Chanoux quindi Via Stazione per ritornare al punto di partenza.

     

    BORGO E FORTE DI BARD

    Bard sebbene sia il più piccolo comune italiano (poco più di 3 km quadri di superficie con poco più di cento abitanti) gode di una posizione strategica che lo ha reso da lungo tempo centro di passaggio commerciale e militare.
    Il piccolo borgo nato lungo la Via Consolare romana è un autentico concentrato di testimonianze storiche con il suo assetto medievale pressoché intatto. Attorno alla via principale, sotto cui scorre parte dell’antico canale detto della Furiana realizzato dai Romani e ancora oggi in uso, si trovano ben 25 edifici dichiarati monumentali costruiti sugli antichi muri romani ancora visibili in alcune cantine.
    I più celebri sono Casa Challant con le sue finestre a chiglia rovesciata e a crociera, risalente alla fine del XV secolo e abitata dal Conte Filiberto di Challant castellano di Bard tra il 1487 e il 1517, Casa Nicole elegante residenza degli ultimi conti di Bard sulla cui facciata si trovano i segni dei proiettili sparati durante l’assedio al forte di Bard da parte dell’esercito di Napoleone nel maggio del 1800 e Casa Valperga risalente al XVI secolo, con una facciata abbellita da finestre a crociera e i resti di decorazione pittorica. Al centro si trova una finestra a bifora e resti di affreschi che rappresentano antichi stemmi nobiliari, fra cui quello della famiglia Valperga.
    L’imponente Forte domina il piccolo borgo dall’alto di un promontorio roccioso, sentinella a guardia del punto più stretto di tutta la Valle d’Aosta.
    La storia del Forte affonda le radici già a partire dal VI secolo d.C. quando a Bard c’era una guarnigione di 60 soldati a difesa dell’impero. A partire dal 1242 la fortezza diventa di proprietà dei Savoia. Il forte diventerà protagonista in occasione del passaggio dell’esercito francese nel 1704 e soprattutto dell’arrivo di Napoleone Bonaparte nel maggio del 1800 dove vi troverà asserragliato un esercito formato da 400 austriaci. Il forte si rivelò inespugnabile, tanto che l’armata napoleonica impiegò circa due settimane per poter proseguire, riuscendovi solo con l’astuzia. Una volta passato Napoleone fece smantellare il forte che fu ricostruito così come lo vediamo oggi da Carlo Felice a partire dal 1830 fino a farlo diventare una delle più massicce ed imponenti fortificazioni di sbarramento.
    Tre sono i principali corpi di fabbrica che compongono il forte fra i quali si trova racchiuso il grande cortile quadrangolare della Piazza d’Armi circondato da un ampio porticato.
    A fine ‘800 il forte cadde in declino diventando prima una prigione e poi deposito di munizioni ed infine definitivamente abbandonato.
    Dopo un’importante opera di recupero e restauro da parte della Regione Autonoma Valle d’Aosta a partire dagli anni 2000, oggi il forte è un importantissimo polo culturale con musei permanenti ed esposizioni temporanee di livello internazionale.


    LA DORA BALTEA E LE SUE SPONDE

    La Dora Baltea è l’unico vero fiume della Valle d’Aosta. Rappresenta una dei maggiori affluenti alpini del Po, la sua asta principale ha una lunghezza complessiva di circa 160 km. Nasce dalle più alte cime delle Alpi (Gran Paradiso, Monte Bianco, Cervino, Monte Rosa) ed attraversa la Valle D'Aosta per 60 km, ricevendo l'apporto di numerosi corsi d'acqua alpini, provenienti dalle valli laterali. Prosegue in Piemonte e si getta nel Po a Crescentino, prima di Torino.
    Le sponde della Dora sono ambienti importanti per molte specie animali e vegetali e per questo
    rappresentano luoghi di particolare interesse naturalistico.
    Vi si trovano specie arboree, arbustive ed erbacee tipiche adattate all’abbondanza di acqua e tolleranti la sommersione, poiché il regime idrico del fiume è soggetto a periodo di acqua più o meno abbondante (specialmente in occasione del disgelo e delle piogge).
    Lungo le sponde si può ancora ritrovare qua e là tracce del paesaggio ripario un tempo ampiamente caratterizzato dalla presenza di Phragmites australis, Typha latifolia, oltre a varie specie dei generi Juncus e Carex. La parte arborea comprende esemplari sempre più rari di specie del bosco igrofilo come Salix e ontano bianco.
    Sono questi preziosi luoghi di rifugio, per tutte quelle specie faunistiche e floristiche amanti dell'acqua, ormai molto rare, se non addirittura del tutto assenti nel resto della regione. Gli uccelli migratori in particolare necessitano di luoghi come questi per sostare, trovare nutrimento e in altri casi nidificare (airone bianco, airone rosso, garzetta e numerose specie di anatidi). Germano reale, Folaga, Cannaiola e Gallinella d'acqua, sono invece stanziali abitanti della vegetazione palustre.
    Delle 10 Riserve naturali istituite in Valle d’Aosta ben 6 sono riferite direttamente a ambienti umidi a testimoniare l’importanza e la fragilità di questi ambienti, sempre più minacciati dall’attività antropica e dai cambiamenti climatici.


    PRATI E COLTIVI DI FONDOVALLE

    Nel fondovalle si aprono ampi spazi occupati da curatissimi prati. L’allevamento bovino in Valle d’Aosta fa grande affidamento proprio sui prati che pascolati direttamente dalla primavera all’autunno e falciati per ottenere fieno per l’alimentazione degli animali in stalla durante l’inverno.
    I prati vengono irrigati a pioggia per accelerare la crescita dell’erba. Nei mesi estivi i prati sono
    costantemente irrigati e tagliati, talvolta con mezzi meccanici ma anche a mano, laddove le superfici sono troppo piccole, irregolari o in pendenza. L’erba viene tagliata in momenti di bel tempo prolungato e lasciata a seccare a terra per alcuni giorni. Rivoltata, viene radunata in andane, con l’uso del trattore o semplicemente col rastrello, e quindi raccolta in balle che saranno poi conservate e il fieno somministrato alle micche in stalla d’inverno.
    “Fare i fieni” come si dice da queste parti è un impegno ma anche una festa che coinvolge spesso tutta la famiglia. Grandi e piccoli armati di rastrello scendono nei prati, spesso fino a sera per sfruttare i giorni di tempo buono e secco e operosi raccolgono il prezioso fieno. Ma come mai è così prezioso?
    Il disciplinare di produzione della Fontina DOP parla esplicitamene di latte di razze bovine selezionate (Valdostana Pezzata Rossa, Valdostana Pezzata Nera e Castana), alimentate con erba d’alpeggio in estate e con fieno d’inverno.


    IL CASTELLO DI ISSOGNE

    Il Castello di Issogne fu per secoli testimone della potenza e della ricchezza della famiglia Challant.
    Dapprima villa rustica in epoca romana, poi casa-forte dalla metà del XII secolo, il castello viene trasformato da Ibleto di Challant nel 1399 e poi ancora dal priore Giorgio di Challant.
    Questo ultimo nella sua carriera ecclesiastica compie numerosi viaggi grazie ai quali affina il proprio gusto sulle novità artistiche romane e internazionali. Verso la fine del secolo si occupa della ristrutturazione del Castello di Issogne, apportando modifiche architettoniche e commissionando decorazioni di tale raffinatezza da rendere il castello un’elegante dimora signorile, un unicum della cultura figurativa medievale dei territori alpini.
    Nell’Ottocento il collezionista torinese Vittorio Avondo ne raccoglierà il testimone e riporterà la dimora agli antichi fasti di Giorgio. Nel 1872 acquista il Castello di Issogne, di cui cura il restauro e l’arredo, cedendolo poi allo Stato nel 1907. Promuove diversi interventi di conservazione nei castelli medievali di Piemonte e Valle d’Aosta, contribuisce alla costruzione del Borgo medievale di Torino e dal 1890, per vent’anni, è direttore del Museo Civico della stessa città.
    L’aspetto esterno, austero e modesto, custodisce al suo interno secoli di storia e splendidi capolavori.
    Colpiscono in particolare la salle basse, un ambiente di rappresentanza con pareti decorate da scene di vita contadina e cortese che si osservano come se si fosse affacciati a un finto loggiato con colonne di cristallo, alabastro, marmo e parati in cuoio.
    Il portico del castello è decorato con immagini vivaci e particolareggiate della vita e del lavoro nel Medioevo poste all’interno di lunette, volute da Giorgio di Challant e realizzate fra la fine del Quattrocento e l’inizio del secolo successivo per dare risalto al contesto sociale ed economico di benessere e di operosità.
    Al centro del cortile si trova la famigerata Fontana del melograno, realizzata nel XVI secolo, forse come dono di nozze da parte di Giorgio di Challant per il matrimonio del nipote Filiberto. Si compone di una vasca in pietra di forma ottagonale che accoglie l’acqua che fuoriesce dai cannelli e al centro un albero in ferro- che un tempo doveva essere colorato. Le parteti del cortile sono tutte decorate, sempre su ordine di Giorgio di Challant che fece realizzare una composizione di stemmi come memoriale e invito alle giovani generazioni a seguire l’esempio degli antenati.


    LA CHIESA ROMANICA DI SAN MARTINO 

    Nel capoluogo di Arnad-Le-Vieux in un contesto quasi fiabesco si trova la chiesa di San Martino, l’esempio più importante di architettura romanica della Valle d’Aosta. Sicuramente precedente all’anno mille nei secoli fu più volte soggetta a trasformazioni, restauri, ampliamenti, distruzioni.
    L’edificio attuale ha una classica pianta romanica a trapezio con tre navate, che conservano una copertura costituita da volte gotiche a crociera a sesto acuto ribassato. I pilastri a pianta quadrata sostengono grandi archi che si appoggiano su capitelli.
    Al centro della facciata si trova un bel portale centrale in tufo del XV sec., decorato con un arco carenato che raffigura due tronchi d’albero intrecciati e sormontato da un rosone. Le finestre sono costituite da slanciate monofore e il campanile, a pianta quadrata presenta un’alta cuspide piramidale. Nel 600 furono annesse due sorprendenti cappelle in stile barocco.
    I resti di affreschi fanno supporre che all’inizio del Quattrocento l’interno fosse ampiamente decorato per bilanciare lo stile rigoroso dell’edificio.
    Il sottotetto della navata sinistra in particolare è decorato con affreschi che raffigurano tra i vari soggetti San Giorgio impegnato a combattere il drago, il “Banchetto di Erode”, una “Crocifissione” e la “Decollazione del Battista”. Un tesoro prezioso non visitabile per ragioni di sicurezza, anche perché l’accesso si trova all’esterno della chiesa a qualche metro di altezza!


    CHATEAU VALLAISE 

    Château Vallaise fu la più sontuosa dimora dell‘omonima famiglia di Arnad, appartenente alla nobiltà di provincia del Ducato sabaudo nel corso del XVII secolo.
    Il castello era in origine una casaforte del XIV secolo che è stata ampliata e trasformata nel tempo, specialmente ad opera del barone Félix-Charles-François appartenente al ramo Vallaise-Romagnano che nel decennio 1660-1670 lo trasformò in un vero e proprio castello.
    Dopo l’estinzione del ramo maschile della famiglia Vallaise, il castello venne venduto intorno alla metà dell’800 al commerciante torinese Giacobini al quale è probabilmente da ricondurre un ultimo intervento di restauro. Nel 1926 la dimora venne acquistata dagli ultimi proprietari, la famiglia De Bernardi e nel 2010 diventa di proprietà regionale.
    Il castello si sviluppa su 3 piani fiancheggiati da 2 torri quadrangolari e si distingue per una facciata bianca e sobria Le stanze al suo interno sono decorate da magnifici affreschi tra cui spicca la cosiddetta “galleria delle Donne forti”, così chiamata perché ritrae figure di donne tratte dall’Antico Testamento, dalla storia antica, classica e medievale rappresentate accanto a eroine emblematiche per le loro qualità e virtù morali.
    L’intera decorazione pittorica interna del castello rispecchia il gusto e la cultura della famiglia Vallaise. E’ riconducibile con tutta probabilità alla figura del già citato barone Félix-Charles-François del ramo Vallaise-Romagnano come autocelebrazione dinastica e strettamente collegata alla promozione sociale raggiunta attraverso le sue seconde nozze con la figlia di un alto funzionario sabaudo. Nel Salone d’Onore si possono ammirare affreschi raffiguranti dieci vedute di località, in passato feudi appartenuti alla famiglia Vallaise.


    IL PONTE DI ECHALLOD E LA VIA FRANCIGENA  

    La Via Francigena attraversa la Valle d’Aosta entrandovi dal Colle del Gran San Bernardo e scendendo verso il Piemonte.
    L’antico itinerario - oltre 3000 km che collegano Canterbury a Roma toccando 5 stati, 16 regioni e più di 600 comuni - rappresentava un asse di collegamento tra nord e sud dell’Europa, lungo il quale transitavano mercanti, eserciti, pellegrini.
    Proprio questi ultimi fra la fine del primo millennio e l’inizio del secondo, divennero sempre più numerosi, e in massa si muovevano per raggiungere i luoghi santi della Cristianità come Gerusalemme, Santiago de Compostela e Roma. La Via Francigena divenne una delle grandi Vie della Fede, un canale di comunicazione determinante per la realizzazione dell’unità culturale che caratterizzò l’Europa nel Medioevo.
    L’uso crescente anche come via di commercio portò allo sviluppo di molti centri lungo il percorso e alla nascita di mansiones, punti tappa a servizio dei viaggiatori.
    La Via Francigena è ancora oggi un itinerario molto frequentato con tappe che permettono di ripercorrere il cammino compiuto nel 990 da Sigerico di ritorno da Roma dove era stato ordinato arcivescovo di Canterbury da Papa Giovanni XV. Il viaggio viene descritto in un diario di viaggio di 79 tappe di cui 3 in Valle d’Aosta.
    Sul tracciato della Via Francigena si trova il ponte di Echallod nel comune di Arnad, considerato fra i più belli della Valle d’Aosta. Consente a pedoni, ciclisti e pellegrini di permette attraversare la Dora Baltea e raggiungere i villaggi sulla sponda opposta.
    Il ponte è in stile romanico, interamente in pietra, con una caratteristica forma simmetrica a schiena d’asino con tre arcate a tutto sesto sostenute da robusti contrafforti. Sulla spalla destra si trova un oratorio a protezione dei viandanti.
    Esisteva già in epoca medievale ed era all’epoca l’unico punto di passaggio per raggiungere la frazione di Echallod. Il tempo e le intemperanze del fiume lo hanno danneggiato e più volte nel corso dei secoli, l’ultima nel 2000 durante la grande alluvione che lo rese impraticabile. I lavori di restauro lo hanno riportato al suo aspetto originario.

    COME RAGGIUNGERCI:

    In auto da Torino: lungo la strada statale 26 fino a Bard, alla rotonda svoltare a sinistra e superato il ponte sulla Dora Baltea, seguire le indicazioni per la stazione ferroviaria di Hône. L’uscita dell’autostrada più vicina è quella di Pont-Saint-Martin.


    In auto da Monte Bianco-Aosta: lungo la strada statale 26 fino a Hône, alla rotonda svoltare a destra e superato il ponte sulla Dora Baltea, seguire le indicazioni per la stazione ferroviaria. L’uscita dell’autostrada più vicina è quella di Verres.


    In treno: stazione ferroviaria di Hône Bard

    Un itinerario ciclabile alla portata di tutti che si sviluppa lungo le sponde della Dora Baltea, l’unico vero fiume della Valle d’Aosta. Partendo dal Forte di Bard si pedala su facili sterrati e strade asfaltate a basso traffico per scoprire ad ogni colpo di pedale la natura riparia che caratterizza il lungo Dora, ma anche castelli, chiese romaniche e ponti medioevali lungo la via Francigena.

    DATI TECNICI PERCORSO

    Difficoltà: Facile (Fino a 2 ore in sella e/o fino a 300 m di dislivello positivo. Adatto a qualsiasi livello di allenamento).
    Lunghezza: 18 km
    Dislivello positivo: 290 m D+
    Dislivello negativo: 290 m D-
    Tipo di fondo: asfalto 9 km – sterrato 9 km


    Lasciata l’auto nei parcheggi presso la stazione ferroviaria di Hône, percorrere Via Stazione in direzione Nord per cica 600 m.

    Giunti al passaggio a livello mantenersi a destra ed imboccare la strada poderale che costeggia la Dora Baltea e seguirla per circa 1,5 km quindi svoltare a destra sulla la strada asfaltata fino a raggiungere il villaggio di Echallod-dessous. Proseguire ancora su asfalto per circa 500 m quindi prendere a destra la poderale che si inoltra tra i prati e raggiunge nuovamente il corso del fiume.

    Ritornati sull’asfalto svoltare ancora a destra e proseguire per circa 800 m quindi svotare a sinistra sullo sterrato fino a raggiungere il paese di Issogne con il suo magnifico castello.

    Una volta giunti alla strada regionale, svoltare a sinistra fino a superare il ponte sulla Dora baltea quindi imboccare a destra la strada poderale che costeggia il fiume in direzione Sud per circa 2,5 km. Superato il sottopasso dell’autostrada si giunge alla rotonda sulla Strada Statale 26 della Valle d’Aosta che occorre attraversare e proseguire verso il paese di Arnad quindi svoltare a sinistra per raggiungere la chiesa romanica di San Martino.

    Dopo una sosta per ammirare questo magnifico monumento proseguire in direzione Nord quindi svoltare a destra e proseguire dritto fino alla frazione Prouvy.

    Superato l’omonimo torrente svoltare a sinistra quindi a destra lungo lo sterrato che porta alla base di Chateau Vallaise. Nuovamente sull’asfalto svoltare a destra quindi a sinistra e seguire le indicazioni della via francigena fino al magnifico ponte medioevale di Echallod. Svoltare a sinistra e seguire la strada asfaltata per circa 1 km quindi, all’altezza del viadotto dell’autostrada, mantenersi a destra e prendere la strada sterrata fino a giungere al paese di Hône.

    Proseguire dritto su via Colliard quindi svoltare a sinistra sulla strada regionale. Imboccare a destra via Chanoux quindi Via Stazione per ritornare al punto di partenza.

     

    BORGO E FORTE DI BARD

    Bard sebbene sia il più piccolo comune italiano (poco più di 3 km quadri di superficie con poco più di cento abitanti) gode di una posizione strategica che lo ha reso da lungo tempo centro di passaggio commerciale e militare.
    Il piccolo borgo nato lungo la Via Consolare romana è un autentico concentrato di testimonianze storiche con il suo assetto medievale pressoché intatto. Attorno alla via principale, sotto cui scorre parte dell’antico canale detto della Furiana realizzato dai Romani e ancora oggi in uso, si trovano ben 25 edifici dichiarati monumentali costruiti sugli antichi muri romani ancora visibili in alcune cantine.
    I più celebri sono Casa Challant con le sue finestre a chiglia rovesciata e a crociera, risalente alla fine del XV secolo e abitata dal Conte Filiberto di Challant castellano di Bard tra il 1487 e il 1517, Casa Nicole elegante residenza degli ultimi conti di Bard sulla cui facciata si trovano i segni dei proiettili sparati durante l’assedio al forte di Bard da parte dell’esercito di Napoleone nel maggio del 1800 e Casa Valperga risalente al XVI secolo, con una facciata abbellita da finestre a crociera e i resti di decorazione pittorica. Al centro si trova una finestra a bifora e resti di affreschi che rappresentano antichi stemmi nobiliari, fra cui quello della famiglia Valperga.
    L’imponente Forte domina il piccolo borgo dall’alto di un promontorio roccioso, sentinella a guardia del punto più stretto di tutta la Valle d’Aosta.
    La storia del Forte affonda le radici già a partire dal VI secolo d.C. quando a Bard c’era una guarnigione di 60 soldati a difesa dell’impero. A partire dal 1242 la fortezza diventa di proprietà dei Savoia. Il forte diventerà protagonista in occasione del passaggio dell’esercito francese nel 1704 e soprattutto dell’arrivo di Napoleone Bonaparte nel maggio del 1800 dove vi troverà asserragliato un esercito formato da 400 austriaci. Il forte si rivelò inespugnabile, tanto che l’armata napoleonica impiegò circa due settimane per poter proseguire, riuscendovi solo con l’astuzia. Una volta passato Napoleone fece smantellare il forte che fu ricostruito così come lo vediamo oggi da Carlo Felice a partire dal 1830 fino a farlo diventare una delle più massicce ed imponenti fortificazioni di sbarramento.
    Tre sono i principali corpi di fabbrica che compongono il forte fra i quali si trova racchiuso il grande cortile quadrangolare della Piazza d’Armi circondato da un ampio porticato.
    A fine ‘800 il forte cadde in declino diventando prima una prigione e poi deposito di munizioni ed infine definitivamente abbandonato.
    Dopo un’importante opera di recupero e restauro da parte della Regione Autonoma Valle d’Aosta a partire dagli anni 2000, oggi il forte è un importantissimo polo culturale con musei permanenti ed esposizioni temporanee di livello internazionale.


    LA DORA BALTEA E LE SUE SPONDE

    La Dora Baltea è l’unico vero fiume della Valle d’Aosta. Rappresenta una dei maggiori affluenti alpini del Po, la sua asta principale ha una lunghezza complessiva di circa 160 km. Nasce dalle più alte cime delle Alpi (Gran Paradiso, Monte Bianco, Cervino, Monte Rosa) ed attraversa la Valle D'Aosta per 60 km, ricevendo l'apporto di numerosi corsi d'acqua alpini, provenienti dalle valli laterali. Prosegue in Piemonte e si getta nel Po a Crescentino, prima di Torino.
    Le sponde della Dora sono ambienti importanti per molte specie animali e vegetali e per questo
    rappresentano luoghi di particolare interesse naturalistico.
    Vi si trovano specie arboree, arbustive ed erbacee tipiche adattate all’abbondanza di acqua e tolleranti la sommersione, poiché il regime idrico del fiume è soggetto a periodo di acqua più o meno abbondante (specialmente in occasione del disgelo e delle piogge).
    Lungo le sponde si può ancora ritrovare qua e là tracce del paesaggio ripario un tempo ampiamente caratterizzato dalla presenza di Phragmites australis, Typha latifolia, oltre a varie specie dei generi Juncus e Carex. La parte arborea comprende esemplari sempre più rari di specie del bosco igrofilo come Salix e ontano bianco.
    Sono questi preziosi luoghi di rifugio, per tutte quelle specie faunistiche e floristiche amanti dell'acqua, ormai molto rare, se non addirittura del tutto assenti nel resto della regione. Gli uccelli migratori in particolare necessitano di luoghi come questi per sostare, trovare nutrimento e in altri casi nidificare (airone bianco, airone rosso, garzetta e numerose specie di anatidi). Germano reale, Folaga, Cannaiola e Gallinella d'acqua, sono invece stanziali abitanti della vegetazione palustre.
    Delle 10 Riserve naturali istituite in Valle d’Aosta ben 6 sono riferite direttamente a ambienti umidi a testimoniare l’importanza e la fragilità di questi ambienti, sempre più minacciati dall’attività antropica e dai cambiamenti climatici.


    PRATI E COLTIVI DI FONDOVALLE

    Nel fondovalle si aprono ampi spazi occupati da curatissimi prati. L’allevamento bovino in Valle d’Aosta fa grande affidamento proprio sui prati che pascolati direttamente dalla primavera all’autunno e falciati per ottenere fieno per l’alimentazione degli animali in stalla durante l’inverno.
    I prati vengono irrigati a pioggia per accelerare la crescita dell’erba. Nei mesi estivi i prati sono
    costantemente irrigati e tagliati, talvolta con mezzi meccanici ma anche a mano, laddove le superfici sono troppo piccole, irregolari o in pendenza. L’erba viene tagliata in momenti di bel tempo prolungato e lasciata a seccare a terra per alcuni giorni. Rivoltata, viene radunata in andane, con l’uso del trattore o semplicemente col rastrello, e quindi raccolta in balle che saranno poi conservate e il fieno somministrato alle micche in stalla d’inverno.
    “Fare i fieni” come si dice da queste parti è un impegno ma anche una festa che coinvolge spesso tutta la famiglia. Grandi e piccoli armati di rastrello scendono nei prati, spesso fino a sera per sfruttare i giorni di tempo buono e secco e operosi raccolgono il prezioso fieno. Ma come mai è così prezioso?
    Il disciplinare di produzione della Fontina DOP parla esplicitamene di latte di razze bovine selezionate (Valdostana Pezzata Rossa, Valdostana Pezzata Nera e Castana), alimentate con erba d’alpeggio in estate e con fieno d’inverno.


    IL CASTELLO DI ISSOGNE

    Il Castello di Issogne fu per secoli testimone della potenza e della ricchezza della famiglia Challant.
    Dapprima villa rustica in epoca romana, poi casa-forte dalla metà del XII secolo, il castello viene trasformato da Ibleto di Challant nel 1399 e poi ancora dal priore Giorgio di Challant.
    Questo ultimo nella sua carriera ecclesiastica compie numerosi viaggi grazie ai quali affina il proprio gusto sulle novità artistiche romane e internazionali. Verso la fine del secolo si occupa della ristrutturazione del Castello di Issogne, apportando modifiche architettoniche e commissionando decorazioni di tale raffinatezza da rendere il castello un’elegante dimora signorile, un unicum della cultura figurativa medievale dei territori alpini.
    Nell’Ottocento il collezionista torinese Vittorio Avondo ne raccoglierà il testimone e riporterà la dimora agli antichi fasti di Giorgio. Nel 1872 acquista il Castello di Issogne, di cui cura il restauro e l’arredo, cedendolo poi allo Stato nel 1907. Promuove diversi interventi di conservazione nei castelli medievali di Piemonte e Valle d’Aosta, contribuisce alla costruzione del Borgo medievale di Torino e dal 1890, per vent’anni, è direttore del Museo Civico della stessa città.
    L’aspetto esterno, austero e modesto, custodisce al suo interno secoli di storia e splendidi capolavori.
    Colpiscono in particolare la salle basse, un ambiente di rappresentanza con pareti decorate da scene di vita contadina e cortese che si osservano come se si fosse affacciati a un finto loggiato con colonne di cristallo, alabastro, marmo e parati in cuoio.
    Il portico del castello è decorato con immagini vivaci e particolareggiate della vita e del lavoro nel Medioevo poste all’interno di lunette, volute da Giorgio di Challant e realizzate fra la fine del Quattrocento e l’inizio del secolo successivo per dare risalto al contesto sociale ed economico di benessere e di operosità.
    Al centro del cortile si trova la famigerata Fontana del melograno, realizzata nel XVI secolo, forse come dono di nozze da parte di Giorgio di Challant per il matrimonio del nipote Filiberto. Si compone di una vasca in pietra di forma ottagonale che accoglie l’acqua che fuoriesce dai cannelli e al centro un albero in ferro- che un tempo doveva essere colorato. Le parteti del cortile sono tutte decorate, sempre su ordine di Giorgio di Challant che fece realizzare una composizione di stemmi come memoriale e invito alle giovani generazioni a seguire l’esempio degli antenati.


    LA CHIESA ROMANICA DI SAN MARTINO 

    Nel capoluogo di Arnad-Le-Vieux in un contesto quasi fiabesco si trova la chiesa di San Martino, l’esempio più importante di architettura romanica della Valle d’Aosta. Sicuramente precedente all’anno mille nei secoli fu più volte soggetta a trasformazioni, restauri, ampliamenti, distruzioni.
    L’edificio attuale ha una classica pianta romanica a trapezio con tre navate, che conservano una copertura costituita da volte gotiche a crociera a sesto acuto ribassato. I pilastri a pianta quadrata sostengono grandi archi che si appoggiano su capitelli.
    Al centro della facciata si trova un bel portale centrale in tufo del XV sec., decorato con un arco carenato che raffigura due tronchi d’albero intrecciati e sormontato da un rosone. Le finestre sono costituite da slanciate monofore e il campanile, a pianta quadrata presenta un’alta cuspide piramidale. Nel 600 furono annesse due sorprendenti cappelle in stile barocco.
    I resti di affreschi fanno supporre che all’inizio del Quattrocento l’interno fosse ampiamente decorato per bilanciare lo stile rigoroso dell’edificio.
    Il sottotetto della navata sinistra in particolare è decorato con affreschi che raffigurano tra i vari soggetti San Giorgio impegnato a combattere il drago, il “Banchetto di Erode”, una “Crocifissione” e la “Decollazione del Battista”. Un tesoro prezioso non visitabile per ragioni di sicurezza, anche perché l’accesso si trova all’esterno della chiesa a qualche metro di altezza!


    CHATEAU VALLAISE 

    Château Vallaise fu la più sontuosa dimora dell‘omonima famiglia di Arnad, appartenente alla nobiltà di provincia del Ducato sabaudo nel corso del XVII secolo.
    Il castello era in origine una casaforte del XIV secolo che è stata ampliata e trasformata nel tempo, specialmente ad opera del barone Félix-Charles-François appartenente al ramo Vallaise-Romagnano che nel decennio 1660-1670 lo trasformò in un vero e proprio castello.
    Dopo l’estinzione del ramo maschile della famiglia Vallaise, il castello venne venduto intorno alla metà dell’800 al commerciante torinese Giacobini al quale è probabilmente da ricondurre un ultimo intervento di restauro. Nel 1926 la dimora venne acquistata dagli ultimi proprietari, la famiglia De Bernardi e nel 2010 diventa di proprietà regionale.
    Il castello si sviluppa su 3 piani fiancheggiati da 2 torri quadrangolari e si distingue per una facciata bianca e sobria Le stanze al suo interno sono decorate da magnifici affreschi tra cui spicca la cosiddetta “galleria delle Donne forti”, così chiamata perché ritrae figure di donne tratte dall’Antico Testamento, dalla storia antica, classica e medievale rappresentate accanto a eroine emblematiche per le loro qualità e virtù morali.
    L’intera decorazione pittorica interna del castello rispecchia il gusto e la cultura della famiglia Vallaise. E’ riconducibile con tutta probabilità alla figura del già citato barone Félix-Charles-François del ramo Vallaise-Romagnano come autocelebrazione dinastica e strettamente collegata alla promozione sociale raggiunta attraverso le sue seconde nozze con la figlia di un alto funzionario sabaudo. Nel Salone d’Onore si possono ammirare affreschi raffiguranti dieci vedute di località, in passato feudi appartenuti alla famiglia Vallaise.


    IL PONTE DI ECHALLOD E LA VIA FRANCIGENA  

    La Via Francigena attraversa la Valle d’Aosta entrandovi dal Colle del Gran San Bernardo e scendendo verso il Piemonte.
    L’antico itinerario - oltre 3000 km che collegano Canterbury a Roma toccando 5 stati, 16 regioni e più di 600 comuni - rappresentava un asse di collegamento tra nord e sud dell’Europa, lungo il quale transitavano mercanti, eserciti, pellegrini.
    Proprio questi ultimi fra la fine del primo millennio e l’inizio del secondo, divennero sempre più numerosi, e in massa si muovevano per raggiungere i luoghi santi della Cristianità come Gerusalemme, Santiago de Compostela e Roma. La Via Francigena divenne una delle grandi Vie della Fede, un canale di comunicazione determinante per la realizzazione dell’unità culturale che caratterizzò l’Europa nel Medioevo.
    L’uso crescente anche come via di commercio portò allo sviluppo di molti centri lungo il percorso e alla nascita di mansiones, punti tappa a servizio dei viaggiatori.
    La Via Francigena è ancora oggi un itinerario molto frequentato con tappe che permettono di ripercorrere il cammino compiuto nel 990 da Sigerico di ritorno da Roma dove era stato ordinato arcivescovo di Canterbury da Papa Giovanni XV. Il viaggio viene descritto in un diario di viaggio di 79 tappe di cui 3 in Valle d’Aosta.
    Sul tracciato della Via Francigena si trova il ponte di Echallod nel comune di Arnad, considerato fra i più belli della Valle d’Aosta. Consente a pedoni, ciclisti e pellegrini di permette attraversare la Dora Baltea e raggiungere i villaggi sulla sponda opposta.
    Il ponte è in stile romanico, interamente in pietra, con una caratteristica forma simmetrica a schiena d’asino con tre arcate a tutto sesto sostenute da robusti contrafforti. Sulla spalla destra si trova un oratorio a protezione dei viandanti.
    Esisteva già in epoca medievale ed era all’epoca l’unico punto di passaggio per raggiungere la frazione di Echallod. Il tempo e le intemperanze del fiume lo hanno danneggiato e più volte nel corso dei secoli, l’ultima nel 2000 durante la grande alluvione che lo rese impraticabile. I lavori di restauro lo hanno riportato al suo aspetto originario.

    COME RAGGIUNGERCI:

    In auto da Torino: lungo la strada statale 26 fino a Bard, alla rotonda svoltare a sinistra e superato il ponte sulla Dora Baltea, seguire le indicazioni per la stazione ferroviaria di Hône. L’uscita dell’autostrada più vicina è quella di Pont-Saint-Martin.


    In auto da Monte Bianco-Aosta: lungo la strada statale 26 fino a Hône, alla rotonda svoltare a destra e superato il ponte sulla Dora Baltea, seguire le indicazioni per la stazione ferroviaria. L’uscita dell’autostrada più vicina è quella di Verres.


    In treno: stazione ferroviaria di Hône Bard