Nell'ultimo milione di anni le Alpi sono state interessate da 4 glaciazioni, cioè periodi di forte espansione dei ghiacci. L'ultima di esse, chiamata "glaciazione Wurmiana", è durata da 75.000 a 8.300 anni fa. Durante questa glaciazione la Valle Antigorio e Formazza era occupata dall'esteso ghiacciaio del Toce, spesso oltre 1.300 metri, che più a valle si univa con i ghiacciai che scendevano dalle altre valli dell'Ossola. Lo strato di ghiaccio era così spesso che solo le cime più alte emergevano. Una simile massa di ghiaccio ha avuto un ruolo importantissimo nel "disegnare" le attuali forme del paesaggio: i ghiacciai infatti svolgono un'importante azione di erosione, di modellamento, di trasporto e di deposizione. Osservando le ripide pareti che circondano il paese di Premia si riconosce il tipico profilo trasversale a forma di "U", ben diverso da una valle originatasi solo per erosione fluviale che presenta invece una sezione a forma di "V". Un altro segno inconfondibile della antica presenza del ghiacciaio è l'elevato grado di arrotondamento delle bastionate rocciose e del gradino roccioso di Premia (chiamato sulla carta con il toponimo "Sasso di Premia"). Le rocce lisciate e striate dall'azione di modellamento del ghiaccio prendono il nome di "rocce montonate".
In località Maiesso, lungo il percorso di visita degli Orridi di Uriezzo, un ponte di ferro sul Fiume Toce rappresenta uno straordinario punto di osservazione sulle Marmitte dei Giganti. In questo breve tratto di valle l'imponente azione di modellamento e di erosione operata dai ghiacciai e dai torrenti del passato si è spinta a tal punto da oltrepassare le rocce (micascisti a granato) che costituiscono il gradino di Premia e incidere, mettendola in luce, la roccia sottostante (gneiss granitoide), biancastra e microcristallina, che contrasta cromaticamente con i sovrastanti micascisti bruno-grigiastri. La particolarità di questa roccia (comodamente osservabile proprio dal ponte di Maiesso) consiste nel fatto che rappresenta l'elemento tettonico più profondo conosciuto, il cosiddetto "Elemento Zero", dell'intero edificio alpino: in tutte le Alpi affiora solo nella zona di Verampio, dove la Valle di Devero confluisce nella Valle Antigorio e presenta una forma a cupola, tanto che viene anche definito "Cupola di Verampio".
Dal ponte di Maiesso si possono osservare le caratteristiche cavità emisferiche o cilindriche incise sull’alveo roccioso del Fiume Toce. A queste formazioni, talvolta somiglianti a enormi scodelle, la fantasia dell’uomo ha attribuito il nome di “marmitte dei giganti”. Si sono formate principalmente ai tempi delle glaciazioni, causate dalla forza erosiva dei torrenti che scorrevano ad altissima pressione al di sotto del ghiacciaio (torrenti subglaciali). L’acqua che scorre al di sotto di un ghiacciaio può formare rapidi vortici, scorrendo con velocità anche superiori a 200 km/h, e le sabbie, i fini limi, ed i detriti trasportati, roteando e graffiando la roccia, come potenti trapani scavano e approfondiscono queste cavità tondeggianti, dalle pareti levigate.
In tutta la zona della valle Antigorio si riscontrano numerosi esempi di marmitte dei giganti. Quelle che si possono osservare a Maiesso sono ancora forme attive, percorse ancora dall’acqua del Toce. Altre invece sono state originate anche da corsi d'acqua subglaciali, che dopo il ritiro dei ghiacciai sono scomparsi, e pertanto si possono incontrare anche molto lontane dagli attuali torrenti. Questo per esempio si verifica percorrendo la mulattiera che da Verampio sale a Baceno, dove si incontra una grande marmitta semisepolta di circa 10 metri di diametro, attraversata dalla mulattiera.
Anche se le magnifiche pozze d’acqua di Maiesso invitano in estate a bagni rinfrescanti si raccomanda caldamente di non lasciarsi tentare. Purtroppo la bassa temperatura dell’acqua, la presenza di tratti molto scivolosi e di gorghi sono stati causa di alcuni incidenti purtroppo letali.
Nell'ultimo milione di anni le Alpi sono state interessate da 4 glaciazioni, cioè periodi di forte espansione dei ghiacci. L'ultima di esse, chiamata "glaciazione Wurmiana", è durata da 75.000 a 8.300 anni fa. Durante questa glaciazione la Valle Antigorio e Formazza era occupata dall'esteso ghiacciaio del Toce, spesso oltre 1.300 metri, che più a valle si univa con i ghiacciai che scendevano dalle altre valli dell'Ossola. Lo strato di ghiaccio era così spesso che solo le cime più alte emergevano. Una simile massa di ghiaccio ha avuto un ruolo importantissimo nel "disegnare" le attuali forme del paesaggio: i ghiacciai infatti svolgono un'importante azione di erosione, di modellamento, di trasporto e di deposizione. Osservando le ripide pareti che circondano il paese di Premia si riconosce il tipico profilo trasversale a forma di "U", ben diverso da una valle originatasi solo per erosione fluviale che presenta invece una sezione a forma di "V". Un altro segno inconfondibile della antica presenza del ghiacciaio è l'elevato grado di arrotondamento delle bastionate rocciose e del gradino roccioso di Premia (chiamato sulla carta con il toponimo "Sasso di Premia"). Le rocce lisciate e striate dall'azione di modellamento del ghiaccio prendono il nome di "rocce montonate".
In località Maiesso, lungo il percorso di visita degli Orridi di Uriezzo, un ponte di ferro sul Fiume Toce rappresenta uno straordinario punto di osservazione sulle Marmitte dei Giganti. In questo breve tratto di valle l'imponente azione di modellamento e di erosione operata dai ghiacciai e dai torrenti del passato si è spinta a tal punto da oltrepassare le rocce (micascisti a granato) che costituiscono il gradino di Premia e incidere, mettendola in luce, la roccia sottostante (gneiss granitoide), biancastra e microcristallina, che contrasta cromaticamente con i sovrastanti micascisti bruno-grigiastri. La particolarità di questa roccia (comodamente osservabile proprio dal ponte di Maiesso) consiste nel fatto che rappresenta l'elemento tettonico più profondo conosciuto, il cosiddetto "Elemento Zero", dell'intero edificio alpino: in tutte le Alpi affiora solo nella zona di Verampio, dove la Valle di Devero confluisce nella Valle Antigorio e presenta una forma a cupola, tanto che viene anche definito "Cupola di Verampio".
Dal ponte di Maiesso si possono osservare le caratteristiche cavità emisferiche o cilindriche incise sull’alveo roccioso del Fiume Toce. A queste formazioni, talvolta somiglianti a enormi scodelle, la fantasia dell’uomo ha attribuito il nome di “marmitte dei giganti”. Si sono formate principalmente ai tempi delle glaciazioni, causate dalla forza erosiva dei torrenti che scorrevano ad altissima pressione al di sotto del ghiacciaio (torrenti subglaciali). L’acqua che scorre al di sotto di un ghiacciaio può formare rapidi vortici, scorrendo con velocità anche superiori a 200 km/h, e le sabbie, i fini limi, ed i detriti trasportati, roteando e graffiando la roccia, come potenti trapani scavano e approfondiscono queste cavità tondeggianti, dalle pareti levigate.
In tutta la zona della valle Antigorio si riscontrano numerosi esempi di marmitte dei giganti. Quelle che si possono osservare a Maiesso sono ancora forme attive, percorse ancora dall’acqua del Toce. Altre invece sono state originate anche da corsi d'acqua subglaciali, che dopo il ritiro dei ghiacciai sono scomparsi, e pertanto si possono incontrare anche molto lontane dagli attuali torrenti. Questo per esempio si verifica percorrendo la mulattiera che da Verampio sale a Baceno, dove si incontra una grande marmitta semisepolta di circa 10 metri di diametro, attraversata dalla mulattiera.
Anche se le magnifiche pozze d’acqua di Maiesso invitano in estate a bagni rinfrescanti si raccomanda caldamente di non lasciarsi tentare. Purtroppo la bassa temperatura dell’acqua, la presenza di tratti molto scivolosi e di gorghi sono stati causa di alcuni incidenti purtroppo letali.