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LAGO DI COMO

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Il Lago di Como è un elemento del paesaggio di grande rilevanza geomorfologica, naturalistica e ambientale.È un grande lago di forma complessa: a sudovest il braccio di Como, a sud est il braccio di Lecco e nella porzione centrale il settore di Colico che è la porzione anche più aperta. La forma complessa giustifica il suo perimetro molto esteso. È caratterizzato infatti dal perimetro più lungo fra i laghi d'Italia, ben 170 km. La sua superficie invece è di 145 km² e ne fa il terzo lago in Italia per estensione.È un po' il lago dei record. Oltre al perimetro e all’area, anche la profondità è degna di nota. In prossimità di Argegno, il lago raggiunge i 418 m di profondità e il fondo si trova ad una quota di 200 m inferiore del livello del mare.Si parla di criptodepressione. La criptodepressione è conseguenza dell'origine complessa di questo lago, un'origine che fino a qualche decennio fa si faceva risalire solo all'azione dei grandi ghiacciai quaternari. Oggi sappiamo invece che ha un'origine molto più antica, risale addirittura a sei milioni di anni fa, alla Crisi di Salinità del Messiniano per cause geodinamiche. La convergenza della Placca Africana sulla Penisola Iberica determinò la progressiva occlusione dei collegamenti idrici tra Bacino Mediterraneo e Oceano Atlantico in corrispondenza delle attuali aree di Gibilterra, Cordigliera Betica e Rif. Gli afflussi di acque marine dall’Atlantico al Mediterraneo diminuirono oltre la soglia critica dei1.000 km3 l’anno, comportando un periodico isolamento idrologico dell’intero bacino del Mediterraneo. A questo si aggiunse l’effetto non trascurabile dato dall'estensione che in quel periodo avevano i ghiacci Antartici e che adesso è nota grazie alle carote di ghiaccio prelevate vicino all'Antartide, e grazie anche agli studi modellistici svolti proprio negli ultimi anni.L'estensione dei ghiacci Antartici e la chiusura di Gibilterra portarono il livello del Mediterraneo a essere molto più basso dell'attuale e i fiumi per raggiungerlo scavarono grandi canyon e valloni e incisero per esempio quella profondità che adesso è una criptodepressione nel Lago di Como.Nel Pliocene ci fu il ripristino delle condizioni marine in tutto il Bacino Mediterraneo e la formazione dello Stretto di Gibilterra, attuale raccordo tra Mar Mediterraneo e Oceano Atlantico. Il Mediterraneo, quindi, si riempì di nuovo in un tempo rapido dal punto di vista geologico (qualche secolo) e tutto ritornò come prima. Ma rimangono delle tracce, la criptodepressione appunto, all'interno del Lago di Como.Il lago poi è stato forgiato molto più recentemente, molti millenni dopo, dai ghiacciai quaternari che hanno modellato il paesaggio complesso e meraviglioso che possiamo apprezzare oggi attorno al Lago di Como. Descrizione video:Elemento del paesaggio di grande rilevanza geomorfologica, naturalistica e ambientale, il Lago di Como è il lago dei record.   
GHIACCIAI DI CIMA DE' PIAZZI

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La Cima de' Piazzi, con la sua elegante vetta glacializzata che raggiunge i 3440 m di quota, rappresenta la culminazione dell'omonimo massiccio, che separa la valle principale dell'Adda dalle valli Verva e Grosìna; la sua immagine è nota a milioni di italiani anche senza che ne conoscano il nome, dato che da decenni essa spicca sulle etichette di una nota marca di acqua minerale, le cui fonti sgorgano proprio dalle sue pendici orientali, e che è fra i sostenitori delle attività di ricerca glaciologica nel massiccio.Di particolare spicco, anche da lontano, sono gli apparati glaciali ospitati nei circhi del versante settentrionale: il Ghiacciaio di Cardonné, a occidente appena sotto la cima, e il contiguo corpo glaciale di Val Lia, con una superficie complessiva che nel 2015 risultava di poco inferiore al chilometro quadro; il Cardonné in particolare è il secondo apparato per dimensioni entro il cosiddetto gruppo del Dosdè-Piazzi, cioè l'insieme dei ghiacciai presenti lungo il versante idrografico destro del bacino del torrente Viola.A fianco, verso oriente, sono presenti inoltre due glacionevati, cioè corpi che un tempo erano ghiacciai veri e propri, ma ormai di dimensioni ridotte - non più di 0,03 km2 nel 2015 - e di incerta attività; quello più prossimo alla Cima è derivato da una porzione del Ghiacciaio di Val Lia, staccatasi dal corpo principale dopo il 2003, mentre quello più a oriente è ciò che resta del ghiacciaio Rinalpi.Appare quindi evidente come anche i ghiacciai della Cima de' Piazzi, come tutti i ghiacciai alpini italiani di piccole dimensioni, abbiano risposto ai cambiamenti climatici in atto riducendo drasticamente le proprie dimensioni: negli ultimi sessant'anni, infatti, hanno perso quasi il 50% della superficie. La velocità del fenomeno inoltre è aumentata decennio dopo decennio, triplicandosi negli ultimi vent'anni rispetto ai due decenni precedenti.Questa accelerazione è una conseguenza anche del progressivo modificarsi della superficie dei ghiacciai stessi: per effetto dell'ablazione intensa, la loro copertura detritica fine, infatti, si è concentrata nel tempo, rendendoli via via più scuri - annerimento questo definito anche darkening - e quindi meno capaci di riflettere la radiazione solare; quest'ultima viene così assorbita in maggiore quantità, accrescendo la fusione del ghiaccio.È molto probabile che entro la fine di questo secolo i ghiacciai del gruppo Dosdé-Piazzi si saranno ridotti a meno del 20% della superficie attualmente occupata, o addirittura si estingueranno, lasciando solo i loro cordoni morenici, esili tracce nel paesaggio d'alta quota della loro passata estensione.Dal 2009 la Cima de' Piazzi è anche diventata un laboratorio a cielo aperto per lo studio del permafrost alpino, sotto il coordinamento dell'Università degli Studi di Milano: a partire da questa data, infatti, le temperature della roccia della vetta sono costantemente monitorate, a partire dalla superficie sino a circa un metro di profondità, per rilevarne le variazioni cicliche al di sopra e al di sotto degli 0°C. Si può in tal modo sia  individuare la profondità attuale del permafrost in questo settore delle Alpi, sia, elaborando i dati, valutare gli stress termici a cui la roccia stessa è sottoposta, dato quest'ultimo interessante per lo studio della stabilità dei versanti.Tutta l'area glacializzata - assieme alla fascia che dal limite del ghiaccio si estende verso il basso sino ai 2350 m di quota - fa parte del Sito di Importanza Comunitaria di Val Viola - Cima De' Piazzi; essa è infatti considerata di particolare pregio naturalistico per la varietà degli habitat presenti e per il loro grado di conservazione.Su questi aspetti, si veda in particolare la scheda di approfondimento sulle "aree di interesse naturalistico della Cima de' Piazzi".Video immersivo Ghiacciai di Cima de' PiazziCima de Piazzi, che con i suoi 3440 metri è la cima più alta dell'omonimo gruppo, è un sito importante per il monitoraggio dello spessore dello strato attivo del permafrost e le sue variazioni in risposta ai cambiamenti climatici.Di seguito è disponibile il video immersivo! Buona visione. 
LAVENO MOMBELLO

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Cenni storiciCapitale turistica della sponda orientale del Lago Maggiore, il comune di Laveno Mombello si estende su una superficie di 25 Kmq a 200 m slm, e ospita circa 10.000 abitanti.Oltre che da Laveno Mombello e Cerro, il centro è composto da altri agglomerati come Ceresolo e Ponte, e da località panoramiche e collinari come le Cascine (490 m), Monteggia (394 m), Casere (768 m). Montecristo e Brena (334 m).Mombello è il nucleo più antico, come dimostrano le tracce di insediamenti primitivi (3.000 a.C.) nella zona collinare della Torbiera, mentre Laveno e Cerro sono di epoca romana. Pare infatti che il nome Laveno derivi dal Generale romano Tito Labieno, che si era opposto ai Galli sulle alture di Mombello ("Mons belli" ovvero "Monte della Guerra").Ai Romani seguirono i Longobardi e i Franchi, poi i Visconti, gli Sforza, i Borromeo e i Besozzi.Dopo la dominazione spagnola, Laveno passò agli Austriaci, il cui dominio superò anche la parentesi napoleonica.Ma è forse il 30 maggio 1859 la data più gloriosa della sua storia, quando il paese fu teatro delle battaglie di Giuseppe Garibaldi, che con le truppe dei Cacciatori delle Alpi fu respinto per ben due volte dagli Austriaci. Testimonianze dell'evento restano oggi nell'ossario della Torre del Castello, nel fortino che domina il golfo verso Cerro e nella caserma di punta San Michele, sede del Club velico Est Verbano.Ceramica e non soloRisale alla metà dell'Ottocento (1856) la nascita della vetreria che fece da nucleo originario ai futuri comparti ceramici industriali: la "Lago", la "Ponte", la "Verbano", prima come "Società Ceramica Italiana", poi come "Richard Ginori" e infine come "Pozzi Ginori". Una produzione fiorente che ha segnato la storia socio-economica del territorio con esempi notevoli di artigianato artistico e raffinato design.Il Palazzo Perabò di Cerro custodisce oggi, nel suo bellissimo chiostro porticato, la Civica Raccolta di Terraglia, uno spaccato della perizia di quanti, in anni di lavoro, hanno saputo far meritare a Laveno Mombello l'appellativo di "Paese della Ceramica".Tra le testimonianze artistiche del passato spiccano poi a Laveno la chiesa di Santa Maria in Ca' Deserta, con il suo altare ligneo barocco, l'antica chiesa parrocchiale e la cappella gentilizia dell'Immacolata, la chiesa dei SS. Filippo e Giacomo con il campanile a punta che svetta sul golfo.A Mombello meritano una visita l'Oratorio di Santa Maria di Corte (sec. XII-XIII) con affreschi del Cinquecento, la rocca con l'Oratorio di San Michele, lazzaretto della peste del '600, la parrocchiale di Santo Stefano, in cui ammirare il presbiterio affrescato dal pittore De Advocatis, attivo anche nel celeberrimo Santuario di Santa Caterina del Sasso Ballaro, a una decina di chilometri da Laveno.Furono infine già i Conti Stampa nella residenza di Gattirolo e Alessandro Canzoni, che vi soggiornò per diverso tempo, a celebrare le bellezze di Cerro e Ceresolo, oggi arricchito dal restauro della chiesetta dell'XI secolo dedicata a San Defendente.Ai piedi del Monte Sasso del Ferro, Laveno gode anche degli impianti di risalita della Funivia del Lago Maggiore, da cui ammirare panorami unici fatti di morbide vallate e laghi alpini, sullo sfondo del Monte Rosa, del Mottarone, dello Zeda, del Limidario, del Campo dei Fiori?Da qui, soprattutto nei weekend, si lanciano centinaia di deltaplanisti e appassionati del parapendio. Ed è proprio guardando in basso, tra le nuvole, che si riscoprono le bellezze di una Mombello verde di boschi e prati, la stupenda insenatura di Cerro e le colline che dolcemente declinano sino a tuffarsi nell'ampio golfo lavenese.Da non perdere:Villa TarlariniVia LabienaEx Palazzo ComunaleVilla BassaniChiesa dei Santi Filippo e GiacomoChiesa dell'ImmacolataChiesa di Sant'ambrogioPiazza FontanaCasa MilanesiOratorio di San RoccoVilla TinelliCasa TerruggiaVilla De Angeli FruaCaserma San MicheleForte CastelloFrazioni Di Brena (Brenna) e MonteggiaFuniviaChiesa di Santa Maria in Ca' DesertaCeramica PonteChiesa di Santa Maria AusiliatriceVilla FrascoliChiesa dell'invenzione di Santo StefanoChiesa di Santa Maria di CorteChiesa di San Michele alla RoccaMonastero degli umiliati al BostanoTorbieraFortinoPalazzo Perabo'Museo Internazionale del Design Ceramico (MIDEC)Chiesa di Santa Maria del PiantoMosaico 150Chiesa di San DefendenteCasa del Min Traghettatore