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PARCO GEOLOGICO DELLA VAL MALENCO (CHIAREGGIO)

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Appena prima dell'abitato di Chiareggio, una stradina sterrata sulla destra conduce - superato un gruppo di case - al Parco Geologico della Val Malenco, inserito nel circuito dell'Ecomuseo della valle e destinato a illustrare "dal vivo" le caratteristiche geologiche uniche di questo territorio.

Un ampio locale in pietra aperto verso l'esterno accoglie il visitatore: sotto le capriate del tetto in legno di larice, quattro grandi pannelli colorati introducono alla geologia.

Partendo dal mantello terrestre e dalla litosfera - il "guscio fratturato" della Terra - in perenne movimento su di esso, si arriva all'origine della catena alpina; si entra poi nel dettaglio, con la guida alla lettura della carta geologica schematica della valle, che ne evidenzia i tratti salienti, e la presentazione dei principali tipi di rocce che la caratterizzano.

Appena fuori, su di un terrazzo naturale, due grandi tavole orientate - una verso la conca di Chiareggio, l'altra verso il fondovalle principale - ripropongono il panorama in fronte all'osservatore, indicando i nomi delle cime e la posizione di rifugi e alpeggi, e distinguendo con colori diversi le varie rocce che costituiscono l'ossatura del territorio: si può così apprezzare la complessità geologica della zona, con la sovrapposizione di litotipi con origini e caratteristiche molto diverse fra loro, portati a contatto diretto dalle complesse vicende della strutturazione della catena alpina.

La parte più innovativa - unica in Italia quando venne inaugurato nel 2000, e oggi copiata in più luoghi - è però il percorso litologico, che si snoda lungo un comodo sentiero attraverso decine di grandi massi, ognuno corredato dalla propria "carta d'identità": essi sono stati recuperati dai geologi in ogni angolo della Val Malenco, a volte addirittura con l'ausilio dell'elicottero, in modo da offrire a portata di mano anche le rocce più rare, presenti solo lungo le creste più impervie.

Rocce di tutti i colori, letteralmente, e dagli aspetti più strani, invitano qui a scoprire la straordinaria geodiversità per la quale la Val Malenco è famosa nel mondo: gneiss massicci striati di grigio e di bianco si affiancano ai micascisti dalle superfici argentee e facilmente sfogliabili, raccontando di un antico zoccolo continentale "africano" con montagne che non esistono più.

Più oltre, lungo il sentiero, segue il corteggio delle "rocce verdi", presenti solo in rari altri luoghi dell'arco alpino: esse testimoniano l'antico Oceano Ligure-piemontese, che separava il continente africano da quello europeo, in un periodo in cui sulle terre emerse dominavano i dinosauri.

Troviamo così la serpentinite, dall'aspetto verdastro lucente e marezzato, che ricorda appunto la pelle di un rettile: essa deriva dal metamorfismo a bassa temperatura - durante l'orogenesi alpina - della porzione di mantello superiore a contatto con la crosta oceanica; le oficalci, brecce costituite da frammenti di serpentiniti immerse in bianca calcite, testimoni delle forze che hanno agito sbriciolando l'originaria compagine rocciosa; e la tenera pietra ollare, grigia e a grana fine, usata dall'Uomo sin dalla preistoria.

Nell'anfibolite - massiccia, levigata e di colore verde scuro venato di verde vivace - si riconoscono le lave basaltiche della crosta oceanica, mentre marmi e calcescisti multicolori conservano la memoria dei sedimenti marini che si depositavano sugli antichi fondali.

E poi ancora i magmi del plutone che costituisce gran parte del Monte Disgrazia: il serizzo, marezzato di bianco e di nero, il ghiandone dai grandi cristalli chiari di ortoclasio, le bianche pegmatiti scintillanti di miche e di minerali rari; e addirittura la "minestronite", un buffo impasto di brandelli di rocce diverse, strappati via dall'antico magma mentre risaliva dalle viscere della Terra: un insieme così eterogeneo e così vistoso da aver indotto i geologi a coniare un termine informale ma efficace per rendere l'idea...

Tutti questi tesori sono liberamente accessibili dall'alba al tramonto, e sino a che la neve non ricopre del tutto il terreno, offrendo al visitatore un'escursione di tutto riposo attraverso il passato della Terra!

Da non dimenticare, in uscita, di gettare un occhio fra i pietrami poco più avanti, presso le prime baite lungo la strada: essi offrono asilo a una nutrita colonia di marmotte, abituata ormai da più di cinquant'anni alla presenza dei visitatori. Le simpatiche bestiole non mancheranno di mettersi in posa, accettando qualche carota in compenso!

MAPPA