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CHIESA DI SAN MAURIZIO (PORLEZZA)

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Il percorso ciclabile corre a valle del Lago di Piano fino all'abitato di Porlezza, un antico porto lacustre sul Ceresio, oggetto di contesa nel Medioevo fra i Comuni di Milano e di Como.  Al suo margine, ben fuori dal centro urbano, un campanile che svetta tra gli alberi attira l'attenzione sulla piccola chiesa romanica di San Maurizio, un edificio in pietra locale, poco vistoso ma con una storia molto curiosa: di essa infatti, sino agli anni '60 del secolo scorso, era visibile solo il campanile, che emergeva dalla sommità di un dosso coperto di vegetazione.

Il resto dell'edificio giaceva invece sepolto sotto una coltre di detriti e massi, parte marginale di una frana più grande, venuta giù dalle pendici del Monte Galbiga nel XVII secolo.

Secondo la leggenda locale, l’antica Porlezza sorgeva proprio qui; ma i suoi abitanti erano così egoisti e avari, che Dio decise di punirli: prima li mise alla prova, inviano un prete pellegrino a elemosinare un po’ di cibo, ma nessuna porta si aprì per lui. Quando tutti lo ebbero respinto senza alcuna pietà, scoccò per il borgo l’ora fatale: una rovinosa frana infatti lo travolse, seppellendo le case con tutti i loro abitanti.

Nel XVII secolo, questo tipo di spiegazione era molto diffusa in tutti I luoghi delle Alpi in cui una catastrofe naturale aveva distrutto dei centri abitati; in effetti, il '600 è un periodo segnato da alluvioni e frane disastrose in molti luoghi delle Alpi, a causa di un clima particolarmente piovoso, legato all'avanzare della Piccola Età Glaciale.

Nel 1966, volontari locali con l'appoggio della Soprintendenza ai Beni Archeologici iniziarono a scavare per disseppellire i resti della chiesa. Solo il tetto originariamente a due spioventi, e la parte superiore dei muri apparvero completamente distrutti, mentre il corpo principale era integro, assieme alle tracce di un edificio quadrato a lato, con un fonte battesimale scavato in un blocco di serizzo.

Iniziò così il restauro, in modo da poterla restituire ai fedeli e agli appassionati di storia dell'arte; le integrazioni ricostruite ex-novo vennero lasciate ben riconoscibili, rivestite di un intonaco liscio che contrasta con la struttura originaria in pietra.

San Maurizio ha così ritrovato l'originario aspetto che aveva quando fu costruita, nel X-XI secolo, per la popolazione dei villaggi e degli alpeggi della zona: una tipica chiesa romanica con una singola aula, senza transetto o navate e con un'abside semicircolare sul lato di fondo.

Con il suo semplice, arcaico fascino, essa spinge l'osservatore a guardare in su, verso gli apparentemente inoffensivi fianchi del Monte Galbiga, costituendo con la sua strana storia un monito a non sottovalutare la pericolosità idrogeologica dei pendii montani.

 

(Fonte: http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/AccessoEsterno.do?mode=guest&type=auto&code=14913&Chiesa_di_San_Maurizio__Porlezza)

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