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DUOMO DI COMO

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L'impianto strutturale interno dell'edificio è distribuito in tre navate, scandite da dodici piloni a fascio terminanti in capitelli fogliati; le campate sono coperte da volte ogivali costolonate; la tripartizione dello spazio interno è visualizzata, in facciata, dal profilo a salienti spezzati sottolineato dal fine apparato decorativo di sculture e rilievi - in particolare nelle quattro lesene coronate da guglie - e ribadita dalla presenza dei tre portali d'accesso e dei quattro, allungati finestroni a lancetta che fiancheggiano il rosone. Secondo l'interpretazione lombarda e, più latamente, italiana del gotico, la tensione verticale dell'edificio è ampiamente mitigata dal dilatarsi degli spazi orizzontali, e l'effetto culmina, nell'area del coro, nella misura razionale degli innesti di epoca rinascimentale. Qui avviene il passaggio tra la sensibilità e spiritualità costruttiva del gotico e la ratio architettonica del Rinascimento: il transetto fu ampliato e furono create le due absidi laterali, di ampiezza pari alla maggiore e sporgenti all'esterno, dando origine a una terminazione triconca di respiro bramantesco, che avvicina l'impianto planimetrico del tempio alla struttura centrale. Una griglia modulare basata sul quadrato, impostata sulla distanza dell'interasse dei piloni della navata centrale, regge infatti la struttura gotica tanto in pianta quanto in alzato.

Con finezza gli architetti successivi della fabbrica rispettarono questo impianto armonico proporzionale, a partire dal Solari e fino a Filippo Juvarra, che dal 1730 attese alla soluzione del problema della copertura progettando l'imponente cupola emisferica con lanterna, impostata su un alto tamburo ottagonale.
Ed è proprio qui, nel grandioso prospetto, che la rigorosa impalcatura geometrica e proporzionale dell'edificio trova la sua più alta espressione, contribuendo sensibilmente a definire ed enfatizzare il vasto programma iconografico della decorazione scolpita fra Quattro e Cinquecento, e in larga parte assegnabile a Tommaso Rodari e alla sua bottega. La gran mole della facciata vive del contrasto tra le ampie, distese superfici di marmi lisci e gli eleganti inserti scolpiti, lucidamente distribuiti.

Alla dialettica interno-esterno se ne affianca un'altra, non meno importante, alto-basso. Nelle lunette dei portali si susseguono scene narrative legate al tema dell'Incarnazione. Nella zona bassa della facciata numerosi elementi alludono poi al mondo classico precristiano. Sopra la porta maggiore la Vergine, dedicataria della Chiesa, veglia tra i santi Giovanni Battista e Abbondio, Proto e Giacinto, collocati in nicchie cuspidate a formare un vero e proprio polittico scolpito. Fitte sequenze di santi e sante entro nicchie cuspidate salgono lungo i contrafforti e percorrono le cornici delle monofore centrali. Nella zona mediana, proprio sotto il rosone, una figura di giovane entro un tondo rappresenta lo Spirito Santo, collegamento tra cielo e terra. Alla dimensione divina è infine dedicata la parte alta della facciata, quasi come solenne cimasa del grandioso polittico.

E sempre attraverso i codici alto-basso e interno-esterno va letta la decorazione della porta laterale nord, detta 'della Rana', rivolta verso la sede vescovile e il Broletto, alla quale lavorano, intorno al 1505, Tommaso e Giacomo Rodari. Una struttura affine a quella della porta 'della Rana' si ritrova nell'ingresso laterale sud (1491-1509), pure opera di Tommaso Rodari, che nella maggiore staticità delle figure scolpite esibisce un linguaggio più arcaico della sontuosa porta settentrionale.

Né la ricchezza dell'apparato scultoreo del Duomo si esaurisce con la decorazione della facciata e dei portali. Tommaso Rodari è responsabile, spesso affiancato dal fratello Giacomo, dell'esecuzione di alcuni altari marmorei interni, attraverso i quali è possibile seguire la vicenda evolutiva del suo linguaggio.

 

Indirizzo: Piazza del Duomo (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Como (CO)

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