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MONASTERO DI S.ABBONDIO- COMPLESSO (COMO)

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Il Monastero di Sant'Abbondio

Di molto ridimensionato rispetto al complesso originario.
Addossati alle lesene centrali della facciata della Basilica, sono ancora visibili i sostegni del portico esterno (già attestato alla fine del XII secolo), costituiti da quattro semicolonne con capitello cubico in marmo, decorato con un motivo vegetale.
Provenienti dal complesso di Sant'Abondio sono gli elementi scultorei recuperati durante i restauri ottocenteschi e ora conservati nella sezione medievale della Pinacoteca civica di Palazzo Volpi, che si ritengono esemplificativi per il ruolo che ha ricoperto il bene per la pratica scultorea medioevale.

Preziosa testimonianza della ricchezza decorativa che contraddistingue il complesso di Sant'Abondio, è il capitello marmoreo con scene dell'infanzia di Cristo, detto dei "Magi". Tradizionalmente ritenuto proveniente dal chiostro dell'attiguo monastero (poi seminario), si differenzia dai capitelli delle navate per il vigore del modellato, l'espressività dei volti e la ricchezza della gestualità. I recenti restauri non hanno fornito elementi decisivi riguardo alla sua collocazione originaria. Vi sono raffigurati l'Adorazione dei Magi, l'Annuncio dell'angelo a Giuseppe, la Fuga in Egitto; le scene si sviluppano uniformemente sui tre lati (l'episodio dei Magi ne occupa due), con una sequenza di tre personaggi per lato. I personaggi sono caratterizzati dalle grosse teste, dallo sguardo fisso, dovuto anche agli occhi impiombati, dai capelli a calotta divisi in ciocche e da mani grandi e tozze. Queste peculiarità avvicinano il capitello all'Ultima Cena del pulpito di Sant'Ambrogio a Milano, ma anche alla scuola wiligelmica, come suggerirebbe la somiglianza tra il primo Re Mago e l'imperatore Gioviano che offre doni a san Geminiano nel bassorilievo della Porta dei Principi del duomo di Modena (DeFrancovich).

È stato però evidenziato (Segagni) che la ricchezza del drappeggio e la plasticità del modellato, che stacca le figure dal fondo, devono essere considerate come uno sviluppo successivo, e indurrebbero a datare il capitello entro la seconda metà del XII secolo. Affinità possono essere individuate con alcuni esempi stranieri, in particolare con un rilievo (oggi al Victoria and Albert Museum di Londra) proveniente dalla cattedrale di Vic in Catalogna, dove l'apostolo Giuda ha spiccate somiglianze con il secondo Re Mago e con San Giuseppe che regge Gesù (particolare iconografico inconsueto). Questi parallelismi con opere datate attorno al 1120 farebbero anticipare il nostro entro la fine del 1130 e riconoscerebbero alle maestranze comasche contatti non solo nell'area padana, ma anche Oltralpe, seguendo i percorsi scanditi dalle vie di pellegrinaggio.

Esso comprende la Basilica di S. Abbondio, il Campanile settentrionale, il Campanile meridionale, il Chiostro (ex) ed il Seminario (ex) della Basilica , di seguito descritti.

La basilica di Sant'abbondio

La basilica, contraddistinta dagli alti campanili gemelli, sorge poco fuori dalle mura urbiche, in posizione appartata rispetto allo sviluppo odierno della città di Como. In età medievale tale collocazione risultava invece strategica, a presidio del tracciato dell'antica via Regina che, costeggiando la sponda occidentale del Lario, metteva in comunicazione Milano con le regioni del nord Europa attraverso i passi alpini.

Il rilancio della basilica e la restituzione della basilica nelle condizioni in cui è arrivata a noi è dovuto al crollo del campanile del 1784, che venne ripristinato secondo un criterio storicistico imitativo. Sono proprio i criteri di ripristino dell'ipotetico stile originario (secondo i dettami di Viollet-le-Duc), che guidarono l'imponente intervento effettuato dal prelato comasco, Serafino Balestra, tra il 1863 e il 1874. Durante gli scavi vennero rinvenuti, oltre a quelli già ricordati d'età carolingia, materiali lapidei d'epoca romanica, come l'incorniciatura di una finestra, il fronte di un ambone e alcuni capitelli. Una successiva campagna di restauri che interessò la copertura delle navate, del coro e delle absidi, venne intrapresa dal 1928 al 1936 sotto la guida dell'ingegnere Antonio Giussani. Durante il rifacimento degli intonaci si ritrovarono gli affreschi della prima campata del coro e si restaurarono completamente quelli trecenteschi dell'abside.

La basilica si presenta come un'imponente struttura, caratterizzata da un profondo coro e dai campanili gemelli. La facciata, a salienti, è spartita da contrafforti e richiama la divisione interna in cinque navate. Lungo il sottotetto corre una serie di archetti ciechi; in ogni specchiatura laterale si apre una piccola monofora, mentre quella centrale è divisa in due parti da una cornice marcapiano e presenta tre aperture in quella superiore e una in quella inferiore, in asse con il portale. Quest'ultimo, di elegante fattura, presenta nella ghiera una decorazione a intreccio che si interrompe al secondo concio. Anche nell'arco il motivo decorativo è di tipo geometrico, mentre la modanatura torica è caratterizzata da un tralcio vegetale che si sviluppa a spirale. I capitelli sono di tipo figurato con aquilotti angolari, colombe e una testa di felino. Le figure sono molto plastiche ed eseguite con dovizia di particolari.

Lungo i fianchi si aprono a distanza regolare delle ampie monofore prive di decorazione. Il lungo coro è percorso orizzontalmente da una fascia marcapiano a dente di sega sormontata da una decorazione a matassa e verticalmente da semicolonne addossate. In esso si aprono finestre riccamente decorate. Anche la parete muraria dell'abside è divisa con la stessa regolarità e presenta, inoltre, a filo della gronda una cornice a dente di sega e una doppia ghiera di archetti scolpiti in un unico blocco. Anche qui le finestre hanno un importante apparato decorativo e sono distribuite alternando gli spazi.

Varcato il portale ci si immette nel grande spazio interno della chiesa, che ci accoglie con l'endonartece a doppia volta. Lo spazio è suddiviso in sei campate rettangolari nella navata centrale, a cui ne corrispondono sei quadrate in ciascuna navata laterale, nelle quali il quadrato di base è la metà del rettangolo. La copertura è lignea lungo le navate, mentre è a crociera nel coro e nell'abside. Al termine delle navate si aprono due absidiole per lato, ricavate in spessore di muro e precedute da piccoli vani coperti a volta. La navata centrale è delimitata da imponenti colonne in cotto, mentre sostegni più slanciati spartiscono le navate laterali.

I capitelli prevalentemente impiegati nella navata centrale sono di tipo cubico ad angoli smussati, mentre quelli del nartece e delle navate sono di tipo corinzieggiante: alcuni più legati al modello classico con foglie aggettanti, altri più semplificati con foglie nervate e privi del fiore sull'abaco.

I campanili

La basilica presenta due campanili gemelli posti nella zona absidale, soluzione piuttosto comune nella zona renana, ma eccezionale in Italia.  Nel 1784 avvenne un crollo del campanile settentrionale, che fu ricotruito, a partire dal 1868, prendendo a modello il campanile gemello. 

Chiostro (ex) e Seminario (ex) della Basilica di S. Abbondio

Nel 1834 il vescovo di allora Carlo Romanò acquistò l'intero complesso e fece realizzare il seminario minore negli spazi del chiostro cinquecentesco che rimase a san'Abbondio fino al 1966. Oggi è sede della facoltà di Giurisprudenza dell'Università dell'Insubria.

Epoca di costruzione: sec. XVI

 

Indirizzo: Via Regina, 33,35,37 - Como (CO)

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