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Chiesa romanica. La chiesa, risalente al XII secolo, è dedicata ai Santi Quirico e Giulitta. Nel 1603 viene assegnata dal vescovo Bascapè alla confraternita di Santa Marta e sarà da allora denominata “chiesa di Santa Marta”. Alla fine del XVI I secolo la volta interna a capriate venne sostituita dalla volta a botte ancor oggi visibile. Presenta un’unica navata centrale, quasi rettangolare e abside semicircolare. Dovevano esserci degli affreschi interni: lo si deduce dalla scoperta di frammenti sulla parete nord. Conserva lo stile romanico massiccio e sobrio, privo di elementi decorativi. Sul lato meridionale, sul portale laterale, una piccola lunetta sormontata dal toro, ospita un affresco seicentesco che rappresenta Santa Marta circondata dai confratelli.
Simbolo indiscusso di Mergozzo, è una pianta secolare, cava, che sì erge all'imbocco della Piazza Vittorio Veneto, in riva al lago.E' già raffigurato nella pala d'altare della Madonna del Rosario, nella chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta, dipinta nel 1623 da Carolus Canis.Sotto le sue fronde, in tempi lontani, si riunivano l consoli del borgo per l'amministrazione della cosa pubblica e della giustizia.Dal 2002 l'olmo di Mergozzo è stato riconosciuto albero monumentale del Piemonte.
In località Groppole si trova inoltre un importante complesso megalitico con due coppelle e una scanalatura serpentiforme.Di forma leggermente ellittica, delimitata da muri in pietra e coperta da un grande masso di serizzo, questa struttura e conosciuta come Ca' d'la Norma e viene fatta risalire all'età del Rame e del Bronzo.L'accurata disposizione dei massi di sostegno, l'ampio cortile antistante e i petroglifi presenti sulla superficie esterna della copertura inducono a pensare a una sepoltura megalitica progettata da una comunità di uomini ormai organizzata.
La chiesa trae origine da un'abbazia benedettina fondata nel 1054-55 ma i primi documenti certi dell'esistenza ell'edificio di culto e dell'annesso monastero risalgono al 1153 e al 1176.Della struttura romanica oggi resta solo il campanile all'interno del quale, nel corso di recenti restauri, è stata ritrovata parte dell'abside romanica con affreschi trecenteschi.
La parrocchiale di San Pietro è stata eretta nel XII secolo.Più volte ampliata, ha la facciata del 1862 in stile neo-rinascimentale, progettata dal pallanzese Pompeo Azari; il campanile è del 1856 su blocchi di granito rosa, sormontato da una cupoletta disegnata nel 1930 da Rovida. Le decorazioni interne sono state rifatte in questo secolo dal pittore Pietro Borzoni. Nell'ufficio del parroco c'è una tela con San Pietro, del ticinese Antonio Ciseri (1821/91).
San Maurizio è il più antico, importante e significativo monumento gravellonese.Già esistente nel X secolo, dopo la distruzione della Corte di Cerro, divenne un oratorio di scarsa importanza; nel '600 fu adibito a lazzaretto.È una costruzione romanica a blocchi di pietra locale, in parte ricavati da una vicina torre romana.Decorate esternamente da archetti pensili, le pareti hanno ampie finestre rettangolari in luogo delle originarie monofore; a metà del fianco sud, tripartito da due lesene, si apre una porta trabeata.
Si tratta di un imponente struttura megalitica, denominata "Muro del Diavolo" situata nel comune di Crodo, in località Arvenolo.E' realizzata completamente a secco è lunga circa 20 metri, alta oltre 6 metri e profonda 13.E' stata realizzata con blocchi di pietra  leggermente lavorati che racchiudono su tre lati un terrazzamento che probabilmente conteneva altre strutture andate perdute.
Nella frazione Maglioggio si può ammirare un castagno secolare di oltre 9 metri di circonferenza annoverato tra gli alberi monumentali piemontesi.
La storia architettonica della Chiesa si svolge in un lungo arco di secoli. Di impronta romanica, ben visibile ancora nella torre campanaria, ha subito, nel corso del tempo, numerose modifiche. Nel 1500, per mandato della famiglia nobiliare dei Della Silva, venne realizzato l'attuale presbiterio per opera dell'Architetto Ruffiner, italiano di origine ma che operò quasi esclusivamente nella vicina Svizzera, dove le sue opere marcano ancora oggi il territorio vallesano.Le preziose vetrate istoriate che chiudono le bifore del presbiterio sono opera dell'artista Elvetico Hans Funh e costituisco l'unico ciclo ancora esistente della produzione di quell'artista. Le pareti del presbiterio sono arricchite da affreschi monocromatici e da rappresentazioni dei Santi Stefano, Vitale, Sigismondo, Lorenzo, Protasio e Gervaso. Tutti sono coevi alla costruzione e la più recente critica attribuisce questi ultimi all'opera del pittore Sperindio Cagnoli, così come l'interessante ultima cena e le Sibille del sottarco.Due grandi affreschi tardo seicenteschi, attribuiti al pittore Milanese Giovanni Sampietro, raffiguranti la crocifissione di Pietro e la conversione di S. Paolo, compaiono ai lati dell'abside in sostituzione di affreschi cinquecenteschi preesistenti.Un sapiente e recente restauro, promosso dal Comune con i fondi del progetto Interreg Italia/Svizzera, ha permesso di restituire al presbiterio i cromatismi e le immagini originarie, ridando ad esso splendore e dignità.