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EDIFICIO STORICO MAGLIO DEL MALCANTONE (ARANNO)

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Il cosiddetto Sentiero delle Meraviglie è un itinerario ad anello su sentieri e mulattiere che, partendo da Novaggio, conduce nella valle della Magliasina alla scoperta degli antichi siti minerari del Malcantone; esso attraversa il torrente in corrispondenza del Maglio di Aranno, un antico opificio in cui sfruttando la forza dell'acqua veniva battuto e forgiato il ferro.

Il maglio è una sorta di grande martello dal "manico" costituito da un tronco d'albero, incernierato a un asse orizzontale. La sua coda è collocata in corrispondenza di un mulino a acqua: una ruota a pale esterna il cui mozzo - un altro grande tronco - è fatto girare dalla caduta dell'acqua di una canaletta di derivazione.

Su questo mozzo, all'interno dell'edificio, tre cavicchi in legno duro costituiscono altrettanti intoppi che, urtando la coda del maglio lo sollevano, sino a liberarsi e proseguire la rotazione, mentre il maglio ricade pesantemente sul proprio incudine.

Questo marchingegno permette di lavorare agevolmente il ferro portato a temperature elevate, dagli 800 ai 1200 gradi centigradi, trasformando il moto rotatorio del mulino in uno rettilineo alternato; la tecnica è antichissima - i primi magli a leva azionati dall'acqua risalgono infatti al XIII secolo o forse appena prima - e si è mantenuta nelle vallate alpine sino al secolo scorso per le piccole attività artigianali che producevano falci, zappe, badili, secchi o altri attrezzi quotidiani.

Il maglio di Aranno è l'ultimo dei numerosi presenti in passato in Malcantone, e come tale è stato quindi salvato, restaurato e aperto al pubblico, per mantenere viva la memoria di queste antiche tecniche di lavorazione.

L'edificio venne costruito nel 1860, e anche se verrebbe spontaneo collegarlo a una attività di estrazione del ferro sviluppata proprio in quegli anni al Monte Torri, molto probabilmente esso sfruttava invece masselli semilavorati di provenienza industriale.

In alcuni momenti inoltre potrebbero essere stati riciclati rottami di ferro, anche se questa tecnica è molto più complessa e laboriosa, richiedendo per saldarli fra loro temperature anche superiori ai1200 gradi e una certa abilità nel tenere le superfici da saldare libere da ossidi.

L'attività della fucina di Aranno si concluse bruscamente con l'alluvione dell'agosto del 1951, che spazzò la valle devastando l'intero impianto.

Oggi esso è tornato a vivere assieme all'intera fucina.

Il fuoco nella forgia a carbone è ravvivato dal getto d'aria della tromba idroeolica, azionata anch'essa dall'energia idraulica: all'esterno l'acqua viene infatti fatta cadere in una cassa, in modo da spingerne fuori l'aria attraverso un ugello collegato alla forgia, prima di defluire via.

Quando il ferro è arroventato al calor bianco, si libera l'acqua sulla ruota, e il maglio riprende il suo rintocco cadenzato sul pezzo da modellare - trattenuto e rigirato sotto esso con apposite pinze - e lo plasma, grazie all'abilità del maiée, nella forma voluta.

Oltre alla fucina, sono stati restaurati i locali attigui, ricavandone lo spazio per esporre tutte le attrezzature usate in antico: i pesanti incudini per rifinire i pezzi a mano, i martelli, le tenaglie, la grande mola a pedale per affilare le falci... insomma, l'intero armamentario del fabbro, uno dei mestieri più antichi e affascinanti dell'umanità.

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