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RICETTO DI GHEMME (NOVARA)

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Il Castello-Ricetto di Ghemme si presenta come un vero e proprio borgo fortificato, ha una superficie complessiva di 12.000 mq., è di forma rettangolare con una strada centrale di spina, ed è uno dei meglio conservati del Piemonte.L’acciottolato recentemente ristrutturato e la giusta illuminazione delle vie ricreano nell'antico castello l'atmosfera dei secoli passati.Le case e le antiche cantine che ci affacciano lungo le strette strade e vicoli del castello infatti sembrano aver fermato il tempo al 1467, quando Galeazzo Maria Sforza, Duca di Milano, abitò queste contrade nel corso delle trattative per la Pace con i Savoia, la "Pace di Ghemme".Era circondato da un muro difensivo con merlatura alla ghibellina e dal fossato, dove trovavano rifugio uomini ed animali, oltre a servire come luogo di conservazione delle derrate alimentari, grani e vino. Oggi, come allora, nelle cantine del castello riposa il frutto più prezioso della Colline Novaresi, il Ghemme Docg, prodotto dal lavoro e dalla capacità dei vignaioli ghemmesi.
SCUROLO DELLA BEATA PANACEA (GHEMME)

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Opera dell'architetto ghemmese Alessandro Antonelli, celebre per la Mole di Torino e la Cupola di Novara, fu eretto fra il 1864 ed il 1875. Conserva affreschi di Francesco Toni (angeli osannanti sulla cupola) e Paolo Emilio Morgari (sotto l'arco all'ingresso), e vetrate policrome di Pompeo Bertini (1897), che raccontano i fatti della vita della Beata Panacea, giovane pastorella vergine e martire, uccisa dalla matrigna sui monti di Quarona, miracolosamente portata a Ghemme dopo la morte.
PONTE MEDIOEVALE (ROMAGNANO SESIA)

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Le tre arcate che si possono vedere lungo la strada che conduce in Valsesia, all'uscita del paese, sono superstite testimonianza di una grande struttura del XII secolo, destinata a collegare Romagnano con Gattinara attraversando il fiume Sesia, e utilizzata per il transito fino al 1223, anno in cui venne distrutta.Le tre arcate sono conosciute anche con il nome di "Porte dei diavoli" o "Porte dei peccati".
Il Museo Storico Etnografico nasce nel 1973 per iniziativa di Maria Adriana Prolo (già fondatrice del Museo Nazionale del Cinema di Torino), Fernanda Renolfi, Carlo Dionisotti ed un gruppo di appassionati studiosi di tradizioni, costumi e cultura locale.In anni di forti trasformazioni economiche e sociali, l’iniziativa del museo ha preso origine dall’opportunità di raccogliere attraverso donazioni, conservare ed esporre testimonianze della cultura materiale legate alla vita rurale, alle relazioni sociali, alle attività artigianali e manifatturiere.Inizialmente stabilito in un seicentesco stabile nel centro storico, il museo si è notevolmente ampliato, fino a determinare l’opportunità di una nuova sede, stabilita, nell’anno 2006, in Villa Caccia, con il contributo della Regione Piemonte e del Comune di Romagnano.L’istituzione costituisce oggi, per Romagnano Sesia e il territorio, una risorsa fondamentale nell’ambito della tutela dei beni culturali, divenendo luogo di valorizzazione delle radici storiche, come strumento di formazione culturale per tutti i cittadini.
ORATORIO DI SAN MARTINO DI BRECLEMA

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L’oratorio di San Martino risale all’XI secolo e si trova non lontano dal sito del “castrum di Breclema” già documentato a partire dall’XI secolo e di cui ancora oggi sono visibili i resti della millenaria fortificazione. Dista tre chilometri dal centro di Romagnano sulla direttiva per Novara nascosto dagli insediamenti industriali.Storicamente il villaggio di Breclema venne distrutto nel XIV secolo a seguito di complesse vicende politiche tra i Conti di Biandrate e il Comune di Novara. Dalla distruzione si salvò la chiesa di San Martino e parte delle fortificazioni.Si deve arrivare al seicento per avere altre notizie dell’edificio religioso in quanto venne trasformato in una sorta di lazzaretto durante le guerre e le pestilenze che infierirono a Romagnano in quell’epoca. Risulta, da atti parrocchiali, che nel 1693 è stato rinnovato il dipinto raffigurante la Vergine Maria e Sant’Ilario, posto sopra la parete dell’altare.Significativi per la conoscenza dell’antico oratorio romanico sono stati gli scavi archeologici effettuati a partire dal 1996 fino al 2001, disposti dal Comune, che hanno evidenziato i "segni" dell’antichità del luogo.
CHIESA DELLA MADONNA DEL POPOLO (ROMAGNANO SESIA)

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Situata nel centro del paese, nei pressi della Piazza della Libertà, la chiesa dedicata alla Madonna del Popolo è di impianto quattrocentesco, anche se non esistono documenti precisi che la riconducano a tale epoca.La chiesa fu oggetto di un intervento di ricostruzione avviato agli inizi del Seicento e protrattosi fino alla fine del secolo a causa degli eventi storici infausti e della scarsa disponibilità economica della comunità religiosa.All'interno dell'edificio si possono ammirare varie opere pittoriche di Tarquinio Grassi, artista locale che affrescò gratuitamente la cupola ottagonale, nel 1683, con figure femminili allegoriche e angeli musicanti.Nel catino absidale è raffigurata la Vergine che, inginocchiata sulle nuvole, viene incoronata dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo: datata 1692 è anch'essa opera del Grassi. Inoltre, sempre dell'artista citato, sono visibili cinque tavole a olio raffiguranti temi religiosi e le decorazioni del pulpito e dell'organo.
L'antico complesso conosciuto come "Cantina dei Santi" si trova nel centro del paese poco distante dalla parrocchiale di San Silvano, in via Abbadia.È stato nominato per la prima volta nel 1777 come "Cantina dei Santi" in un documento dei "Beni dell'Abbazia di San Silvano di Romagnano" si sa tuttavia che le sue origini sono ben più lontane. Ma quanto? Questo è per ora difficile da stabilire, scarse documentazioni storiche e archivistiche non sono d'aiuto in questa ricerca. Con certezza sappiamo che è l'unica e autentica testimonianza della millenaria Abbazia Benedettina di San Silvano, centro monastico di rilievo di tutto il novarese. Il complesso è formato da un corpo di fabbrica posto al piano seminterrato.È costituito da un ampio atrio a doppio portico con soffitto di tavole sostenute da travi e, da un altro portico, con volte a vela, di epoca settecentesca. Si accede, dal portico, a due ampi locali uno dei quali ha pareti e volta riccamente decorate da interessanti affreschi riconducibili alla seconda metà del XV secolo. Anche la destinazione d'uso originale ci è sconosciuta: forse refettorio, cappella, aula capitolare o, cella sepolcrale o abitazione dell'Abate.Di certo si sa che nel corso dei secoli l'utilizzo improprio dell'edificio lo ha portato ad un vero degrado tanto da essere utilizzato come deposito agricolo. Solo in questi ultimi anni grazie all'impegno economico dell'Amministrazione Comunale, della Pro-loco e dei romagnanesi l'"edificio storico" ha riacquistato grande dignità.
RESTI DEL CASTELLO DI SOPRAMONTE (PRATO SESIA)

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Giunti in paese, si consiglia di lasciare il proprio mezzo di trasporto in piazza Europa oppure nel piazzale della parrocchiale; da qui, seguendo la cartellonistica che indica il castello di Sopramonte, si percorre la strada della "Rocchetta", che, a ridosso della collina, porta al rione di "Prato Nuovo".Abbandoniamo la strada asfaltata e incamminiamoci sul bel sentiero acciottolato che ci conduce in cima alla collina (10-15 min.). Varie componenti fanno sì che questo luogo sia suggestivo, quasi magico: la torre, la chiesetta, i ruderi del castello e, non ultimo, lo splendido panorama che si ammira dal piccolo sagrato o dall’estrema punta nord della collina.Appena in cima, sulla destra, si trova una torre (XI-XII secolo) di notevoli dimensioni: alta una ventina di metri, di base quasi quadrata, priva di merlatura, molto rimaneggiata nel tempo e dotata di un balconcino (XIX secolo). A una distanza di circa cento metri dalla torre si trovano le rovine del castello di Sopramonte.La costruzione, interamente realizzata in ciottoli di fiume legati da strati di malta, aveva almeno tre torrioni, di cui il più antico è quello posto vicino alla chiesa di Santa Maria. Di questa grande torre è ancora oggi visibile il basamento a pianta quadrata, con uno spessore dei muri di 140 cm. A est della torre si apre una cisterna circolare con un diametro di 340 cm. Per la sua posizione geografica, questa fortezza ebbe certamente grande importanza territoriale; oggi, però, di questo complesso in avanzato stato di rovina si riconoscono solo i possenti muri della fortezza, in ciottoli di fiume a spina di pesce, segnati da alcune feritoie a uso degli archibugi, in gran parte diroccati.
CHIESA DELLA MADONNA DELLA QUERCIA (PRATO SESIA)

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In Prato Vecchio si trova l’oratorio della Madonna della Quercia che conserva, posto sopra l’altare maggiore, un secondo dipinto del Gimignani, Madonna della Quercia e Santi, in cui da un’apertura sull’albero appare una Madonna con Bambino circondata da angioletti sotto alla quale, in ginocchio, si distinguono San Giovanni Battista alla sinistra e San Michele Arcangelo a destra.